Il pane

Simboli biblici

Il pane, in ebraico «lehem», significa «nutrimento» e indica l’alimento più comune e indispensabile alla vita. «Le prime necessità della vita sono acqua, pane e vestito, e una casa che protegga l'intimità» (Sir 29,21).

Il pane, tuttavia, a causa del primo peccato, richiede il lavoro dell'uomo: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gen 3,19). L’abbondanza o la penuria sono segno della benedizione o del castigo di Dio. Il pane, dono di Dio e frutto del lavoro umano, è un bene da condividere. Abramo ai tre ospiti inattesi offre il pane per sfamarsi (Gen 18,5). Il pane condiviso ristabilisce la fraternità. I figli di Giacobbe, che vanno in Egitto a cercare il grano, trovano il fratello che, venduto per invidia, credevano morto. Il pane, così, diviene strumento di riconciliazione, di fraternità rinnovata e di unità (Gen 47,12. 54-55). Condividere il pane con l’affamato è espressione di fraternità (Prov 22,9; Ez 18,7.16; Giob 31,17; Is 58,7; Tob 4,16). Dio, per primo, dona il pane agli affamati (Sal 146,7) e allo straniero perché «ama il forestiero e gli dà pane e vestito» (Dt 10,18). Il pane è il dono del Signore che «sostiene il cuore dell’uomo» (104,15); è segno della benedizione che dona ai suoi amici nel sonno (cfr. Sal 127,2); è il nutrimento eccellente (Sal 81,17). Il pane interpreta le diverse situazioni della vita: se dolorose si mangia un pane di lacrime o di cenere (Sal 42,4; Is 30,20); se gioiose è pane di gioia (Qo 9,7).
Il pane è simbolo della parola di Dio di cui il popolo avrà fame (Am 8, 11) perché «l’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore» (Dt 8,3; Mt 4,4). Con la sua parola, Dio sfama gratuitamente il suo popolo (Is 55,1ss, Prov 9,5 s; Ger 15,16).

Il pane anche nel Nuovo Testamento è nutrimento e simbolo della parola di Dio, ma in Gesù, assume una nuova connotazione. Egli, parola del Padre fatta carne, cioè, persona, (cfr. Gv 1,14) si definisce: «Io sono il pane della vita» (Gv 6,48); il «sono il pane vivo disceso dal cielo: se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno» (Gv 6,51) e questo pane «è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). Gesù è il nutrimento che soddisfa la fame di ogni persona: «Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6,35). Il pane, provenendo da molti grani, che dopo essere stati macinati e lavorati, diventano unico pane, quando viene spezzato e condiviso, crea unità in coloro che l’assumono. Gesù decide di rendere visibile il dono totale della sua vita, proprio nel pane che spezzò e diede da mangiare ai discepoli. Le parole «Questo è il mio corpo dato per voi. Prendete, mangiate!» significano appunto “Questo sono io che mi dono a voi” per farvi vivere in pienezza. I discepoli di Emmaus lo riconoscono risorto «nello spezzare il pane» (Lc 24,35). La comunità cristiana degli inizi partecipa alla catechesi degli apostoli e “allo spezzare del pane”. I cristiani di Troade si riunivano «il primo giorno della settimana per spezzare il pane» (At 20,7). 

Da sapere

Ai cristiani di Corinto che si radunavano per celebrare l’Eucaristia, secondo il comando del Signore, l’apostolo Paolo ricorda che lo «spezzare del pane» di Gesù di cui fanno Memoria, cioè, la celebrazione dell’Eucaristia, richiede di essere preparato e seguito dallo “spezzare” la propria vita, dal farsi, cioè, ognuno pane per i fratelli più poveri, condividendo i propri beni. Solo così la comunità cristiana testimonia Gesù, morto e risorto, e ne attualizza la sua presenza nella storia (1Cor 11,27-29).

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