Confessione dell’amore di Dio e dei nostri peccati

La Messa: una mistagogia in atto / 2

L'«atto penitenziale» è il primo rito al quale siamo invitati a partecipare all'inizio della celebrazione eucaristica, dopo che il sacerdote con il saluto liturgico ci ha «accolti insieme» nel nome della Trinità.

La domenica: giorno di riconciliazione

Siamo venuti in chiesa per incontrare Gesù e scopriamo con grandissima gioia che, in realtà, è lui ad attenderci, a venirci incontro. Ogni nostro raduno ha il sapore dell'attesa e dell'incontro con lui: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta». Sin dall'inizio la liturgia prepara i nostri cuori alla relazione con lui.
Il sacerdote è come Giovanni «il Battista», inviato a preparare il popolo ad accogliere la venuta del Salvatore, il Signore Gesù. Egli, «il precursore», proclamava: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2), mentre tutti accorrevano a lui..., «confessando i loro peccati» (Mt 3,6).
Rispetto al tempo di Giovanni, che preparava alla prima venuta del Figlio di Dio, noi abbiamo già ricevuto il dono che Gesù ci ha elargito: con la sua morte sulla croce e la sua risurrezione ci ha resi, come lui, figli del Padre. Sì, Gesù è venuto a perdonare i nostri peccati, rivelandoci il vero volto di Dio Padre e il suo amore infinito, e ci insegna a chiederci scusa, a perdonarci a vicenda.
Accogliendo il suo dono, noi possiamo vivere da figli, e da fratelli e sorelle fra noi.

L'atto penitenziale

Confessione dell'amore di Dio, S. Aiolfi, PaolineAll'inizio della Messa, siamo invitati a confessare, cioè a riconoscere, innanzi tutto, l'amore infinito di Dio che è sempre fedele e, ora, ci convoca per incontrarlo. Davanti a lui, ricco di misericordia, possiamo e dobbiamo riconoscere e confessare la nostra debolezza, le nostre fragilità, i nostri peccati, sapendo però che il suo amore è più grande di ogni nostro peccato.
Un gesto accompagna il riconoscimento dei propri errori e la richiesta di perdono: battersi il petto con la mano. Lo facciamo, mentre diciamo: «Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia colpa...»; come il pubblicano al tempio che, «fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore"» (Lc 18, 13).
Nella pausa di silenzio, dopo l'invito del sacerdote a riconoscere/confessare il nostro peccato, ciascuno, sentendosi alla presenza del Signore, affida a lui tutta la sua vita, consegnandogli il proprio cuore. Quel cuore, che tante volte si chiude e si indurisce come pietra, grazie a Gesù può aprirsi all'amore verso Dio Padre, i fratelli e le sorelle. Siamo venuti a Messa per essere guariti e perdonati dal nostro peccato e ricevere la forza dello Spirito di Gesù, così da amare come lui ci ha amato.


Il canto del kyrie

La liturgia prevede anche un altro modo di vi vere l'atto penitenziale: la recita o il canto del Kyrie eleison/Signore pietà.
Con questa invocazione si riconosce che Gesù è il Signore e si implora la sua misericordia. È preceduta da richieste di perdono (tropi) rivolte al Signore, che si concludono con la formula: «abbi pietà di noi», e tutti rispondono: «Signore, pietà!» (v. Attività).

Il canto del gloria

Il Gloria è un inno antichissimo che esprime la gioia della Chiesa, radunata nello Spirito Santo, e che ora canta a Dio Padre e al Figlio che, con lo Spirito Santo, è nella gloria del Padre. È omesso in Avvento e Quaresima. Può essere iniziato dal sacerdote, ma è cantato o recitato da tutti. Sarebbe bello cantarlo gioiosamente tutti insieme, soprattutto quando non si canta il Kyrie.


La colletta

La preghiera, che conclude i riti di introduzione della Messa, si chiama Colletta, un no me che esprime bene il suo significato.
Il sacerdote ci invita a pregare e, insieme con lui, restiamo per qualche momento in silenzio, alla presenza di Dio e di Gesù che ci ha radunati, per far emergere, ciascuno nel proprio cuore, le personali intenzioni con cui partecipa alla Messa. Il testo della preghiera, recitato dal sacerdote, raccoglie la preghiera e i cuori di tutti i presenti, per presentarli a Dio e ci prepara all'ascolto della sua Parola.

ATTIVITÀ

In questo mese si valorizzi la sequenza rituale dell'atto penitenziale nella celebrazione eucaristica.
È opportuno, durante gli incontri di catechesi settimanale nei gruppi, preparare insieme le invocazioni penitenziali per la celebrazione domenicale, esplicitando qualche richiesta di perdono che riguardi l'esperienza concreta dei bambini e dei ragazzi in famiglia, a scuola, nelle relazioni con gli altri... Così da aiutare a riconoscere l'amore misericordioso di Dio e a confessare le proprie debolezze e i propri peccati.

Durante la Messa, all'atto penitenziale, il sacerdote, dopo aver iniziato la celebrazione dalla sede, con il segno di croce e il saluto liturgico, e dopo aver introdotto l'atto penitenziale, spiegando il senso di quello che si sta per compiere, può portarsi davanti all'altare e alla croce (assumendo la stessa posizione dell'assemblea, orientata verso l'altare e la croce) e di lì, alternandosi con alcuni bambini o con una famiglia, che gli si pongono accanto, recitano le richieste di perdono e tutti rispondono, cantando «Signore, pietà! Cristo, pietà! Signore, pietà!».

Il testo di Mario Castellano è tratto da:

Catechisti parrocchiali 2 - novembre 2019 - Paoline

Catechisti parrocchiali n. 2
Novembre 2019

Gli itinerari di catechesi mistagogica focalizzano l’atto penitenziale della Messa, accoglienza dell’amore di Dio, alla cui luce riconosciamo la nostra fragilità, così da intraprendere il cammino di conversione anche con il percorso di Avvento. Le rubriche formative aprono a nuovi dinamismi. Il Dossier #iostoconlavita approfondisce il tema: #inconnessione.

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