La mirra è una resina profumata che seccandosi s'indurisce come l'incenso. Si ricava da un arbusto che cresce in luoghi deserti, soprattutto in Africa. Il termine originario significa 'essere amaro'.
Nell'antichità la mirra era usata in polvere e in forma liquida, unita a olio e balsamo. La mirra liquida è più pregiata perché è allo stato nascente. La mirra serviva come profumo per persone e cose e come medicinale perché ritenuta antisettica e calmante. Nell'antico Egitto era adoperata nell'imbalsamazione, alludendo alla vittoria sulla morte, e come astringente e anestetico. Nella Bibbia la mirra è citata 16 volte.
Nell'ambito cultuale serviva per preparare l'olio dell'unzione sacerdotale (Es 30,23) e per profumare le vesti cerimoniali regali (Sal 45,9). Anche l'olio che doveva ungere il Messia si preparava con la mirra. L'uso della mirra, per motivi di bellezza, è testimoniato nel libro di Ester, la quale, come le altre ragazze scelte per presentarsi dinanzi al re Assuero, fu sottoposta a una speciale preparazione: «Il periodo della preparazione si svolgeva così: sei mesi per essere unta con olio di mirra e sei con spezie e unguenti femminili» (Est 2,12).
Nei libri sapienziali il profumo della mirra indica saggezza: la Sapienza personificata è come mirra scelta che sparge il buon profumo (Sir 24,15); ma anche amore: nel libro dei Proverbi la mirra è un aroma afrodisiaco (Pr 7,17).
Nel Cantico dei Cantici la mirra, citata sette volte (Cant 1,13; 3,6; 4,6; 4,14;5,1; 5,5; 5,13), indica il profumo dell'amore esclusivo e appassionato come esperienza appagante e come sofferenza che l'amore provoca qualora dovesse venir meno (cfr. Cant 5,5).
Nel Nuovo Testamento la mirra è il dono che uno dei magi porta a Gesù bambino. Questo dono può richiamare Cant 3,16, che allude al cammino che dal deserto va verso la città, ma più in particolare Is 60,6, che annuncia il pellegrinaggio dei popoli verso Sion, benché in questo testo, che alìlude alla gloria escatologica, la mirra che sia anche segno di sofferenza.
La mirra è presente nel contesto della passione di Gesù: gli viene data mescolata con il vino per alleviare le sue sofferenze: «gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese» (Mc 15,23). Infine, Nicodemo avvolge il corpo morto di Gesù (Gv 19,39) con la mirra che, oltre a indicare l'effetto medicinale antisettico, significa la passione e morte di Gesù a causa del suo amore appassionato verso di noi che non poteva morire.
Nei vangeli di Marco (Mc 16,1) e di Luca (Lc 24,1), nel giorno di Pasqua, le donne vanno al sepolcro con vasetti di olio aromatici per ungere il corpo del loro Signore, che scoprono risorto. Quest'olio profumato, che poteva contenere mirra, significa che l'amore è più forte della morte (Cant 8, 6-7).
• Nell'interpretazione cristiana la mirra, presente alla nascita di Gesù e nella sua passione, morte e risurrezione, ricorda che quel fragile Bambino cui i magi prestano culto adorante è il Messia che dovrà patire, morire e risorgere. La festa di Natale è così interpretata alla luce del mistero pasquale di Gesù
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