Il dito di Dio

Simboli biblici

Nella Bibbia, l'espressione dito di Dio indica la cura attenta, premurosa, e particolare di Dio verso le creature da lui plasmate, la sua potenza di salvezza per mantenerle in vita e per salvarle, il dono delle dieci parole al suo popolo perché possano percorrere le via della vita, il dono dello Spirito che incide le sue parole direttamente nel cuore.

La bellezza del creato, contemplata nella sua diversità e precisione, diviene preghiera di lode a Dio, che si cura persino dei particolari: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato» (Sal 8,4).
Il dito di Dio indica la potenza che Dio usa per salvare il suo popolo schiavo in Egitto. I prodigi che il Signore compie a suo favore sorprendono gli egiziani: «Allora i maghi dissero al faraone: È il dito di Dio!» (Es 8,15).
Sul Sinai, il Signore dona a Mosè le tavole della testimonianza con le "dieci parole", scritte su tavole di pietra con il suo dito (Es 31,18; 32,15-16; Dt 9,19; Dt 10,1-5). La legge scritta su quelle tavole, secondo il profeta Geremia, per essere efficace dovrà essere scritta direttamente nei cuori (Ger 31,31-33).
Nel libro del profeta Daniele il dito di Dio è strumento della sua giustizia: «Apparvero le dita di una mano d'uomo, che si misero a scrivere sull'intonaco della parete del palazzo reale, di fronte al candelabro, e il re vide il palmo di quella mano che scriveva» (Dn 5,5).

Il simbolo del dito di Dio nel Nuovo Testamento è applicato a Gesù che dona salvezza. Come il dito di Dio vinse i maghi egiziani così il dito di Gesù, che trasmette la potenza di Dio, vince i demoni (Lc 11,20). Il primo Vangelo sostituisce la frase "dito di Dio" con "virtù dello Spirito di Dio", operando un'equivalenza tra il simbolo del dito e lo Spirito santo ( Mt 12,28). Questa equivalenza è presente nelle lettere di san Paolo, il quale, scrivendo ai cristiani di Corinto, precisa che le tavole della Legge scritte sul Sinai con il dito di Dio saranno scritte con lo Spirito del Dio vivente direttamente nei nostri cuori (cfr. 2 Cor 3,1-3). In tal modo, l'apostolo interpreta il decalogo alla luce di Geremia e ne vede il compimento nel dono dello Spirito santo.

Il vangelo di Luca narra che per due volte "Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra" (Gv 8, 6.8). Si tratta dell'episodio dell'adultera che stava per essere lapidata e che Gesù , con il suo silenzio, e poi con la sua parola, salva. Che cosa abbia scritto sulla terra non possiamo saperlo. In base ad altri riferimenti biblici si possono fare soltanto delle ipotesi. Il gesto dello scrivere due volte e il duplice richiamo al perdono farebbe pensare al decalogo scritto dal dito di Dio due volte (Es 34, 1-4). In tal modo Gesù ricorderebbe la misericordia di Dio verso il popolo peccatore. Può ricordare anche Ger 17,13, dove il profeta rammenta che quanti abbandonano il Signore saranno scritti sulla terra.

Da sapere

Il catechismo della Chiesa cattolica insegna che 'Il dito di Dio' è uno dei simboli che descrivono l'azione dello Spirito santo: «Con il dito di Dio» Gesù scaccia «i demoni». Se la Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra «dal dito di Dio» (Es 31,18), «la lettera di Cristo», affidata alle cure degli Apostoli, è «scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei [...] cuori» (2 Cor 3,3). L'inno «Veni, Creator Spiritus» invoca lo Spirito Santo come «dexterae Dei tu digitus – dito della mano di Dio» (CCC 700)


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