Prima lettera di Pietro

Libri biblici

Il tema della speranza, collegato a quello della sofferenza di Cristo e alla sua glorificazione, percorre questa lettera dall'inizio fino alla fine. L'Autore invita i cristiani perseguitati a resistere nella fede e a dare ragione della speranza che è in loro.

Questa lettera termina con uno saluto che sembra voler indicare la sua provenienza: «Vi saluta la comunità che vive in Babilonia e anche Marco, figlio mio» (5,13). Il nome Babilonia si riferisce alla capitale dell'impero Babilonese?

Gli studiosi hanno cercato di scoprire quale fosse questa città che corrisponderebbe al luogo dove avrebbero soggiornato Pietro e Marco, suo discepolo e probabile autore del secondo Vangelo. Il nome Babilonia è lo pseudonimo di Roma.

Quando è stata scritta questa lettera (seconda metà del primo secolo d.C) a Roma vi erano le persecuzioni contro i cristiani: «Carissimi, non meravigliatevi della persecuzione che, come un incendio, è scoppiata in mezzo a voi per mettervi alla prova, come se vi accadesse qualcosa di strano» (4,12). I cristiani paragonano la capitale dell'impero romano a Babilonia, perché nel 587 a.C i Babilonesi avevano distrutto il Tempio di Gerusalemme e deportato tutti i suoi abitanti.

I cristiani, destinatari di questo scritto, provenivano sia dal giudaismo sia dal paganesimo. Ai primi l'autore ricorda le Scritture dell'Antico Testamento (3,5) e agli altri l'esperienza di paganesimo, che per dono di Dio hanno abbandonato (2,10) e da non popolo sono divenuti popolo di Dio (2,10).

La situazione di minorità sociale fa sentire i cristiani oltre che perseguitati anche "stranieri in casa propria" (1,1) ovunque essi si trovino. L'autore, si suppone Pietro, con questo scritto vuole incoraggiarli a vivere la fede in un ambiente ostile, a essere forti nella sofferenza, a non perdere la loro speranza, che deve, invece, sostenerli in ogni tribolazione. La lettera, come leit motiv, presenta le sofferenze di Cristo, la sua mansuetudine nel sopportarle e la sua glorificazione dopo una morte ingiusta (1,11; 4,13; 5,1), perché dalle sue sofferenza, i cristiani attingano forza.

L'identità cristiana nasce dal Cristo sofferente e glorificato e si nutre di fede e di speranza incrollabile. Il tema della speranza, collegato a quello della sofferenza di Cristo e alla sua glorificazione, percorre questa lettera dall'inizio fino alla fine. I cristiani sono stati rigenerati per una speranza viva (1,1), che devono tenerla ferma (1,13) e sempre rivolta a Dio (1,21), per essere sempre pronti "a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (3,15).

I cristiani, forti nella fede e nella speranza, sono invitati a vivere nell'amore: a essere "concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili" (3,8). Come "stranieri e pellegrini" (2,11), cercano "ciò che è prezioso davanti a Dio" (3,4) per mostrare a tutti le ragioni della loro speranza e condividere con ogni uomo la gioia "indicibile e gloriosa" (1,8) che il Risorto infonde nei loro cuori.

L'autore termina invitando a resistere contro il male: «Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo» (5,9).

Da sapere

  • Dopo l'esperienza della deportazione, il riferimento a Babilonia, come città simbolo del male che si abbatte sul popolo di Dio, è già presente nei libri dell'Antico Testamento. Il libro del profeta Daniele, ad esempio, è collocato al tempo dei Babilonesi, ma le vicende cui si riferisce sono del periodo ellenistico. Nel Nuovo Testamento il libro dell'Apocalisse, denomina la Roma imperiale che perseguita i cristiani, con il nome Babilonia e la chiama la grande prostituta, per il culto idolatrico che si praticava.
  • La prima lettera di Pietro per il suo richiamo alla speranza che sostiene il pellegrinaggio terreno dei cristiani, è stata il testo biblico di riferimento per il Congresso ecclesiale di Verona (16-20 ottobre 2006) dal tema: "Testimoni di Gesù Cristo, speranza del mondo".

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