Il bue

Simboli biblici

Nelle culture mediterranee i tori, e in genere i bovini, sono simboli di fecondità e, per questo, sono associati alla divinità. Gli antichi ornavano i templi con teschi di tori immolati, poiché ritenevano che le loro corna allontanassero il male.

La traduzione greca della Bibbia, la LXX, traduce il termine "toro" con bue. In Egitto era molto famoso il culto del bue (o toro) API. A Canaan, l'animale sacro al dio Baal era il toro simbolo di forza e fertilità. Questi animali erano importanti per il lavoro agricolo di aratura (Am 6,12) e di trasporto che assicurava la vita al popolo:«Se non ci sono buoi la greppia è vuota, l'abbondanza del racconto sta nel vigore del toro» (Pr 14,4). Chi possiede questi animali è ricco. Giobbe tra le sue ricchezze «possedeva 500 paia di buoi». Il bue è animale da lavoro faticoso e da carico (Sir 38,25-26). Di qui il comando di «non mettere la museruola al bue che trebbia» (Dt 25,4), ripreso nel Nuovo Testamento (1 Cor 9, 9; cfr. 1Tim 5,18).

Il giogo che veniva attaccato al collo del bue addomesticato, per trainarlo, lo rende simbolo di sottomissione paziente, di forza pacifica e di mitezza. Oltre all'uso nei lavori agricoli, i buoi trainavano il carro che trasportava l'arca dell'alleanza (1 Sam 6,7; 2 Sam 6). Il giogo è simbolo del legame alla Torah a cui il popolo ebraico si sottometteva con devozione (cfr. Sir 6,24 -25.28). Nel Nuovo Testamento, la relazione con Gesù è il giogo /legame dolce che dona ristoro e riposo (cfr. Mt 11,28-30).

Per la loro capacità lavorativa, come pure per il significato simbolico della loro fecondità, i buoi o tori erano considerati animali adatti per il sacrificio:«Quando quelli che portavano l'arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un giovenco e un ariete grasso» (1 Sam 6,14). Mosè ne fece dono ai Leviti (Nm 7,6) e il re Giosia regalò al popolo «trentamila agnelli e capretti, come vittime pasquali, e in più tremila giovenchi» (2Cr 35,7). Il sacrificio del toro era importante in occasioni particolari: per il giorno dell'espiazione (Nm 29,1ss); nella consacrazione del Tempio (1 Re 8,62) e nel ritorno dall'esilio babilonese (Esd 8,35).

La forza divina attribuita al toro, che si manifestava con i culti pagani legati alla fertilità, fu una costante tentazione per il popolo di Israele. La Bibbia ricorda il vitello d'oro che Aronne costituì dietro richiesta del popolo (Es 32,1-6) e che Mosè distrusse (Es 32,1-20) perché disobbediva al primo comandamento. Questa tentazione rivive al tempo del re Geroboamo, re del Nord, il quale, per evitare che il popolo andasse a Gerusalemme per il culto, ai confini del suo Regno, pose due vitelli d'oro che dovevano indicare Dio (1Re12,28).

Da sapere

    • La giovenca, essendo bovino di sesso femminile, solo eccezionalmente poteva essere usata a scopi cultuali. Il libro dei Numeri fa riferimento alla giovenca rossa «senza macchia, senza difetti e che non abbia mai portato il giogo» con le cui ceneri si preparava l'acqua lustrale per purificarsi dopo toccato un morto (19,1-12).
    • Il bue è simbolo del Vangelo di Luca perché questo Vangelo inizia con la narrazione del sacrificio di Zaccaria nel tempio.
    • Nel presepio insieme all'asino la tradizione cristiana pone anche il bue. Questi due animali non sono nominati nel Vangelo, che parla solo di mangiatoia (Lc 2,7), ma il riferimento biblico a questa tradizione è Is 1,3.

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