«La messa è finita» Inizia la missione

La Messa: una mistagogia in atto / 8

"La messa è finita". Con quest'ultimo articolo, pubblicato su Catechisti Parrocchiali di Maggio, si conclude il percorso sulla catechesi mistagogica. Ma è veramente finita? Scopriamo con l'autore cosa significa "La messa è finita" e cosa comporta il dopo per ognuno di noi.

Le nostre assemblee eucaristiche domenicali sono, e devono diventare sempre più, tempi e spazi di condivisione e di autentica vita fraterna. Si condivide la Parola, il Pane eucaristico, il tempo e i doni, le gioie e le tristezze, ci si sente accolti e da lì si è inviati. Sì, proprio dall'altare delle celebrazioni eucaristiche, dove siamo accorsi e attorno al quale ci siamo riscoperti come «un solo Corpo» in Cristo, figli amati, fratelli e sorelle, ogni volta l'ultima parola e l'ultimo gesto sono un invito e una missione. Siamo chiamati ad andare, a tornare nel mondo, alla vita quotidiana, ma in maniera nuova, diversa, più bella. Siamo mandati a testimoniare, con le parole e con tutto noi stessi, l'incontro vivo che abbiamo vissuto, affinché la Bella Notizia del Risorto rimbalzi ancora gioiosa, contagiando tutti.


Saluto, benedizione e congedo

Il Signore sia con voi

La Messa si conclude con un ultimo rito, forse un po' frettoloso, ma ugualmente intenso e ricco di significato. Il sacerdote che presiede torna a rivolgere all'assemblea il saluto augurale, che è risuonato all'inizio e in altri momenti importanti della celebrazione: «Il Signore sia con voi».
Gesù, il Risorto, di cui abbiamo fatto esperienza, mediante la Parola, i canti, il silenzio, le preghiere e i gesti della liturgia, continua ora ad essere presente, come egli stesso aveva promesso: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Dopo la celebrazione Gesù continua ad essere con noi, anzi, vive «in noi».
San Paolo lo aveva capito bene quando diceva di se stesso: «Non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Questa è la nostra gioia ed è anche la nostra forza, in quanto ciò che siamo chiamati a realizzare, nella nostra vita cristiana, non è affidato solo alle nostre fragili forze umane, ma c'è Gesù che agisce in noi e ci comunica la forza del suo Spirito.

Vi benedica Dio onnipotente...

A ciascuno il compito di non soffocare o spegnere lo Spirito di Gesù e del Padre, ma a lasciar - lo agire in noi. Per questo il sacerdote invoca su tutti «la benedizione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo», perché la Trinità abiti in noi e ci renda sua immagine, strumenti di amore e di comunione, prolungamento del Corpo di Cristo nella storia, con tutto il nostro corpo.
Hai capito bene: Gesù vuole guardare gli altri con i tuoi occhi, vuole ascoltare i bisogni e le gioie dei fratelli e delle sorelle attraverso le tue orecchie, vuole continuare a tendere la sua mano verso i più poveri e i più deboli, utilizzando le tue mani, vuole andare incontro a tutti, camminando con i tuoi piedi, vuole prendersi cura di ognuno mediante le tue cure e la tua attenzione verso di loro, vuole gustare il cibo buono, condiviso con amore con gli altri; Gesù, in definitiva, vuole amare attraverso te.

La chiesa invia in missione...

La messa è finita. Inizia la missioneA questo siamo inviati. «Ite, Missa est!»: è l'espressione in latino, diventata famosissima, che concludeva la celebrazione e che ora è tradotta in italiano, in maniera non molto efficace, con «La Messa è finita, andate in pace!».
Sono molti i commenti e diverse le spiegazioni di questa frase... L'interpretazione più interessante e convincente sembra essere quella che associa il termine Missa, «Messa», a missio, «invio in missione». Non segna la fine della celebrazione, ma è l'invito impegnativo e affascinante «ad andare e realizzare la missione», donando quanto abbiamo gustato nella Messa.

Le più antiche Preghiere eucaristiche chiedevano a Dio di darci, assieme al Corpo di Gesù, il necessario da condividere con gli altri, così il Corpo di Gesù, che riceviamo nel Pane consacrato, diventa vivo anche nei fratelli e nelle sorelle che si amano. Quelle preghiere, come anche le nostre, oggi, affidano a Dio tutta la creazione e tutte le creature, e domandano per noi la grazia di impegnarci, senza risparmi, nella cura del creato e dell'umano.
L'Eucaristia è amore fino alla fine, è vita spezzata e donata, è partecipazione dello stesso amore di Gesù, che è vincolo di unione, è testimonianza autentica e coraggiosa di condivisione e di comunione. È questa «la forma eucaristica della vita cristiana» di cui ci ha parlato papa Benedetto XVI (cfr. Sacramentum caritatis, III parte: Eucaristia, mistero da vivere) e alla quale ci richiama costantemente papa Francesco (cfr. Evangelii gaudium, 20-24), invitandoci ad essere «Chiesa in uscita», che sa accogliere, sa avvicinare e farsi prossima e, mostrandosi «esperta di umanità» (Paolo VI), sa condurre a Gesù, per amore e attrazione, manifestando il divino che la anima.

Siamo entrati in chiesa portando le nostre vite, con le angosce e le speranze, le fatiche e le gioie; soprattutto siamo entrati come individui, provenendo ognuno dalla sua storia.
Dopo la Messa, usciamo dalla chiesa per portare nella quotidianità la vita trasfigurata che il Signore ci ha rivelato come vita possibile, umanamente autentica e bella, soprattutto come fratelli e sorelle che vivono in comunione.


Dall'articolo: «La messa è finita» Inizia la missione, di Mario Castellano, in Catechisti parrocchiali 8 - maggio 2020.

ATTIVITÀ

1. Vivere il sagrato

Sarebbe bello all'uscita delle nostre chiese, al termine della Messa, che i bambini, i ragazzi, con le loro famiglie e i catechisti, continuassero a «vivere la domenica», oltre la celebrazione e a partire da essa; a intrattenersi volentieri sul sagrato (il cortile o la piazza antistante la chiesa) per salutarsi e conoscersi. Si condividono esperienze di oratorio, di gioco e, perché no, qualche domenica, anche il pranzo insieme. Si possono vivere momenti di incontro con gli ammalati, accompagnando i ministri straordinari della santa Comunione che portano loro l'Eucaristia.

2. «Senza la domenica non possiamo vivere»

L'incontro settimanale di catechesi può essere il tempo opportuno per riscoprire il valore e la bellezza della domenica e per preparare insieme queste attività da vivere subito dopo la Messa domenicale, o nel pomeriggio di quel giorno tanto importante per la vita dei cristiani che sanno ancora, come alle origini, che «senza la domenica non possiamo vivere».

Catechisti Parrocchiali 8, maggio 2020

Catechisti parrocchiali n. 8
Maggio 2020

Il Risorto dà il mandato agli Undici e li abilita a "fare discepoli". A Messa, con il saluto finale, Gesù ci costituisce suoi testimoni, per annunciare la sua risurrezione come forza rigeneratrice. In tale linea di vita nuova si pongono: percorso finale/festa-ritiro, liturgia penitenziale, 54a Giornata delle Comuniazioni Sociali Il Dossier è su: #vivoalmassimo.

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