Nelle scarpe dell’altro...

4. Relazione tra genitore e bambino

Come favorire lo sviluppo dell'empatia. Due bambini di pochi anni giocano insieme, a un tratto uno dei due cade e comincia a piangere. L'altro lo guarda e lentamente increspa le labbra, stringe gli occhi e inizia a singhiozzare. Perché?

L'empatia e i bambini

Il fenomeno si spiega con una parola: empatia, una predisposizione innata che fa percepire come propri i sentimenti dell'altro. È stata un'equipe di ricercatori italiani (Rizzolatti, Gallesi e altri) a individuare, negli anni '80-'90, le basi neurologiche dell'empatia nella presenza di «neuronispecchio» che si attivano già nei primi mesi di vita del bambino.

Una ricerca pubblicata su «Science», e condotta da Felix Warneken e Mike Tomasello del Max-Planck-Gesellschaft in Germania, mette in evidenza come in bambini anche piccoli si attivi uno spontaneo comportamento di aiuto.
I due ricercatori hanno osservato il comportamento di alcuni bimbi di un anno e mezzo posti di fronte a compiti di vario tipo. Una prova consisteva nell'osservare l'atteggiamento dei piccoli davanti a una persona sconosciuta che stava sistemando il bucato su uno stendino. Quando all'adulto cadeva una molletta e non poteva così appendere i vestiti ai fili dello stendino, i bambini, si alzavano spontaneamente e, muovendosi come potevano, cercavano di afferrare la molletta per aiutare l'adulto.

Questi esempi dimostrano che esiste una predisposizione all'empatia e al comportamento altruistico che conferma la natura relazionale della persona umana. Dovremo pensare che tutto avvenga spontaneamente? Che non ci sia bisogno dell'azione educativa dell'adulto? Naturalmente non è così. Lo sviluppo di tali predisposizioni non è automatico, ma richiede particolari condizioni.
Diventare empatici e capaci di un comportamento altruistico è un processo di apprendimento articolato e complesso che integra emozioni, convinzioni, comportamenti ed è frutto di relazioni che contengono, orientano, additano nuovi orizzonti (valori), accompagnano nel cammino di realizzazione.
Per tutti questi motivi, la culla dello sviluppo dell'empatia e di atteggiamenti e comportamenti altruistici è la famiglia.


Condizioni per lo sviluppo di empatia e altruismo

Possiamo ricollegarci ai due contributi precedenti per contestualizzare queste considerazioni.

  1. Le predisposizioni empatiche e altruistiche, presenti nel bambino, si sviluppano nel rapporto con un ambiente familiare che comunica al bambino l'esperienza dell'essere compreso e valorizzato. Esiste, infatti, una stretta correlazione tra lo sviluppo dell'empatia e l'attaccamento sicuro.Lo sviluppo della capacità empatica nel bambino dipende dalla capacità dell'adulto di sintonizzarsi con i suoi bisogni e i suoi stati d'animo e di rispondervi in modo adeguato. Bambini che non sono stati sufficientemente «rispecchia ti», fanno fatica a interpretare gli stati d'animo dell'altro e a condividerli; hanno difficoltà ad esprimere le loro tendenze altruistiche o, in alcuni casi, potrebbero sviluppare un altruismo forzato che non tiene conto deipropri bisogni e desideri.
  2. Il passaggio dall'empatia al comportamento prosociale e altruistico richiede la comprensione e la graduale interiorizzazione delle regole. In questo campo, l'accompagnamento dei genitori è di fondamentale importanza, perché permette al bambino di sviluppare quelle competenze sociali senza le quali non potrebbe interagire in modo fecondo e gratificante con gli altri, diventare responsabile, prendersi cura.

Tolleranza all'errore

papa bambino relazioniPerché il bambino possa correre il rischio della crescita, è fondamentale che il suo ambiente accolga, come parte integrante di questo processo, la possibilità dell'errore. Il bambino deve poter sbagliare senza sentirsi «sbagliato», sciocco, cattivo. La tolleranza all'errore è una qualità che si respira in famiglia e comprende l'accoglienza di tutte le emozioni che il bambino prova, così come la possibilità di riflettere insieme, in modo sereno, sulle motivazioni e sulle conseguenze di un comportamento.
Se il bambino fa l'esperienza che i suoi comportamenti sono giudicati, senza lo sforzo di comprenderne e spiegare le motivazioni, e che gli errori possono far perdere l'affetto delle persone care, cercherà di negarli (bugie) o di stabilire su di essi un controllo rigido.
Comprendere che si può sbagliare, ma ci si può correggere ed essere perdonati rende il bambino (e anche l'adulto) più libero di sperimentare, più aperto al confronto, più tollerante.

Si sviluppa così gradualmente il senso di responsabilità, cioè la capacità di rispondere, di farsi carico, di prendersi cura, e di stabilire buone e proficue relazioni. Nell'educazione cristiana tutto questo trova un fondamento nuovo nelle parole e nella vita di Gesù che invita i suoi discepoli ad amare come lui ama, con la forza del suo stesso Spirito.
Questa catechesi esplicita può portare frutto solo se il bambino può fare esperienza di tutto questo nel suo ambiente fa miliare.


Vivere il perdono in famiglia

L'esperienza di riconciliazione e di perdono, che trova il suo primo spazio nella famiglia, è indispensabile alla formazione di personalità libere, accoglienti, felici. Dall'esperienza del riconoscersi «riconciliati» e perdonati nasce la capacità di «riconciliarsi» con se stessi e con gli altri, di perdonarsi e di perdonare. Scoprire attraverso la testimonianza, e le parole di mamma e papà, che Dio ci perdona sempre, e ci dà la forza di perdonarci a vicenda, è una tappa importante dell'educazione alla fede.

Chiudere la giornata con un momento, in cui ripensare a ciò che non è andato troppo bene nel proprio rapporto con gli altri e chiedere insieme al Signore il coraggio di domandare scusa per ricominciare, diventa il tassello di «una vita buona», perché illuminata dal Vangelo di Gesù.

Caro Gesù,
grazie per questa giornata
e scusaci se, qualche volta,
abbiamo dimenticato di essere amici.
Tu sai che non è sempre facile volerci bene.
Metti nel nostro cuore
forza e coraggio per comprenderci,
rispettarci, aiutarci.
Grazie. Buonanotte!

Catechisti parrocchiali 4 gennaio 2018 - paoline

Catechisti parrocchiali n.4
gennaio 2018

Continuano, con il nuovo anno i percorsi tracciati dalla rivista. Il tema portante è la fiducia in Gesù presente nella Chiesa e nel mondo. In tale prospettiva si pone la preghiera per l'unità dei cristiani, e le rubriche di formazione.
Il dossier affronta il terzo tema del Padre nostro: "Io ci sto".

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