Il coraggio di essere se stessi

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Essere se stessi al di là di ogni condizionamento è possibile per gli adolescenti? Ci vuole coraggio! Il coraggio di superare ogni provocazione esterna, sia che provenga da relazioni personali sia dai social. L'autrice, Cecilia Pirrone, propone un percorso per educare ragazzi e adolescenti a un cammino di coraggio "positivo" per affrontare la vita.

Il coraggio di vivere con "coraggio"

Alcuni comportamenti dei ragazzi li inducono a confondere il coraggio positivo, che implica il saper combattere le difficoltà senza scoraggiarsi, oppure il saper affrontare un pericolo con decisione, con quello negativo che li spinge, per esempio, a lasciarsi coinvolgere in particolari riti di iniziazione (assimilabili alla prepotenza di chi li propone o, meglio, impone).
Spesso i ragazzi, attirati dal gusto per la trasgressione, o dal bisogno di andare oltre il limite, si mettono alla prova e si lasciano coinvolgere in gruppi che propongono forti competizioni, spesso pericolose: «Vediamo se reggi una canna; mostra se riesci a sfrecciare senza fermarti allo stop con il motorino; prova se hai il coraggio di scolarti la bottiglia...».

Educare al coraggio, quello positivo, quello più difficile da scegliere, perché spesso va contro corrente, significa aiutare i ragazzi a manifestarsi per quello che sono, anche con le proprie fragilità, debolezze o i modi di pensare non conformi al gruppo. Scelte faticose perché, lo sappiamo, il giudizio dei coetanei ha un peso di rilievo a questa età.
L'imperante utilizzo dei social media ha amplificato, poi, la fobia di mostrarsi vulnerabili, con i propri limiti, al punto da usare questi strumenti per rivelarsi diversi da ciò che si è realmente.


Il percorso educativo

Il percorso ha come obiettivo quello di insegnare a distinguere il coraggio positivo da quello negativo, ossia quello che conduce a una crescita personale, da quello che sfocia in un affossamento di se stessi, incatenati dai vincoli di chi vuole prevaricare.

  • Il coraggio positivo mette in condizioni di attivare le proprie risorse, esporsi per quello che si è, prendere decisioni autonome.
  • Il coraggio negativo spinge a sottostare ad atteggiamenti minacciosi di chi si sente superiore agli altri, oppure a essere noi stessi prepotenti. In fondo sembrerebbe una scelta nell'immediato più «semplice», che suscita echi di successo, riconoscimento come leader che intima: «A me i piedi non li calpesta nessuno! Piuttosto li calpesto io agli altri!».

Un cammino di educazione al coraggio si può sviluppare sulle seguenti linee:

1. Aiutare il ragazzo ad ascoltarsi per come è e per quello che sta vivendo:

  • Come intendo il coraggio nella mia vita? Sembro molto coraggioso perché ostento sicurezza che maschera la mia fragilità, oppure faccio scelte in proprio?
  • Quali esperienze di coraggio rilevo a scuola, nello sport, a casa, osservando il comportamento dei miei coetanei e il mio?

2. Farlo accedere al suo mondo interno, aiutandolo a scoprire se stesso:

  • Quali sono le paure che ho nell'affrontare alcune situazioni che richiedono coraggio?
  • Quali piccoli passi concreti posso intraprendere per attuare vere esperienze di coraggio?

L'articolo di Cecilia Pirrone è tratto da:

Catechisti parrocchiali n. 2 - 2018

Catechisti parrocchiali n. 2
novembre 2018

L'ascolto e l'accoglienza della parola di Dio trova pieno compimento in Maria, che diventa Madre di Gesù, e orienta nei percorsi degli itinerari e di Avvento, perché ognuno aderisca al progetto di Dio su di sé. Il tema del Dossier è: Coraggio e prepotenza.

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