Il pesce

Simboli biblici

I pesci, presenti in diverse narrazioni sia del Primo che del Nuovo testamento, assumono molteplici significati, legati ai temi della vita e della morte.

Secondo il primo racconto della creazione (Gen 1, 20.23) il pesce fu creato da Dio al quinto giorno insieme agli uccelli. Esseri viventi che popolano le acque, i pesci sono benedetti da Dio e ricevono il comando di essere fecondi. Tra questi animali: «Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque» (Gen 1,21a). Il libro di Giobbe ricorda il Leviatàn, mostro marino per eccellenza che corrisponde al coccodrillo (Gb 40,25; cfr. Sal 104, 25-26). Dopo il diluvio, Dio benedice Noè e i suoi figli e dicendo: «Tutti i pesci del mare sono dati in vostro potere» (Gen 9,2). Tra le specie acquatiche la Bibbia distingue i pesci commestibili o puri, che hanno squame e pinne, da quelli impuri, perché mancano di una di queste caratteristiche (Lev 11,9-12; Dt 14,9). Una risonanza di questa concezione si trova nel Vangelo secondo Matteo che parla di cernita dei pesci (Mt 13,47-50). Gli ebrei usciti dall'Egitto rimpiangono i pesci che mangiavano gratuitamente in questa terra (Nm 11,5).

Il pesce, nel libro di Giona, diviene simbolo del sepolcro da cui il profeta liberato da Dio, il terzo giorno esce vivo, per proseguire la sua missione (Gn 2,1-2). Giona nella pancia del pesce, nei Vangeli diviene figura e segno di Gesù che resta tre giorni nella tomba, ma poi risorge (Mt 12,39-41; Lc 11,29-31,32). Nel libro di Tobia il pesce ha delle proprietà terapeutiche che guariscono il padre di Tobia dalla cecità e, Sara, la sua amata donna, dalle forze del male (6, 1-9).

Il pesce è simbolo della sventura che si abbatte sull'uomo: simile ai pesci che sono presi dalla rete fatale e agli uccelli presi al laccio, l'uomo è sorpreso dalla sventura che improvvisa si abbatte su di lui (Cfr. Sir 9,12).

Nei Vangeli il pesce è un alimento che Dio non nega a chi glielo domanda con fiducia (Lc 11,11-12; Mt 7,10), come pure richiama il frutto del lavoro che dona il denaro necessario per la vita. A questo significato si riferisce l'espressione di Gesù: «Ma per non scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo e prendi il pesce che per primo abboccherà. Aprigli la bocca e vi troverai uno statere. Lo prenderai e lo darai loro per me e per te» (Mt 17,24-27). Lo statere è il denaro che Pietro, essendo pescatore, riceve dalla vendita del pesce che aveva pescato (Mc 1,16-18).

Gesù nutre la folla stanca e affamata moltiplicando i cinque pani e i due pesci disponibili tra la folla (Mt 14,13-21; Mt 15,29-39; Mc 6,30- 44; Mc 8,1-10; Lc 9,12-17; Gv 6,1-15). Dopo la sua risurrezione, si fa riconoscere nella pesca miracolosa e agli apostoli come cibo offre il pesce arrostito (Gv 21,1-14). Nel Vangelo di Luca, Gesù risorto mangia il pesce arrostito che gli apostoli gli offrono, assicurandoli di un essere un fantasma (Lc 24,42).

Da sapere

  • Se il pane ricorda il dono della manna (cfr. Es 16) i pesci alludono alle quaglie che accompagnavano questo miracolo (cfr. Nm 11,5; Sap 19,10.12).
  • La parola pesce in greco si scrive IXTHYC (ichtùs). Le lettere di questa parola, disposte verticalmente, formano questo acrostico: Iesùs Christòs Theòu Uiòs Sotèr, che significa: Gesù Cristo, Figlio di Dio Salvatore. Per questo, i primi cristiani per identificarsi al tempo della persecuzioni usavano il simbolo del pesce. Il pesce, inoltre, essendo un animale che vive sott'acqua senza annegare, simboleggiava bene il Cristo, che entra nella morte (acqua) restando vivo.

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