Il corvo è il primo uccello menzionato nella Bibbia. Si tratta del racconto del diluvio, quando Noè, trascorsi quaranta giorni: «aprì la finestra che aveva fatto nell'arca e fece uscire un corvo. Esso uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra (Gen 8,6-7).
Secondo alcuni commentatori il corvo non tornò nell’arca perché le acque, che inondavano la terra, cominciavano ad abbassarsi e trovando, in mezzo alle rovine, carne o frutta, rimase nella terra per nutrirsi di essi. Al contrario della colomba che rientra recando nel becco una foglia di ulivo, il corvo, preoccupato della propria sopravvivenza, non reca a Noè alcun messaggio (cfr. Gen 8,11). Questo comportamento lo rese simbolo di animale egoista, aggressivo, vorace. Di fatto sopravvivere in regioni desertiche, dove si nutre anche di carogne.
Il libro dei Proverbi alludendo ai corvi che si riunivano sui campi di battaglia per beccare gli occhi dei morti, dice: «L'occhio che guarda con scherno il padre e si rifiuta di ubbidire alla madre sia cavato dai corvi della valle, divorato dagli aquilotti» (Prv 30,17). Il colore nero delle piume e la sua voce sgraziata, lo rendono simbolo dei peccatori. Il Pentateuco vieta di cibarsi della sua carne: «non dovrete mangiare, perché sono obbrobriosi molti volatili, tra cui ogni specie di corvo» (Lev 11,13-19; cfr. Dt 14,14). Il corvo che abita tra le rovine della città è, perciò, simbolo di desolazione (Is 34,11), segno della punizione di Dio perché divora gli occhi degli animali morti (Pr 30,17).
Vari passi biblici lo considerano in ottica positiva. I corvi sono creature che Dio guarda con tenerezza e di cui si prende cura: «Provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano a Lui» (Sal 147,9). Giobbe riflette: «Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi piccoli gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo?» (Gb 38,41). I capelli dello sposo nel Cantico dei cantici sono paragonati alle sue penne (Ct 5,1).
Importante la simbologia positiva del corvo nella storia del profeta Elia. Proprio il corvo, animale ritenuto impuro, al profeta nascosto presso il torrente Cherit porta il cibo per sfamarlo, secondo la promessa del Signore: «I corvi per mio comando ti porteranno da mangiare». Mattina e sera, come servitori docili del Signore, simbolo della sua grazia e provvidenza, i corvi gli portano pane e carne. Dio fa giungere il suo aiuto al profeta da chi non poteva attenderlo anzi, da chi avrebbe dovuto rifiutarlo (cfr. 1Re 17,4-6). Così il corvo, da animale egoista e funesto, diviene simbolo di colui che, obbediente all’incarico divino, salva la vita.
Nel vangelo di Luca, Gesù esorta a vivere la fiducia nella Provvidenza, non tanto come gli uccelli come fa Matteo (cfr. Mt 6,26) ma proprio come i corvi, liberandoli dall’immagine negativa che si attribuiva loro. Dio, si prende cura proprio di questi animali che valgono poco e sono considerati impuri: «Guardate ai corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre» (Lc 12,24).
Ilario di Poitiers, IV secolo d.C, considera il corvo simbolo dell’uomo peccatore che si stabilisce tra le vanità del mondo. Alla luce della tenerezza con cui Dio lo guarda e del servizio che gli presta, appare che ogni essere vivente creato da Dio è «cosa buona» (Gen 1,21) e l’immagine popolare negativa del corvo risulta molto sfumata.
Collana: I libri Biblici
Commento a tutti i libri della "Bibbia – Nuovo Testamento" e "Bibbia - Primo Testamento" che si caratterizza per il rigoroso metodo scientifico, attento alla dimensione storica, letteraria, estetica e teologica del testo. La collana presenta una nuova traduzione condotta sui testi originali dagli autori e dalle autrici.