La semina

Simboli biblici

Nella Bibbia la semina riguarda il lavoro nei campi che comprende l’aratura che prepara il terreno, la mietitura e il raccolto. È simbolo di speranza perché indica l’attesa di qualcosa di nuovo che dovrà germogliare dal seme nascosto nella terra che darà inizio a una vita.

La prima ricorrenza di semina come segno di benedizione divina ricorda Isacco che in terra straniera «fece una semina in quella terra e raccolse quell'anno il centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto» (Gen 26, 12). Giuseppe fa mettere da parte il grano per la semina per salvare il popolo egiziano dalla carestia (Gen 47,24). Nell’anno giubilare la semina è proibita per fare riposare la terra (Lev 25,11). La semina è connessa anche al frutto delle azioni che, come una semina, producono ciò che vi è nel cuore: «Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia» (Sal 126,5) e «per quanto io ho visto, chi ara iniquità e semina affanni, li raccoglie» (Gb 4,8; Prv 11,18; 22,8; Sir 28,9; Ger 50,16). Dall’oracolo «e poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta» (Os 8,7) proviene il proverbio «chi semina vento raccoglie tempesta». Il saggio averte che bisogna essere decisi nel seminare se si vogliono ottenere i frutti: «chi bada al vento non semina mai e chi osserva le nuvole non miete» (Sir 11,4,6). La semina è simbolo della persona saggia che cerca la Sapienza, restando in attesa dei suoi frutti: «Accostati ad essa (la Sapienza) come uno che ara e che semina, e resta in attesa dei suoi buoni frutti; faticherai un po' per coltivarla, ma presto mangerai dei suoi prodotti» (Sir 6,19). La semina è simbolo della vita retta che produce frutti buoni come pure della Parola che Dio manda sulla terra e come la pioggia feconda la terra per un frutto abbondante (Is 55, 10).

Nei Vangeli Gesù è il seminatore generoso che semina il buon seme che è la Parola in abbondanza, senza paura di sprecarlo, attendendo con pazienza i frutti sperati (cfr. Mt 13, 24.37; 4, 14). Gesù, poi, interpreta la sua morte come una semina, e il chicco di grano sotterrato che sembra morire, di fatto, dona la vita a una nuova spiga ricca di numerosi chicchi: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). L’apostolo Paolo esorta a essere generosi nel donare così come bisogna essere generosi nel seminare se si vogliono raccolti abbondanti (cfr. 2 Cor 9,6.10). Poiché la semina può riguardare la diffusione di elementi negativi di cui è simbolo la zizzania (Mt 13,36-43), l’apostolo raccomanda di non seminare egoismo perché conduce alla morte ma di lasciarsi determinare dallo Spirito il cui frutto è la vita eterna (cfr. Gal 6,8). Alla luce della Pasqua di Gesù, paragona, inoltre, la morte come la semina di un corpo corruttibile destinato a risorgere incorruttibile (cfr. 1 Cor 15,42-44). 

Da sapere

Giovanni Battista, che segna il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento, parla della venuta del Messia nell’ottica dei profeti (cfr. Gio 4,13-15), che annunciano il “giorno del Signore” come l’attesa di un giudizio, e usa il simbolo della mietitura: «Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt 3,12). Gesù, invece, che annuncia la novità del Regno di Dio, già in mezzo a noi e in fase di compimento, usa il simbolo della semina che apre a un nuovo inizio e comprende un movimento di crescita (Mt 13,3).

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