Un percorso di preghiera per vivere bene il Triduo pasquale, che si estende nell’arco di tre giorni ed è scandito da una serie di celebrazioni: "Cena del Signore" al tramonto del Giovedì santo; "Passione, morte e sepoltura" il Venerdì e Sabato santo; "Veglia pasquale" la sera del Sabato santo.
Le tre celebrazioni liturgiche sono come foglioline di un unico trifoglio, per cui è importante partecipare a questi tre momenti, per essere introdotti in quel movimento di vita nuova che la Pasqua innesta in noi e nella storia.
La celebrazione del Giovedì Santo è come un grandioso portale di ingresso nei tre giorni santi. Ultimo giorno della Quaresima, alla sera con l’Eucaristia «nella Cena del Signore», ci introduce nel sacro Triduo pasquale.
Canto: L'ultima cena con i suoi (F. Buttazzo, in Pasqua con Gesù, Paoline)
Dal Vangelo secondo Marco (14,17-26)
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti» (14,22-24).
Commento
In prossimità della sua morte Gesù, nella luce vespertina della sera, prepara una Cena di addio. L’evangelista Marco, che raccoglie forse la tradizione più antica (cfr. 14,17-25), mostra la regia del Maestro, che prepara ogni particolare (il luogo, la sala…). Poi nel cuore del pasto Gesù prende il pane, lo spezza, rende grazie e rivolge un invito: «Prendete!». Le parole «Questo è il mio corpo» vogliono dire: «Sono io». «Per molti» (Mc 14,24) proviene da Is 53,12. Il gesto di Gesù esprime la comunione con lui, «il mangiare di lui», condividere con lui (cfr. 1Cor 10,16). Gesù porge il calice, segno di comunione, come un’anticipazione: «Questo è il mio sangue» indica che il suo sangue «è lui offerto». La specificazione «dell’alleanza» richiama Es 24,8, ove è indicato il sangue con cui Mosè aspergeva il popolo in segno di accordo. I Dodici, destinatari del dono, rappresentano Israele; essi, redenti da Gesù che muore in croce, sono invitati a raccontarlo ad altri. In loro eravamo già presenti noi, chiamati ad accogliere l’Amore che si consegna, Gesù nostro amico, per essere segno di fraternità.
Celebrare il Giovedì Santo significa condividere con Gesù la triplice comunione: quella infranta da Giuda, quella preparata da Gesù nel rito, quella che si compirà nella vita eterna, che annunciamo quando celebriamo la santa Messa.
Segno
I catechisti portano all’incontro un pane da spezzare e condividere, per indicare il desiderio di condividere gli oggetti, che si hanno, e i propri talenti con gli altri.
Preghiera
G. O Gesù, Pane vivo, nostro nutrimento; la comunione con te
ci rende «un solo pane» e ci trasforma in «un solo corpo».
T. Accogliendo il tuo invito a «mangiare la Pasqua» con te,
aiutaci a offrire la nostra vita fino al dono totale di noi stessi.
G. O Gesù, Servo obbediente, insegnaci a comprendere
il segreto della tua vita: tu non sei venuto per farti servire,
ma per servire e dare la tua vita in riscatto per molti.
T. Fa’ che viviamo la stessa intimità fra te e i tuoi discepoli nell’ultima Cena,
perché anche noi impariamo a servire gli altri.
(San Paolo VI)
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