A Natale: un grido di intercessione per la pace

Catechisti parrocchiali - Dic. 2025

In un tempo ferito da guerre e violenze, il Natale torna a provocarci con il suo invito alla pace. La rivista "Catechisti parrocchiali", nel numero di dicembre, accompagna catechisti e comunità a guardare con sincerità alla realtà, alla sete di giustizia delle nuove generazioni e alla responsabilità personale nel ricostruire i pilastri della pace: verità, giustizia, libertà e carità. L’immagine forte dell’intercessione - mettersi “in mezzo”, con amore per tutti e senza condanna - apre uno sguardo nuovo sul mistero di Gesù che viene a portare misericordia e riconciliazione. Un appello a lasciarsi coinvolgere e a diventare, oggi, artigiani di speranza.

Carissimi catechisti e catechiste, nel nostro mondo persiste una situazione di guerre e di violenze, che ci interpella fortemente e ci lascia sbigottiti e preoccupati. Soprattutto i più giovani ne subiscono le conseguenze, interrogandosi, da un lato, sull’incapacità degli adulti di costruire la pace e, dall’altro, reagendo, a volte, in modo aggressivo e sproporzionato… Tuttavia non mancano testimonianze di solidarietà e generosità, di sostegno ai poveri e ai fragili. L’amore di Gesù, dono del Padre per noi, continua a farsi strada nei cuori dei credenti e delle persone di buona volontà e ad aprire prospettive di speranza, così da infondere speranza negli altri…

Nella prossima Epifania concluderemo l’anno giubilare Pellegrini di speranza; tuttavia la grazia ricevuta in abbondanza e la speranza ricercata e accolta, assieme alla fede e alla carità, fanno parte ormai del nostro patrimonio spirituale ed esistenziale che nessuno potrà strapparci.
Come essere, ora, costruttori di pace e speranza nel mondo? Quale preghiera per la pace davanti a Gesù bambino? Il card. Carlo Maria Martini, commentando un brano dal Libro di Neemia (9,1-10.26-37) (Veglia per la pace dei giovani di AC, Duomo - MI, 29-01-1991) rileva come ciascuno di noi abbia distrutto la pace per la sua parte di responsabilità e come ogni seria preghiera per la pace debba nascere dal pentimento e dalla volontà di ricostituire nella vita personale e comunitaria i quattro pilastri della pace: verità, giustizia, libertà, carità (Giovanni XXIII). Senza tale volontà umile e sincera, la nostra preghiera e invocazione è ipocrita.

Il grido di intercessione per la pace esige, inoltre, di mettersi nel mezzo di una situazione, tra le due parti in conflitto. Intercedere, etimologicamente, significa fare un passo in mezzo. Non nel senso di fare da arbitro o mediatore, cercando di convincere chi ha torto a cedere, oppure invitando i due contendenti a farsi qualche concessione reciproca, in vista di un compromesso; in tal modo saremmo ancora nel campo della politica e delle sue poche risorse. Intercedere è un atteggiamento molto più serio, grave e coinvolgente, e molto più pericoloso: è stare là in mezzo, senza scampo, cercando di mettere la mano sulla spalla di entrambi e accettando il rischio di questa posizione (cfr. Gb 9,33-35). È questa l’intercessione cristiana evangelica. Essa richiede una duplice solidarietà: abbracciare con amore tutte le parti in causa. Non provare odio per nessuno e neppure scegliere di stare dalla parte di chi soffre per maledire chi fa soffrire. Gesù non maledice mai… Se si chiede al Signore di soccorrere l’uno e abbattere l’altro, si ignora il bisogno di salvezza di chi è nel torto e lo si abbandona, non mettendogli la mano sulla spalla.

In tale prospettiva di amore, salvezza e speranza, gli itinerari ci orientano a contemplare e accogliere Gesù, che entra nella storia e si mette in mezzo tra Dio e l’umanità, per donarci misericordia e pace; la Novena di Natale ci conduce a incontrare Gesù, Re della pace… Il Dossier per i ragazzi «… con i miei amici» evidenzia l’amicizia come via di svelamento a se stessi, di speranza e di incontro con Dio.

Buon Natale in Gesù, Re di pace e di libertà!

Leggi un estratto della rivista


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