Il mandorlo, i suoi fiori e il suo frutto, nell'AT sono simbolo di speranza, vigilanza, fedeltà, vita nuova e i fiori, per la loro breve durata, anche simbolo di bellezza e caducità.
Il mandorlo appare nella storia del patriarca Giacobb quando, fuggito dalla casa paterna, arriva in una città che gli pare spopolata, chiamata Luz, che significa mandorlo e può indicare sia l'albero sia il frutto. Mentre dorme, sogna che quel luogo è, invece, popolato e Dio che gli assicura vicinanza e protezione. Forte di questa esperienza chiama quel luogo Betel, cioè casa di Dio (Gen 28, 19) e vi erige una stele, promettendo a Dio di riconoscerlo suo Signore se ritornerà sano e salvo al suo paese (Gen 35,6). Giacobbe usa i rami verdi di mandorlo, insieme ad altri, come stratagemma per accrescere il suo gregge e partire ricco dalla casa di Labano, che lo ingannava (Gen 30,27-29). Le mandorle, infine, sono tra i doni pregiati che Giacobbe manda al figlio Giuseppe, viceré d'Egitto (Gen 43,11), per assicurarsi la sua benevolenza verso i fratelli.
Il mandorlo, secondo le prescrizioni di Mosè, doveva decorare il candelabro d'oro a sette braccia del Tempio; la descrizione del candelabro evoca la stilizzazione dell'albero di mandorlo con bulbo e corolla (cfr. Es 25,33; 37,19-20). Nel libro dei Numeri, Dio affida il sacerdozio alla tribù il cui bastone che la rappresentava sarebbe fiorito. Tra i dodici bastoni, solo quello di « Aronne per il casato di Levi era fiorito: aveva prodotto germogli, aveva fatto sbocciare fiori e maturato mandorle» (Num 17,23). Il bastone fiorito di Aronne è ricordato nella lettera agli Ebrei, dove descrive il Tempio, il culto ebraico e gli oggetti a esso dedicati: «si trovavano un'urna d'oro contenente la manna e la verga di Aronne, che era fiorita» (9,4).
Nel libro del Qohelet (Ecclesiaste), i fiori di mandorlo sono simbolo della vita che scorre velocemente e/o, per il loro colore bianco, simbolo della sapienza che dovrebbe caratterizzare l'età adulta (Qo 12,5). Il simbolo del mandorlo è particolarmente intenso nel racconto della vocazione di Geremia. Al profeta che vuole fuggire dalla sua missione, Dio offre protezione nel segno del mandorlo. «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Vedo un ramo di mandorlo». Il Signore soggiunse: «Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla» (Ger 1,11 - 12). Come il mandorlo fiorito evoca il vigilante che annuncia la primavera così il ramo di mandorlo che Geremia vede assicura che Dio vigila sul suo popolo. Il richiamo al mandarlo ha un motivo linguistico perché in ebraico il termine mandorlo e il termine vigilante hanno la medesima radice: mandorlo è shaqed; 'colui che vigila' o che protegge è shoqed. Il secondo motivo è simbolico: il mandorlo, essendo il primo albero a fiorire dopo l'inverno, annunzia la vittoria della vita sulla morte.
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Il volume presenta undici meditazioni sulla vocazione e le Confessioni di Geremia. Ci è presentata una particolare figura fra i profeti dell'Antico Testamento, perché è l'unica in cui si può percepire un dissidio tra la chiamata di Dio e le aspettative personali del chiamato.