Lettera ai Romani

Paolo prepara la sua visita alla comunità di Roma; presenta se stesso, il Vangelo che predica, la fede, la giustificazione/salvezza per grazia, e il comportamento del cristiano che ha accolto la salvezza.

La comunità cristiana di Roma ebbe origine, forse, da cristiani provenienti dal giudaismo. L'apostolo scrive per preparare la sua visita a questa comunità. In questo modo prepara il suo arrivo nella capitale dell'impero e poi, aiutato dai cristiani di Roma, partire per la Spagna. Soprattutto si fa conoscere quale egli è veramente. Anche a Roma erano giunte calunnie e dubbi sulla sua persona. In questa lettera presenta, in una forma organica, il contenuto del Vangelo che annunzia dappertutto, ossia, la lieta notizia che Dio Padre, grazie alla morte e risurrezione di Gesù e al dono dello Spirito santo, ha usato misericordia a tutta l'umanità. Gesù, morto e risorto, è il primo della nuova umanità dei salvati per grazia, senza esclusione di razza, cultura, religione, sesso.

Il tema principale della lettera risponde, infatti, alla domanda fondamentale che toccava il mondo giudaico e pagano: «Qual è la giusta posizione davanti a Dio per meritarci la salvezza?». Per il mondo giudaico era l'osservanza della Legge, e si voleva che l'osservassero anche i cristiani che provenivano dal paganesimo. Paolo risponde che la posizione giusta, gradita a Dio, è la relazione di fede. Il rapporto del credente con Dio non si basa sulle opere 'giuste' e sulla loro quantità, ma su quello che Dio in Cristo ha fatto per lui.

Tema fondamentale della Lettera ai Romani è la giustificazione per fede, nel senso che siamo resi giusti da Dio per la sua grazia, non per l'impegno morale umano. Solo per amore Dio regala la salvezza a chi l'accoglie con fede. Ne ha dato la prova consegnando Gesù per noi mentre eravamo peccatori. Cristiano non è soltanto colui che crede in Gesù. Il cristiano vive in Gesù e conosce come guida della sua vita l'unica legge dell'amore gratuito.

La lettera ai Romani è divisa in due grandi parti che si sviluppano tra l'introduzione epistolare ( 1,1-15) e la conclusione (15,14-16-27).
La prima parte, introdotta dalla dichiarazione: «Non mi vergogno del vangelo» (cfr. 1,16-17), presenta in forma quasi di titolo temi che saranno tratteti fino al capitolo 11: il Vangelo che riguarda Gesù Cristo, la fede, la giustificazione/salvezza per grazia.
La seconda parte, introdotta da 12,1-2, termina al capitolo 15,13. In essa Paolo illustra il comportamento del cristiano che ha accolto la salvezza ricevuta e si lascia guidare dalla Spirito di Gesù. La vita morale esprime la novità di vita proveniente dal battesimo e dall'essere in Cristo Gesù. Seguono i saluti e la conclusione.

Da sapere

  • Nella presentazione epistolare, Paolo si definisce l'apostolo che predica il Vangelo a tutti come "debito" da pagare (Rm 1,14). E' il "debito dell'amore" che ha ricevuto da Dio e che vuole dare a tutti.
  • San Paolo, per mostrare che le opere del credente si fondano sulla fede in Dio e la esprimono nella vita concreta, presenta il patriarca Abramo che ha ottenuto da Dio la promessa di una terra e di una discendenza perché ha creduto alla sua Parola (4,1-25).
  • Paolo non ha fondato la comunità di Roma, però conosce molti cristiani. Li aveva incontrati in Oriente o in Grecia. Tra questi in particolare i coniugi Aquila e Priscilla, che aveva già incontrato a Corinto. Il capitolo 16,1-16 presenta un lungo elenco di amici di Paolo a Roma e indica come poteva essere composta la comunità cristiana di Roma.

 
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