Commentando brani tratti dal Vangelo secondo Luca, Paolo Scquizzato chiude la trilogia delle sue pagine scelte. "Scelte" per offrire all'uomo e alla donna credenti una feritoia da cui scoprire la parola di Dio, Dio e se stessi.
La lettura dei Vangeli che ascoltiamo durante le messe domenicali - complice il fatto che molti racconti sono narrati almeno da tre evangelisti in modo molto simile - rischia di non sorprenderci più, li conosciamo quasi a memoria e così il loro messaggio si appanna. Qualche volta riusciamo perfino a “pre-ascoltare” - e non è tutta colpa nostra - quanto il sacerdote dirà nell'omelia. Un grosso rischio, questo, perché perdiamo molta della forza sempre dirompente della parola di Gesù, una parola liberante perché parla di amore, di vita piena, di libertà. Scomoda, sì, perché quasi quasi preferiamo parole già sentite, che possiamo gestire senza troppi cambiamenti... La parola del Vangelo, invece, parla delle questioni antiche e sempre nuove, essenziali e ineludibili del nostro vivere quotidiano: la felicità, la libertà, l'amore, la giustizia, il dolore, la morte... e se ne potrebbero aggiungere altre e non per una gara a chi più ne ha, più ne metta. Semmai è vero il contrario, vale a dire: se se ne cura una, vengono dietro tutte le altre.
Con il volume Trasformati e diventa, dedicato al Vangelo di Luca, si chiude la trilogia con cui l'Autore ha commentato i Vangeli sinottici. Mi permetto di ripercorrere le pagine degli altri due titoli: Ogni storia è storia sacra, commento al Vangelo di Matteo e Ascoltare l'inaudito, commento al Vangelo di Marco, perché mi sembra contengano un filo rosso che li attraversa.
Il Vangelo di Matteo, dal titolo Ogni storia è storia sacra, inizia con la Genealogia di Gesù. Il Figlio di Dio non è disincarnato, è figlio di una storia, storia di donne e uomini che hanno preparato la sua venuta e non sempre si tratta di donne e uomini integerrimi. Il peccato, la fragilità, la debolezza fanno parte della vita, sono il prezzo da pagare per ogni crescita. Nessuno cresce senza fare errori, per questo ogni storia umana, anche la nostra, «è storia sacra». Dio non butta via niente di quello che viviamo. Per ricevere e sperimentare questa consolante verità avevamo, abbiamo e avremo sempre bisogno di ascoltare e seguire Colui che si è fatto carne come noi.
Il Vangelo di Marco è stato definito il «primo ritratto del Gesù di Nazareth», un ritratto sobrio, essenziale dove non ci sono i dettagli dell'infanzia di Gesù e neppure gli episodi delle apparizioni del Risorto. Le donne della Pasqua nel Vangelo di Marco non parlano, lo stupore è troppo grande e questo stupore resta addosso anche a noi che lo leggiamo. Il titolo, Ascoltare l'inaudito, scelto dal commentatore, indica l'unico modo possibile per far emergere «il volto del Nazareno, di quell’uomo che ha cambiato la storia, che ha usato l’unica arma a sua disposizione per abitare e trasformare il male, l’amore. Che si è preso cura delle ferite e ha illuminato il buio degli umani... Invitando i suoi a fare altrettanto, nella semplice e consueta storia di ogni giorno. Con l’inaudita sorpresa, alla fine, di vedere emergere pian piano, dal fondo di ciascuno, il proprio autentico volto».
Il terzo volume, Trasformati e diventa, commenta il Vangelo di Luca, che accompagnerà questo nuovo anno liturgico. Così Paolo Scquizzato introduce il suo commento al testo di Luca: «Che Gesù sia l’uomo realizzato al punto da manifestare la divinità all’opera è una convinzione profonda dell’evangelista. A lui solo dobbiamo il racconto della parabola del figlio prodigo, o anche Padre misericordioso, Vangelo nel Vangelo. Dio è come un padre che lascia liberi i suoi figli, liberi anche di perdersi perché l’amore non fa violenza, neanche a fin di bene». Un padre che aspetta il figlio perduto, un pastore che cerca la pecora che si perde, una donna che cerca una moneta perduta... Pare che il Dio di Luca sia appassionato di cose perdute! E sempre l'amore, la misericordia, sono il filo rosso di alcuni episodi e parabole raccontate solo da Luca.
Zaccheo, ricco capo dei pubblicani, considerati nemici del popolo perché collaboratori dei Romani, riceve l'attenzione privilegiata di Gesù; il buon Samaritano, appartenente a un gruppo religioso che i Giudei considerano scismatico, quindi nemico e peccatore, è indicato da Gesù come il modello della solidarietà che aiuta una vittima senza fare distinzioni.
Ciò che viene chiesto a ciascuno di noi, Trasformati e diventa, è un invito a cercare l'ulteriore, a incontrare l'altro, lasciando le nostre pre-comprensioni, i nostri pregiudizi, la difesa egoica di quanto abbiamo capito, conquistato... Non è né facile né comodo, certo, ma è l'unica possibilità per trasformarsi e diventare la persona che volendo siamo già, che attende di essere espressa e che, senza compagni e compagne di cammino, non esprimeremo mai. Ecco, questo mi sembra il filo rosso che attraversa la trilogia di Paolo Scquizzato: l'amore gratuito del Padre che Gesù è venuto a mostrarci e ci chiede di incarnare.
«Gesù non ha mai assunto toni consolatori verso chi era segnato nel corpo e ferito nello spirito... Gesù ha sempre guarito, rialzato, rimesso in moto la vita di chi incontrava... Siamo invitati anche noi a vedere le povertà che segnano il nostro tempo e a... condividere e darsi da fare per trasformare gli inferni terrestri, se non proprio in paradisi terrestri, perlomeno in luoghi umani e vivibili. La sollecitazione è di vivere come ha fatto Gesù, che senza prospettare – e tanto meno minacciare – un inferno futuro come luogo di punizione, si è immerso in quello presente abitandolo con l’amore».