L'oro è simbolo di ricchezza, bellezza e regalità. A differenza del ferro, l'oro, che non si ossida, è pure simbolo d'incorruttibilità ed eternità che rimanda a Dio.
E' il primo metallo menzionato nella Bibbia: nel giardino dell'Eden, uno dei quattro fiumi, il Pison «scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l'oro e l'oro di quella regione è fino» (cfr. Gen 2,11-12). Abramo possedeva molto oro e argento (Gen 13,2) e il suo servo regalò a Rebecca orecchini d'oro (Gen 24,22). Le donne israelite escono dall'Egitto con l'oro che avevano sottratto alle egiziane (Es 3,22; 11,2).
L'oro è importante negli ambienti e oggetti dedicati al culto. Dio ordina a Mosè di costruire un altare d'oro, di rivestire d'oro l'arca dell'Alleanza, simbolo della sua presenza in mezzo al popolo e anche il candelabro doveva essere d'oro (Es 25, 1-31). L'oro abbonda al tempo del re Salomone: proveniva dal re di Tiro e dalla regina di Saba (cfr. 1Re 9,14-28). Salomone l'acquistava l'oro pregiato dalla città di Ofir (cfr. Gb 22,24; Sal 45,10). Quando costruì il Tempio: «Rivestì il Santo dei Santi e l'interno della sala con oro purissimo. E d'oro fu rivestita tutta la sala in ogni parte, e rivestì d'oro anche l'intero altare che era nel sacrario» (cfr. 1Re 6,2-22). I re e le persone nobili portavano una corona d'ora sul loro capo simbolo d'importanza e valore (2Mac 14,4; Dn 2,32; Est 8,15).
L'oro, incorruttibile e prezioso, durante la storia ha avuto un uso negativo. Con l'oro i popoli pagani costruivano gli idoli che poi adoravano. E dove c'è idolatria c'è pure ingiustizia! Il salmista critica quest'uso (cfr. Sal 115,5) che costituiva una forte tentazione di materializzare la presenza di Dio. Come avvenne al Sinai, dove, con l'oro portato via dall'Egitto, il popolo si costruì un vitello d'oro (Es 32,3). Il popolo di Dio non dovrà desiderare l'oro delle divinità straniere (Dt 7,25) e, quando conquista i popoli, non dovrà appropriarsi né del loro oro né dell'argento (cfr. Dt 7,25; Es 30,20; 2 Re 23,4).
La Sapienza è più preziosa dell'oro del mondo (Sap 7,9; Sir 7,19) e molti sono andati in rovina a causa dell'oro (cfr. Sir 31,6). Anche la parola di Dio (Sal 19,11) e i suoi comandi hanno più valore dell'oro puro (Sal 118, 127). Il saggio sa che è meglio possedere la Sapienza che l'oro (cfr. 16,16) ed essa non si scambia né con l'oro né con l'argento (Gb 28,15). L'oro nel giorno del giudizio non potrà salvare (Sof 1,18). L'oro che, per essere puro, deve attraversare la prova del fuoco che lo libera dalle scorie, è simbolo del credente che accetta la prova, rimanendo fedele al suo Signore (cfr. Sap 9,6; 1Pt 6,7).
L'oro puro si acquista solo da Gesù risorto, che, passato nella passione e morte, come oro nel crogiolo, si comunica a quanti lo accolgono come l'unico bene prezioso: «Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco» (cfr. Ap 3,18; cfr. Gb 24, 26). L'incorruttibilità e la preziosità dell'oro nel libro dell'Apocalisse descrivono la città santa, la nuova Gerusalemme, che è «città di oro puro, simile a terso cristallo» (cfr. Ap 21,18-21) perché riceve da Dio bellezza, gloria e incorruttibilità.
Nel Vangelo di Matteo il primo dono dei magi a Gesù Bambino è l'oro, simbolo di regalità. Poiché il Bambino è annunciato il 'Salvatore, Cristo Signore' (Lc 2,11), alla comunità cristiana cui Luca dedica il suo Vangelo, l'oro ricorda che Gesù ha realizzato la sua regalità nel servizio, fino al dono della sua vita, che nella risurrezione l'ha reso Signore.
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