I «no» necessari per crescere

6. Relazione tra genitore e bambino

In passato, purtroppo, si utilizzava molto spesso la religione come un «rinforzo disciplinare»: non obbedire ai genitori, per esempio, significava dispiacere a Dio e attirarsi i suoi castighi. Oggi, fortunatamente, siamo consapevoli che la comprensione e il rispetto delle regole rispondono a meccanismi di crescita che devono essere conosciuti, sostenuti e dialogati senza inopportune minacce.

«No, no, no! Tu non mi comandi!», esclama il mio nipotino Francesco (3 anni) quando gli chiedo se vuole giocare. Essendo il più piccolo della tribù dei cuginetti, il «no» è per lui la spada e lo scudo magico per difendere i suoi diritti di fronte ai «grandi». Dire «no» diventa un modo per dire: «Ci sono. Sono io». È naturale, dunque, che un bambino che cresce, dica no; gli adulti, però, soprattutto mamma e papà, devono dare ordine al suo mondo e contenere, con i loro no, le paure, le emozioni che spesso lo scuotono, evitando che si metta in pericolo, che danneggi le cose e gli altri, e aiutandolo a sviluppare rapporti soddisfacenti con se stesso e con il suo ambiente.

Le regole hanno lo scopo di proteggere il bambino.

Le regole hanno lo scopo di proteggere il bambino. Il bambino piccolo, infatti, non ha il senso del pericolo. Molte cose lo incuriosiscono, soprattutto quelle più pericolose!
I genitori, consapevoli di questo, cercano di limitare le occasioni pericolose, predisponendo, ad esempio, spazi idonei senza oggetti fragili o facilmente sporcabili. I copri prese e le protezioni alle scale e alle finestre sono oggetti ben conosciuti dai genitori accorti! Non bisogna mai dimenticare che ogni bambino sano è un audace esploratore: il nuovo lo attrae come una calamita. Dire «no» a tutto ciò che vuole sperimentare, ha effetti negativi, proprio come il non mettere mai limiti alle sue azioni.
Regole ragionate, chiare, indipendenti dall'umore dell'adulto, gli offrono, al contrario, protezione e contenimento, pur lasciandolo libero di esplorare e di agire. Le regole sono come le pareti della casa, che permettono alla vita di famiglia di svolgersi ordinatamente.


Regole e capricci

Un altro contesto, in cui la guida autorevole dei genitori è essenziale, è quello dei rapporti del bambino con i suoi impulsi e le sue emozioni.
«Non lo voglio! Non lo faccio!», oppure: «Lo voglio! È mio!». Frasi simili conducono, il più delle volte, a tremendi capricci che scuotono violentemente il bambino. A volte il capriccio nasce quando gioca con i piccoli amici.
Nella sua fantasia gli oggetti, che considera suoi, gli appartengono al punto da rappresentare una parte di sé. La mamma, che gli riconosce che il gioco è suo, ma sposta l'attenzione del piccolo anche sull'amichetto che sta piangendo, rinforza l'Io, cioè quella struttura psichica che ha il compito di integrare esigenze e spinte diverse. La cosa più importante è aiutare il bambino a diventare consapevole dei propri bisogni e di quelli altrui e a cercare soluzioni che permettano ad entrambi di coesistere.
In caso di capricci, ciò che calma il bambino è prima di tutto lo sforzo dell'adulto di sintonizzarsi con le sue emozioni. Ogni capriccio, infatti, ha un senso. I capricci molto frequenti sono spesso un modo per attirare su di sé l'attenzione dei genitori che vedono distratti da altre cose (ad esempio dall'arrivo di un fratellino!).
Il capriccio è un modo sbagliato di esprimere le proprie ragioni e, quindi, il bambino dovrà essere ripreso con fermezza.
Ma sarà ugualmente necessario cercare insieme le ragioni che lo provocano e parlarne con lui non appena ritorna la calma. Il bambino ha bisogno di vivere in uno spazio sereno e ordinato, dove la sua rabbia può essere accolta, senza essere stigmatizzata né ignorata, ma fatta oggetto di attenzione e di riflessione. «Che cosa mi fa arrabbiare?». «Cosa mi succede quando mi arrabbio?». «Posso esprimere il mio disagio senza ferire gli altri?».

Sviluppo della coscienza tramite l'educazione religiosa

Molto spesso, soprattutto nel passato, si utilizzava la religione come «rinforzo disciplinare»! Non obbedire ai genitori significava dispiacere a Dio, e attirarsi i suoi castighi. Una birichinata faceva «piangere l'angioletto» e una bugia era «il suggerimento del diavolo»!
Le regole e l'osservanza, che si richiedevano, erano immediatamente rapportate a Dio, rendendolo così agli occhi del bambino un poliziotto, o un controllore che pretende cieca obbedienza.
Oggi siamo consapevoli che la comprensione e il rispetto delle regole rispondono a meccanismi di crescita che devono essere conosciuti e sostenuti.
Anche il giudizio su ciò che è bene e ciò che è male segue stadi condizionati dall'età. Certamente è necessaria un'educazione dei sentimenti e della volontà che guidi gradualmente il bambino all'empatia, al rispetto dell'altro, all'altruismo, alla condivisione.
Dio si pone, in tale contesto, come Colui che ci chiama ad amare come lui e dona la sua forza perché possiamo farlo. Attraverso gli atteggiamenti del papà e della mamma nei suoi riguardi, il bambino scopre che l'amore di Dio ci precede ed è incondizionato, e la potenza di questo amore ci suggerisce sentimenti e gesti di pace anche nei confronti degli altri.
Nei racconti del Vangelo, ascoltati in famiglia, il bambino può vedere qual è l'amore di cui Gesù ci ha amati e che comanda ai suoi discepoli. Ed è proprio nella vita in famiglia che il bambino impara l'ABC dell'amore cristiano.
Saranno i genitori a mettere in rapporto gesti concreti di sollecitudine, rispetto, generosità, espressi tra familiari e verso gli altri, con la fede nel Dio di Gesù Cristo, che ci chiama a vivere da fratelli e sorelle.

Accompagnare i bambini per far incontrare Gesù

Lo sviluppo morale nella prima infanzia si compie a piccoli passi e chiede il rispetto delle graduali possibilità dei bambini...
I bambini a volte sono prepotenti e aggressivi. Diverse possono essere le cause. Certamente la mancanza di vero amore, la percezione dell'inutilità della loro presenza, il timore di essere abbandonati provocano la loro reazione. A volte, invece, mettono se stessi al centro della vita, chiedendo le cose più disparate...
Amare secondo l'invito di Gesù non è cosa né spontanea né facile. Lo Spirito Santo dà ai piccoli e agli adulti l'energia per amare. La legge dell'amore non viene dalla volontà degli adulti, quanto dalla volontà del Signore per il bene di tutti.
Se il comportamento di chi sta con i bambini è coerente con questa legge, diventa possibile spiegare a loro i motivi delle richieste più difficili. Il motivo sta nella gioia che può portare agli altri: quando tuo fratello è contento sei veramente contento anche tu (Catechismo dei Bambini, «Lasciate che i bambini vengano a me», nn. 153.164).

Articolo di Franca Feliziani Kannheiser pubblicato in

Catechisti Parrocchiali 6 - Marzo 2018 - Paoline

Catechisti parrocchiali n. 6
marzo 2018

In questo mese la Rivista concentra l'attenzione sul cammino verso la Settimana Santa, ritmato dal «Crocifisso»,. Tra i sussidi segnaliamo il lapbook di Quaresima e l'Adorazione della croce. Le altre rubriche ci guidano a un annuncio incarnato, alla condivisione e responsabilità...
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