Lettera a Tito

I tre capitoli, che costituiscono la lettera, sviluppano queste tematiche: le qualità richieste ai pastori per l'esercizio del loro compito; le direttive che essi devono dare al popolo di Dio perché viva un'autentica vita di fede e, infine, le disposizioni per trattare con gli anziani, i giovani e gli schiavi.

La lettera a Tito è più breve delle due lettere a Timoteo e più simile alla prima a Timoteo. Come questa, propone consigli e istruzioni ai pastori preposti alla guida delle comunità cristiane. Differisce dalle due lettere a Timoteo per il saluto iniziale che presenta la missione di Paolo come impegno per far conoscere la verità che porta a salvezza.

Fin dal v.3, Tito appare responsabile della comunità cristiana di Creta, una città molto difficile, i cui abitanti, secondo un proverbio del posto, erano pigri e bugiardi (v.12). Da questo rilievo si evince che Tito, diversamente da Timoteo, aveva un carattere deciso e godeva di una certa autorevolezza.
Anche Tito, tuttavia, ha bisogno di essere incoraggiato ed esortato a resistere dinanzi ai falsi maestri e a rifuggire dai comportamenti che deviano dalla retta dottrina. Il suo primo insegnamento dovrà coincidere con l'esempio, soprattutto verso le persone più giovani: «Esorta ancora i più giovani a essere prudenti, offrendo te stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile » (Tit 2, 6-7).

I tre capitoli, che costituiscono la lettera, sviluppano queste tematiche: le qualità richieste ai pastori per l'esercizio del loro compito; le direttive che essi devono dare al popolo di Dio perché viva un'autentica vita di fede e, infine, le direttive per trattare con gli anziani, i giovani e gli schiavi. La preoccupazione principale di questa lettera riguarda, comunque, le dottrine perverse e coloro che le insegnano, definiti "insubordinati, chiacchieroni e ingannatori" (1,10).
Tito dovrà presentare la sana dottrina che, in questa lettera, è sintetizzata come "grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini nell'attesa della beata speranza della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per noi" (cfr 2,11-14).

Il contenuto della sana dottrina è presentato anche nel frammento liturgico contenuto in 3, 4-7. La bontà e l'amore di Dio per gli uomini si sono manifestati in Cristo, salvatore nostro. Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia. I credenti, rinnovati dallo Spirito, mediante il battesimo, sono divenuti nella speranza eredi della vita eterna (cfr 3,4-7). Ritorna, come nella prima lettera a Timoteo (soprattutto nella lettera ai Romani), la certezza che alla base della vita cristiana vi è la misericordia di Dio. Essa si è rivelata in Gesù Cristo, il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Questo dono di Dio esige un comportamento cristiano coerente, saggio caritatevole, che sa "distinguersi nel fare il bene". Contro coloro che deviano da questa unica verità, Tito, per salvaguardare la fede e i credenti, deve essere fermo e deciso, dovrà, se necessario, zittirli e respingerli anche con durezza.

Da sapere

  • L'inno liturgico (Tito 3,4-7) è proclamato nella liturgia eucaristica della notte di Natale.
  • La memoria liturgica di san Tito, nelle Chiese orientali, è fissata il 25 agosto. La Chiesa cattolica, con la riforma del calendario dei santi operata da papa Paolo VI nel 1969, spostò la sua memoria dal 6 febbraio al 26 gennaio, assieme a quella di Timoteo


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