Siamo alla sesta tappa del nostro percorso sul Padre nostro, alle prese con domande impegnative: il perdono equivale a debolezza? O forse spetta solo a Dio perché per noi uomini è troppo duro e quasi "ingiusto" da praticare? Che ne pensa Gesù e come si comporta?
L'argomento è tra i più spinosi, soprattutto per quello che sempre più spesso vediamo accadere fra i nostri ragazzi: fenomeni di bullismo, violenza gratuita, sopraffazione. E, allo stesso tempo, voglia di diventare invisibili, di non comparire, di essere dimenticati, di cedere ai ricatti, di mollare tutto e farla finita.
Cosa può dire a questi nostri ragazzi di oggi un versetto come quello del Padre nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo...»? Quanta passione o quanta debolezza respirano da quel versetto? Spesso, nel loro mondo e fra le loro relazioni, perdono fa rima con: «Te la stai facendo sotto?»; oppure: «Mica ti arrendi così? Devi fargliela pagare!»; o ancora: «Se cedi adesso, è finita; non ti mollerà più!».
Eppure, anche e proprio in relazioni così pesantemente segnate da logiche di dominio e poca amicizia, il Padre nostro può offrire ai ragazzi un vero obiettivo da raggiungere, decisamente in controtendenza rispetto alle loro consuete logiche e, per questo, rivoluzionario. Occorrerà lavorarci bene, però! Perché il rischio di scambiare perdono e debolezza è alto, così come quello di delegare a Dio ciò che solo lui può riuscire a fare, perdonare appunto.
Primo aspetto da far notare
Con questa richiesta l'ago della bilancia si sposta decisamente da Dio a noi! È il nostro perdonare gli altri che stabilisce una sorta di «come» Dio ci perdona. E non tanto perché lui misuri con le nostre monete, ma perché il perdono ha sempre una ricaduta sociale: apre o chiude.
Non perdonare gli altri significherebbe alzarci un muro attorno di incomunicabilità e di chiusura... anche verso Dio.
Secondo aspetto da focalizzare
Chi perdonare? A chi rimettere i debiti? Forse è banale, eppure è così: i debiti possono essere rimessi solo a chi li ha fatti. Quindi sia Dio sia noi siamo chiamati a condonare. Ma, in termini di giustizia, di carità, di fede, che cosa significa «condonare»?
Quali potrebbero essere i debiti contratti?
Condonare è tecnicamente: «con-donare», concedere in dono, esonerare, assolvere dal pagamento di un debito contratto. Per un cristiano, quindi, significa: perdonare.
Quale potrebbe essere il debito contratto?
• In termini di fede: la non-accoglienza del dono di Dio, una fede annacquata o superficiale, il non ascolto di Dio e della sua Parola...
• In termini di carità: non difendere il debole, non amare in modo gratuito, creare nell'altro forme di dipendenza, non condividere...
• In termini di giustizia: appropriarsi del non necessario, fare violenza, esercitare forme di dominio, prevaricare, non accogliere...
Naturalmente queste domande, innanzi tutto, sono da rivolgere ai ragazzi!
Prima di offrire loro una risposta, occorre ascoltare ciò che pensano e credono, senza giudicare le loro posizioni, ma accompagnandoli a comprendere e ad aderire alle logiche del Vangelo. Proprio per capire fino in fondo quali siano le prospettive del Vangelo vi propongo di far ascoltare ai ragazzi il canto Adultera, tratto come i canti precedenti dal CD Il Messia.
Come sempre, fornite ai ragazzi il testo e, dopo un primo ascolto, proponetene un secondo; ma fatelo precedere dall'invito a colorare con quattro colori diversi le parti del canto relative a:
Davanti a noi una verità di fatto, che voi dovrete cercare di ricostruire con i ragazzi:
- c'è una folla che vuole condannare (e possiamo dire, applicando la Legge, quindi non per pregiudizio);
- c'è una peccatrice colta sul fatto (ha chiaramente violato la Legge);
- c'è Gesù, che è presentato come «il profeta degli umili, che predica misericordia».
A lui, una voce maschile nel canto, chiederà: «Spiegaci cosa fare di chi Mosè nella Legge ci chiederà di uccidere».
Il quadro è chiaro! Ed è il tipico caso in cui poter far valere il condono di un debito.
Cosa fa Gesù? Come si comporta?
Con i ragazzi provate a indagare i gesti e le parole di Gesù: saranno la via giusta da seguire e attuare anche nelle diverse situazioni della vita.
La gente, che all'inizio del canto condannava, di fronte all'agire di Gesù se ne va; non riesce ad accogliere le sue prospettive, non le comprende.
E noi? Ognuno di noi, cosa sceglie?
E la peccatrice: qual è il suo atteggiamento? Cosa ha scoperto su Dio?
Lei, incontrando uno che ha avuto il coraggio di rimettere il suo pesante debito, ha scoperto di poter guardare a Dio, come a colui che si china sul povero e sul peccatore e lo riapre alla relazione, lo rimette nelle condizioni di vivere una nuova vita.
E allora: «come in cielo, così dovrebbe essere in terra»; ce la faremo?
Crederci e provarci è il primo passo!
Questa richiesta va dritto al cuore della questione: il Vangelo ci chiede di dire «sì» a certe logiche e «no» ad altre. Ma, per farlo davvero, abbiamo bisogno di dirci che quel Vangelo parla a noi, alle nostre relazioni.
L'ultimo passo, quindi, prima di consegnare la preghiera dovrebbe essere proprio questo: tentare un'applicazione concreta alla vita personale.
A chi devo condonare? Verso chi ho debiti? Qual è il mio atteggiamento? Quel «come anche io...» in che modo risuonerà alle orecchie di Dio, pronunciato da me?
Al rancore dico: «no!»
Dico: «No!», Padre mio,
alla giustizia a basso costo,
che non guarda il volto,
e non ascolta il cuore di colui che condanna.
Dico: «No!», Padre mio,
alla voglia di farsi giustizia
con le proprie mani, e con le stesse armi
di chi è stato ingiusto.
Dico: «No!», Padre mio,
al desiderio sempre più forte di vendicare
il torto subito.
Dico: «No!», Padre mio,
al rancore, ma anche all'indifferenza;
alla violenza, ma anche al desiderio
di diventare invisibile; al pregiudizio,
ma anche all'omertoso silenzio.
Padre mio, in Gesù, nostro Signore,
insegnaci a dire «Sì», con i gesti,
con le parole e con la vita: sì all'amore,
sì al perdono, sì a una seconda possibilità
da accogliere e da dare.
Amen.
La proposta di Mariangela Tassielli è tratta dal Dossier "Ragazzi & dintorni" inserto di:
In questo mese la Rivista concentra l'attenzione sul cammino verso la Settimana Santa, ritmato dal «Crocifisso»,. Tra i sussidi segnaliamo il lapbook di Quaresima e l'Adorazione della croce. Le altre rubriche ci guidano a un annuncio incarnato, alla condivisione e responsabilità...
Il dossier affronta il sesto tema del Padre nostro: «Al rancore dico no!».
I canti sono tratti dall'opera rock:
L'autore Daniele Ricci torna a proporre una nuova opera rock, che chiude la trilogia su Gesù di Nazareth. Il Messia percorre le tappe principali della vita pubblica di Gesù, dal battesimo al fiume Giordano all'ultima cena con gli apostoli. Direzione artistica e realizzazione musicale sono state affidate a Greg Puccio.