La manna

Simboli biblici

Nella Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, la manna è quel dono inatteso di Dio al popolo, che lo rivela fedele alla sua parola, Signore che ama e protegge la vita.

Il termine manna in ebraico più che un nome è una domanda piena di stupore, e significa: "Che cosa è questo?". Dio, infatti, aveva fatto scendere sul terreno un cibo fino al quel momento sconosciuto. Questo cibo era simile al seme del coriandolo, ma di colore bianco e dal gusto di focaccia di miele (Es 16,3). Egli concede questo nutrimento agli israeliti durante il loro cammino nel deserto, dove non vi era nulla da mangiare e la vita era in pericolo.

La manna scendeva tutti i giorni, eccetto il sabato. E ogni israelita, la mattina, ne raccoglieva la misura necessaria per nutrirsi nel corso della giornata. Se qualcuno ne raccoglieva di più essa marciva. Solo il venerdì era consentito una doppia misura perché doveva servire per il sabato, giorno di riposo dalle fatiche e di lode al Signore. La manna, cibo di Dio che mantiene in vita, ed il sabato che indica il tempo, sono i due grandi doni di Dio. Essi ricordano che solo Dio è il Signore cui appartiene il tempo e la vita che in esso si svolge e consuma.

Il dono della manna mostra la fedeltà di Dio alla sua Parola rivolta al popolo. Gli israeliti, infatti, la mangiarono per tutta la durata del cammino nel deserto, quarant'anni. Mosè considera il dono della manna così importante che comanda al fratello Aronne di raccoglierne una misura 'omer' per collocarla nell'arca dell'alleanza, come testimonianza della generosità di Dio per le future generazioni.

La manna è paragonata alla parola di Dio che fa vivere: "Il Signore ti ha nutrito con la manna... per farti comprendere che l'uomo non vive solo di pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Dt 8,2-3). Anche nella storia della fede ebraica e poi di quella cristiana, la manna assunse sempre di più un significato teologico e spirituale profondo.Il libro della Sapienza, scritto circa un secolo prima della venuta di Gesù, rileggendo in preghiera la storia passata, dice a Dio, in atteggiamento riconoscente: "Invece sfamasti il tuo popolo con un cibo degli angeli, dal cielo offristi loro un pane già pronto senza fatica, capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto" (16,20).

In particolare l'espressione 'pane degli angeli' (Sal 78,25) o 'pane del cieli': "Un pane dal cielo diede loro da mangiare" (Sal 78,24), ha favorito nei farisei e sadducei, al tempo di Gesù, la convinzione che essa dovesse essere il segno per riconoscere il Messia. Il capitolo sesto del vangelo di Giovanni è costruito su questo confronto tra Mosè e Gesù. Secondo gli interlocutori di Gesù, Mosè ha dato la manna. E Gesù, il Messia, venuto al mondo dal cielo, è in persona la manna, ossia il cibo, che fa vivere per sempre.

Con san Giovanni anche San Paolo interpreta la manna come cibo spirituale (1Cor 10,3), il dono eucaristico di Cristo, cibo che nutre per la vita eterna, pane dei forti, pane degli angeli.

Da sapere

  • La tradizione ebraica ha sviluppato una ricca interpretazione del dono della manna. I maestri ebrei dicono che essa è uno dei 10 oggetti creati da Dio nel crepuscolo della vigilia del sabato della creazione. Fu piantata dagli angeli nei cieli e qui viene preparata per il futuro uso delle persone pie.
  • Gesù, agli apostoli che desiderano imparare a pregare, insegna loro la preghiera del Padre nostro dove al Padre si dice: "Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano".

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