Donne di sabbia

Un titolo intrigante, che fa nascere delle domande. Chi sono le "donne di sabbia"? E perché chiamarle così? La sabbia è insicura, inaffidabile, inconsistente... Chi si fida della sabbia che non lascia tracce né orme? Eppure la sabbia proprio per queste sue caratteristiche è affidabile: assorbe i colpi, le pressioni, resiste agli schiaffi del vento e del mare e si rimodella, ogni volta.

Ecco, le donne che emergono da queste pagine hanno la consistenza, la resilienza, la capacità di resistere e di rimodellarsi proprie della sabbia. Ho usato l'espressione donne che emergono perché è proprio così. Se l'Autrice, Laura Cappellazzo, non avesse deciso di parlare di loro, di queste donne che hanno ricevuto pochissimo dalla vita e che dal quel poco hanno trovato strade di recupero - incompiuto forse ma incancellabile - ben poco si saprebbe del loro dolore e del loro coraggio. L'Autrice nella dedica così scrive: «A S., per avermi fatto promettere di scrivere. E le promesse si mantengono». Il libro è la promessa mantenuta e le siamo grate!

Quello che racconta in queste pagine è prezioso; i dolori, le umiliazioni, le violenze delle donne e di molte bambine, purtroppo le conosciamo, ma quello che sconvolge in queste pagine è il dolore, la rabbia, l'umiliazione raccontati dalla loro parte, con le loro parole, con i loro occhi, con i loro corpi segnati dalla violenza, con le loro anime che l'Autrice descrive come «rannicchiate su se stesse, come un pugile che si copre con le braccia perché ne ha prese troppe e pensa di dover continuare a stare sulla difensiva».
Le parole di queste giovanissime donne che hanno provato violenza e umiliazione sono «quanto mai necessarie da leggere per aprire gli occhi su vite che ci scorrono accanto e che mai si potrebbero conoscere se non con questa scrittura carica di intimità. Che mai si potrebbero afferrare attraverso i discorsi della politica e dell'agenda mediatica...». Così scrive la giornalista Elena Guerra nella prefazione al volume. Le statistiche, i programmi politici, le informazioni dei media non traducono il dolore che emerge da queste pagine.

Sono storie di donne giovanissime, poco più che bambine, obbligate a diventate donne prima del tempo, e già questa è una violenza insopportabile! È per rispettare questo dolore che l'Autrice riporta le loro parole senza filtri, nella loro crudezza che dice quanto osceno sia il male, quanto dolorosa sia ancora la condizione delle donne, nonostante le pari opportunità esibite qualche volta nelle stanze del potere, ma troppo spesso ignorate, come se tutto questo dolore fosse una fatalità inevitabile!
Soledad, Innocence, Dashuri. Laeticia: quattro nomi di donne che evocano una leggerezza che contrasta con il loro fardello di dolore così pesante da non potersi neppure immaginare. Eppure queste "donne di sabbia" hanno tentato di rimodellare la loro vita e hanno provato a scrollarselo di dosso questo fardello che avrebbe potuto bloccarle.

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"Lei"

E poi c'è Lei, un'educatrice motivata che le accompagna con rispetto e con discrezione, consapevole - come lo è chi lavora con persone vulnerabili - che ci sono ferite che possono rimarginarsi, forse, ma mai cancellarsi, ferite con cui fare sempre i conti. E Lei lo sa, perché le ferite di queste giovanissime donne sono anche le sue e le porterà con sé anche quando il suo servizio di educatrice sarà concluso. Infatti le storie di queste quattro giovanissime donne sono precedute e concluse, a mo' di cornice da un prologo e da un epilogo firmati proprio da Lei, che ha concluso la sua esperienza di educatrice, ma non ha smesso di sentirsi coinvolta e rivive la stessa rabbia e lo stesso senso di impotenza quando un telegiornale riporta notizie di violenza, di umiliazione e di morte che le donne subiscono. E i dati parlano molto chiaro.

Riporto quanto è scritto nella postfazione al libro a firma dell'Avv. Caterina Boca, Legal Advisor dell'Ufficio Politiche Migratorie e Protezione Internazionale della Caritas Italiana:

«Secondo i dati pubblicati dall'Unodc, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, lo scorso anno sono stati registrati più di quaranta milioni di vittime di tratta nel mondo. Un dato impressionante e in continua crescita, nonostante gli appelli, le campagne di sensibilizzazione e di prevenzione, ma anche le pene sempre più aspre e severe inflitte a quanti commettono reati legati a questo fenomeno. A pagare il prezzo più alto e doloroso sono spesso le donne, vittime di bande organizzate e senza scrupoli che per mero guadagno le costringono a lavori degradanti e le inducono alla prostituzione».

Dietro a queste cifre ci sono persone, con i loro sogni, i loro progetti; di loro sappiamo qualcosa solo quando qualcuno le tira fuori dal sommerso, dall'invisibilità e dall'indifferenza, parlando di loro e raccontando le loro storie. È necessario conoscerle queste storie, che appartengono anche a noi, alla nostra storia, che ci sembrano incredibili e lontane, ma che si consumano nelle nostre città, nei nostri quartieri.

Queste pagine, scritte da Lei, Laura, l'Autrice del libro, con molta forza e con una delicatezza tutta femminile, sono un omaggio alle "donne di sabbia" che non conosciamoe che magari incontriamo per strada, in metropolitana, che abitano vicino a noi e che trovano la forza di camminare, di recuperare la propria dignità spesso brutalmente offesa. Anche leggere le loro storie diventa un omaggio a queste donne e a chi le affianca e le accompagna.

Laura Cappellazzo, concluso il suo servizio come educatrice, aveva dentro ancora tutta l'impotenza di fronte a un male che avvertiva come inarrestabile e così ha ricordato una promessa fatta e che sentiva l'urgenza di mantenere: «Avrebbe trasformato la sua rabbia in inchiostro. Avrebbe trasformato il suo dolore in parole scritte. Avrebbe accartocciato l'odio come si accartoccia un foglio mal riuscito. Avrebbe scritto, come aveva promesso».


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paoline laura cappellazzo donne di sabbia libro 1

Donne di sabbia

Il testo racconta, in forma romanzata, la storia di quattro donne vittime di violenza. Soledad, peruviana; Innocence, nigeriana; Dashuri, albanese; Laeticia, adolescente italiana. Ad accomunare queste donne è Lei – così si autodefinisce la voce narrante – che le ha conosciute durante gli anni in cui ha lavorato come educatrice a sportelli anti-violenza e a progetti anti-tratta. Lei è l'autrice stessa, che dichiara: «Tutto quanto narrato è accaduto realmente».

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