Il cervo

Simboli biblici

Nella Bibbia il cervo/a è presente soltanto nell’AT. È un animale ammirato e apprezzato per la sua eleganza e amabilità tanto che i Proverbi biblici paragonano la femmina alla sposa della giovinezza (Prv 5,19). Per le sue caratteristiche è simbolo di mansuetudine, attenzione e vigilanza, grazie ai quali, fiuta i pericoli che lo circondano mettendosi in salvo (cfr. Prv 28,1).

L’agilità del cervo è simbolo dell’azione rinnovatrice di Dio che farà saltare lo zoppo come un cervo (Is 35,6). Il re Davide, liberato dai nemici, loda il Signore perché «mi ha dato agilità come di cerve e sulle alture mi ha fatto stare saldo» (Sal 18,34; 2 Sam 22,24; cfr. Abc 3,19), alludendo al cammino sicuro e spedito di chi si fida del Signore (cfr. Ab 3,19). I testi biblici elencano questo animale tra quelli puri, la cui carne prelibata poteva essere mangiata (cfr. Dt 12,12; 15,22; 1 Re 5,3): «il cervo, la gazzella, il capriolo, lo stambecco, l'antilope, il bufalo e il camoscio» (Dt 14,5). Per tale motivo il cervo era animale destinato ad essere cacciato. Il libro dei Proverbi paragona l’uomo che si lascia lusingare e sedurre da labbra allettanti al cervo «adescato con un laccio dai cacciatori» (Prv 7,22).
La bellezza e l’agilità della cerva illustrano la benedizione che il patriarca Giacobbe impartisce al figlio Neftali: «Nèftali è una cerva slanciata; e gli propone parole d'incanto» (Gen 49,12); decantano la bellezza dello sposo nel Cantico dei Cantici, che è «simile a un cerbiatto» (cfr. Ct 2,8-9). Particolare stupore suscita il parto delle cerve di cui solo Dio conosce il mistero: «Sai tu quando figliano i camosci o assisti alle doglie delle cerve?» (Gb 39,1 cfr. Ger 14,5; Sal 29,5-6). Nei Salmi la «cerva assetata che anela ai corsi d’acqua» (cfr. Sal 42,2-3; 63,2) è simbolo del credente che cerca Dio, con tutto sé stesso, perché lo considera fonte della sua vita. L’immagine della cerva in cerca dell’acqua si ritrova nelle arti iconografiche incise nel fonte battesimale. Un esempio significativo proviene dalla decorazione musiva parietale nel mausoleo di Galla Placidia (Ravenna) che rappresenta due cervi che si avvicinano alla fonte per abbeverarsi.

Il cervo maschio possiede grandi corna, simili a rami, che esprimono bellezza e potenza. Esse, però, durante l’inverno cadono per ricrescere in primavera. La tradizione cristiana in questa “caduta e rinascita” intravede un simbolo della morte e risurrezione di Gesù. Le corna del cervo richiamano, inoltre, Cristo risorto la cui forza, simboleggiata dalle corna, combatte e vince il male (Ap 5,6).

Da sapere

Nella letteratura antica, il cervo è presentato come un grande nemico dei serpenti, perché con molta arguzia, quando annusa la loro presenza, si riempie la bocca di acqua e la versa, con un potente soffio, nelle loro tane. Appena i serpenti escono, il cervo li calpesta, uccidendoli (cfr. Plinio il Vecchio, 23 – 79 d.C.). L'iconografia sacra riprende queste immagini per alludere al trionfo di Cristo sul male, calpestandolo ed eliminandolo, e del cristiano che considera il Signore fonte di acqua viva dove estinguere la sua sete di vita (Gv 7,37).

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