Il vino

Simboli biblici

Nella Bibbia il vino è simbolo di vita, gioia, festa, amore, ma bevuto in eccesso è nocivo. Il termine vino nell'AT è indicato anche con: effervescenza, uva pressata, uva fermentata, sangue di uva.

Il vino si usava nei riti sacrificali nel Tempio (Es 29, 40; Esd 6,9), come ricostituente (2Sam 16, 1-2; 1 Tim 5,23 ), come medicina (Lc 10, 25-37). Nelle storie patriarcali, il vino buono e abbondante è segno della benedizione di Dio. Melchidesech benedice Abramo offrendogli pane e vino (Gen 14,18-20). Al figlio Giacobbe Isacco augura abbondanza di frumento e di mosto (Gen 27, 28). Giacobbe, benedicendo Giuda, associa la venuta del futuro Messia a un abbondante produzione di vino (49,10-12). La terra che Dio ha donato al suo popolo è una terra buona che produce ottimo vino (Dt 33,28-29). Il vino rappresenta l'amore degli sposi (Ct 1,2b; 2,14; 7,10a; 8,2b). Nell'era messianica Dio non farà mancare il vino, che sarà il suo segno principale (Am 9,14; Is 25,6), le montagne stilleranno vino nuovo (cfr. Gl 4,16). Il vino è il dono che la sapienza offre a chi vuole essere saggio: «Venite!... Bevete il vino che ho preparato!» (Pr 9,1-5; cfr. Sir 24,17s). A chi vive nella retta via, il sapiente consiglia di bere il vino con cuore lieto perché Dio ha gradito le tue opere (Sir 9,7).

L'assenza del vino produce tristezza e indica pure la mancanza di vita e di amore (cfr. Is 16,10). Il vino che allieta il cuore (cfr. Sal 104,15) va bevuto nella giusta misura. I libri sapienziali mettono in guardia dai suoi effetti nocivi. La storia di Noè che bevve fino a ubriacarsi, narrata nei primi capitoli della Genesi (Gen 9,20-23), lo testimonia. I sapienti avvertono: «Allegria del cuore e gioia dell'anima è il vino bevuto a tempo e a misura... L'ubriachezza accresce l'ira dello stupido a sua rovina...» (cfr. Sir 31, 25-30). «I tuoi occhi vedranno cose strane e la tua mente dirà cose sconnesse. Ti parrà di giacere in alto mare o di dormire in cima all'albero maestro...» (Pr 23, 34-35). Tobia al figlio raccomanda di non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del viaggio l'ubriachezza (cfr. Tb 4, 14-15). Dal vino sono tenuti ad astenersi per periodi necessari i ministri del culto (Lv 10, 8-11) e coloro che devono compiere azioni importanti come i re e i nazirei (cfr. Prov 31, 4-7; Nm 6, 2-4.13-15.20d).

Nel NT, Gesù che beveva vino (Mt 11,19; Lc 7,33s) lo indicò come segno di festa (Mc 2, 18-20). La novità del suo messaggio, come il vino nuovo (Mc 2,22), è incompatibile con l'antico. Nel Vangelo di Giovanni, durante le nozze di Cana (Gv 2,1-10) compie il primo 'segno' cambiando l'acqua in vino. Il vino che Egli offre è nuovo, abbondante e migliore. Questo vino è simbolo della nuova al-leanza che inaugura l'era messianica annunciata dai profeti (Am 9,13ss; Gl 2,24; 4,18; Is 25,6). Gesù è lo sposo messianico che offre il suo vino - pienezza di vita - alla sua sposa, Israele/Chiesa.

Da sapere

Nei racconti dell' Ultima Cena né i Sinottici né Paolo usano il termine vino. Questi testi insistono però sulla parola calice che contiene il vino e indica convivialità, festa, gratuità, sofferenza. Marco usa anche la frase "il frutto della vite" che indica appunto il vino (Mc 14,25).

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Un'opera monumentale, in quattro volumi, nella quale F. Rossi De Gasperis propone in definitiva una descrizione del mondo spirituale di Ignazio di Loyola. Una maniera del tutto originale di riconoscere negli Esercizi di sant'Ignazio un approccio alla Bibbia in termini di lectio divina, un modo di leggere la Bibbia come una carta topografica di "sentieri di vita" (cfr. Sal 16,11).

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