Soli o insieme?

Io - Tu - Noi

«Ragazzi, ci vediamo domenica!». Quanti catechisti nel marzo 2020 avrebbero pensato che tale appuntamento sarebbe stato disatteso? E che, da quella data, ogni attività parrocchiale e la Messa, cuore della vita cristiana, avrebbero subìto restrizioni?

La pandemia ha modificato pesantemente la vita dei ragazzi, alterandone i ritmi e costringendoli a limitare i rapporti sociali, realtà innaturale per bambini e adolescenti che vivono del contatto e della prossimità. Ora che le attività parrocchiali sono quasi ripristinate, non sottovalutiamo le conseguenze della pandemia, fra cui i disturbi di ansia e ansia sociale.

L'amicizia: un compito di sviluppo

È fondamentale rispondere al compito di sviluppo che ogni preadolescente è chiamato ad affrontare: stabilire rapporti di amicizia che facciano crescere. Nei giorni del lockdown si è fatto ricorso massiccio ai videogiochi, da non demonizzare e neanche da sottovalutare, quando sostituiscono, quasi totalmente, gli incontri in presenza con gli amici. In quei giorni l’uso del computer o del cellulare hanno rappresentato le uniche possibilità per restare in contatto e non isolarsi. Per qualcuno sono, ancora oggi, la soluzione più ovvia, ma anche più illusoria, in quanto non permette di confrontarsi realmente con i coetanei, mettendosi in gioco nell’incontro, dove le alterità emergono e hanno bisogno di riconoscersi e integrarsi.

Luca (11 anni) ha iniziato la scuola media. Dopo i primi mesi sente che non può farcela. Non conosce nessuno in classe. Ha l’impressione che nessuno lo cerchi o parli con lui. I suoi amici della scuola primaria sono in altre classi. I tentativi di farsi nuovi amici non decollano. Luca, che è un ragazzino timido, ha paura di essere noioso. Come potrà passare un anno da solo?

Per fortuna anche i genitori più coriacei non dicono più la nota frase: «Tu pensa a studiare!». I più riconoscono la necessità di socializzazione del figlio. Alcuni vanno all’eccesso opposto, sopraffatti dalla preoccupazione che il loro «bambino» resti solo! Così la mamma di Martina (II media) spinge la ragazzina a tantissime attività: danza, nuoto, teatro…, perché la figlia non resti sola e, al tempo stesso, non si imbatta in compagnie troppo «vivaci e disinvolte». Non è facile essere genitori di un preadolescente! E non è facile vivere quest’età di mezzo, dove tutto cambia vertiginosamente: corpo, impulsi, emozioni e pensieri.
È necessario che l’adulto riconosca i loro bisogni fondamentali: quello di una maggiore riservatezza, che fa chiudere la porta della cameretta, e quello di socializzare. Bisogni correlati. Lo sviluppo della capacità di star soli e della dimensione interiore è la condizione per la crescita dell’identità, con sentimenti e idee proprie, così da poter incontrare gli altri. Al tempo stesso il confronto con i coetanei e gli adulti permette lo sviluppo dell’empatia, del giudizio, della capacità di collaborare e prendersi cura.

Come aiutarli?

Il primo aiuto è quello di preparare spazi in cui parlare e confrontarsi sia con l’adulto «competente» (l’educatore), sia con il gruppo, tenendo presente che i preadolescenti hanno bisogno di «fare» cose insieme e, poi, di discuterne. Concretezza e apertura sono le qualità che dovrebbero caratterizzare i loro incontri.

Franca Feliziani Kannheiser, in Ragazzi & DintorniCatechisti parrocchiali, n. 1, Sett-Ott 2022, Paoline, Roma, pp. 4-5.


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