La via

Simboli biblici

Il simbolo della via/cammino è tipico del linguaggio biblico: vi sono le vie di Dio che conducono alla vita e le vie dell'uomo la cui meta dipende dalla libera scelta. Il simbolo della via caratterizza le varie culture, al punto che verbo il camminare o la parola strada indicano un modo di essere nella vita e di realizzarsi.

'Farsi strada' significa affermarsi;'avere una via' indica un tipico comportamento. Il termine via nell'AT richiama in primo luogo l'esperienza dell'Esodo quando Dio, dopo aver liberato il popolo dalla schiavitù egiziana, gli tracciò una strada nel deserto, per farlo entrare nella terra promessa. Questo cammino è in stretta relazione con le 'regole' o 'legge', che Dio tramite Mosè diede al popolo. L'osservanza amorosa di questa legge permise di procedere verso la meta e di vivere il dono della libertà. La legge di Dio si chiama, infatti, la via del Signore (Ger 5,4). Essa richiede una scelta libera. Nel libro del Deuteronomio Dio chiede al popolo di scegliere tra la via della vita e quella della morte: «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male. Oggi, perciò, io ti comando di amare il Signore, tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva nella terra in cui tu stai per entrare per prenderne possesso... Scegli dunque la vita...» (Cfr. Dt 30,15-16.19).

La vita stessa dell'uomo, nel suo modo di comportarsi, è definita strada, via o sentiero: «Come potrà un giovane tenere pura la sua via? Osservando la tua parola» (Sal 119,9). Seguire una via è un modo di vivere (Es 18,20), che può essere buono (Ger 6,16; Prv 8,20) oppure cattivo (Ger 25,5; Prv 8,13). Chi segue la propria strada, senza riferimento a Dio, vive senza orientamento e nel pericolo di morte (Is 53;6). Per questo l'orante prega: «Tieni lontana da me la via della menzogna, donami la grazia della tua legge». Sapendo che Dio indica il sentiero della vita, glielo domanda (Cfr. Sal 16,11) e gli esprime pure il desiderio di meditare i tuoi precetti e considerare le tue vie (Sal 119,15).

Nei Vangeli, in particolare Marco e Luca, il cammino indica, innanzitutto, la strada/via seguita da Gesù che lo conduce a Gerusalemme dove compie la volontà del Padre. Nel Vangelo di Marco, Gesù tre volte presenta questa via ai discepoli (Mc 8,27; 9,33-34; 10,32.52). Essi, però, non la comprendono. Nel terzo Vangelo, per 10 capitoli (9,5 – 19,46) Luca indica che la meta del cammino di Gesù è Gerusalemme. Ed egli lo percorre decisamente. Questo cammino indica il modo o stile di vivere di Gesù: la sua apertura misericordiosa verso i peccatori, la sua attenzione verso coloro che incontra, il suo volontario donarsi per la salvezza dell'umanità.

Nel quarto Vangelo il termine via è contenuto in due passi (Gv 1,23; 14,4-6) e ha un senso diverso dei sinottici. Nel capitolo 14 Gesù si definisce e autorivela la Via unica che conduce al Padre. Il termine via che indicava il cammino e la legge di Dio, viene a indicare Gesù, in quanto unico mediatore che pone in comunicazione con il Padre. Gesù, infatti, è Via sicura perché egli è anche Verità/fedeltà e pienezza di vita. La Via che è Gesù si percorre identificandosi con lui. Nel libro degli Atti degli apostoli il termine via indica Gesù; i discepoli sono i credenti quelli che seguono la Via; coloro cioè che hanno fede in Gesù, lo seguono e fanno proprio il suo modo di vivere (cfr. Atti 9,2; 19, 23; 24,14).

Da sapere

  • Nei libri sapienziali dell'Antico Testamento la via del Signore diviene la via della Sapienza (Prv 3,17; 4.11; Sir 6,26).
  • L'apostolo Paolo definisce "Via sublime" (1 Cor 12,31) il comportamento che esprime la gratuità dell'amore come Gesù ha manifestato con il suo modo di vivere (Cfr. 1 Cor 13,1-12).

Da sapere che
Nei libri sapienziali dell'Antico Testamento la via del Signore diviene la via della Sapienza (Prv 3,17; 4.11; Sir 6,26.)
L'apostolo Paolo definisce "Via sublime" (1 Cor 12,31) il comportamento che esprime la gratuità dell'amore come Gesù ha manifestato con il suo modo di vivere (Cfr. 1 Cor 13,1-12)


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