Seconda lettera di Pietro

Libri biblici

L'apostolo Pietro, consapevole dalla sua missione pastorale e della responsabilità affidatagli dal Signore, ormai vicino alla fine della sua vita, raccomanda ai cristiani di perseverare nella fede ricevuta e di mantenersi lontani dalle dottrine contrarie alla fede.

L'autore di questa "lettera cattolica", diretta cioè a tutti i credenti, appartiene al gruppo che fa capo all'apostolo Pietro. Ne accolgono l'insegnamento e si richiamano fedelmente alla sua autorità. La lettera è composta di tre capitoli, ma i richiami alla figura di Pietro la percorrono dall'inizio alla fine. In primo luogo, a partire dal mittente che si presenta con il nome di Simon Pietro. Dell'apostolo si ricorda, poi, che fu testimone oculare della trasfigurazione (Mc 9,2-10; Mt 17,1-9; Lc 9,28-36). Si accenna, infine, alla sua morte, richiamando il vangelo di Giovanni, dove Gesù gli predice (Gv 21,18-19): «Io credo giusto, finché vivo in questa tenda, di tenervi desti con le mie esortazioni, sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose» (1,13-15).

La forma letteraria di questo scritto è quella del testamento. L'apostolo Pietro, consapevole dalla sua missione pastorale e della responsabilità che gli fu affidata dal Signore Gesù, ormai vicino alla fine della sua vita, raccomanda ai cristiani di perseverare nella fede ricevuta, di mantenersi lontani dalle dottrine contrarie alla fede e dai comportamenti contrari ad essa. «Con i miei avvertimenti cerco di ridestare in voi il giusto modo di pensare, perché vi ricordiate delle parole già dette dai santi profeti e del precetto del Signore e salvatore, che gli apostoli vi hanno trasmesso» (3,1-2).

L'evidente preoccupazione pastorale testimonia che questo scritto, come le lettere pastorali di Paolo, è rivolto a comunità della fine del I secolo, periodo nel quale cominciavano a sorgere eresie dottrinali che procuravano disorientamento. I falsi maestri sono tanti e il loro ragionamento è pericoloso, soprattutto nei riguardi delle sacre Scritture. Essi le interpretano in maniera soggettiva. Arrivano anche a rinnegare Gesù (cfr. 2,1) e assimilano la speranza cristiana a una favola. Anche la loro condotta morale è pericolosa perché rinnega la via indicata e seguita da Gesù. L'autore ricorda che Gesù è il vero salvatore. La memoria forte della sua salvezza per noi, suscita e sostiene la vera fede e i comportamenti cristiani ad essa coerenti.

La fede cristiana è, dunque, fondata sull'autorità di Gesù, sulla tradizione degli apostoli ed è trasmessa dalla Chiesa che interpreta le sacre Scritture contenute nell'Antico Testamento e nei primi scritti del Nuovo testamento, che cominciavano a circolare. Si fa accenno, infatti, alle lettere dell'apostolo Paolo, che già circolavano da tempo e, di esse si afferma che sono Scrittura sacra, cioè Parola di Dio, come è Scrittura sacra l'Antico Testamento: «La magnanimità del Signore nostro consideratela come salvezza: così vi ha scritto anche il nostro carissimo fratello Paolo, secondo la sapienza che gli è stata data, come in tutte le lettere, nelle quali egli parla di queste cose. In esse vi sono alcuni punti difficili da comprendere, che gli ignoranti e gli incerti travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2 Pt 3,16-17).

Da sapere

  • La seconda lettera di Pietro, a differenza di altri testi del Nuovo Testamento, ha pochi richiami negli altri libri neotestamentari. A causa dell'incertezza dell'autore storico, delle notevoli differenze di linguaggio con la Prima lettera attribuita a Pietro, il suo riconoscimento come libro canonico, vale a dire "rivelato", è avvenuto in un secondo tempo. Fa parte dei libri deuterocanonici.
  • Questo scritto contribuisce a definire il carattere ispirato delle Scritture: «Nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione» (1,20).

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