Diciamolo: i bambini, almeno in questa parte del mondo, sono considerati come dei principini, a cui diventa sempre più difficile dire di no, ovunque e in ogni situazione. Anche a tavola. Eppure qualcosa sembra non funzionare come dovrebbe. Ma allora che fare?
Saranno le nuove teorie psico-pedagogiche diffuse persino sugli opuscoli del supermercato, ma complici sono anche le subdole strategie del marketing: fatto sta che ogni genitore, nonno, zio o amico fa di tutto per coccolare il cucciolo, sempre più spesso unico esemplare in famiglia, soddisfacendo e addirittura prevenendo ogni sua necessità o desiderio. Cerca di evitargli ogni pur piccola sofferenza, sacrificio o addirittura fastidiose conseguenze di un "no".
Le abili insegnanti del nido cominciano a rendere autonomo il piccolino, insegnandogli a stare seduto, a usare la forchetta, a non sporcarsi eccessivamente; e questa loro impresa è un successo, perché c'è lo stimolo a "fare come i grandi".
Peccato che, crescendo, il bimbo si accorga che è più piacevole seguire le proprie voglie e ovviamente, provi a trascurare ciò che gli è stato insegnato, non timidamente, ma spesso con esasperante insistenza.
Nel giro di poco tempo ci si ritrova un bambino che sta a tavola in ginocchio o dondolandosi pericolosamente sulla sedia; che afferra il prosciutto con le mani e cerca di calarlo dall'alto nella bocca; che si dichiara allergico alla verdura dopo averla appena degnata di uno sguardo, che schizza via dalla tavola all'inizio del secondo (a meno che non abbia davanti la tv con i cartoni)...
Il genitore, preso per sfinimento, ha tutta la nostra comprensione.
In fondo tutti siamo d'accordo sulla teoria, solo che poi nella pratica, magari dopo una giornata di lavoro, ci arrendiamo alla fatica o alla compassione per il piccolino, che ci porta a rimandare a domani il nostro intervento, o in alcuni casi al senso di colpa perenne nel non dedicare abbastanza tempo al nostro ruolo.
Sarebbe opportuno evitare giustificazioni del tipo «è piccolo e ha bisogno di muoversi», «pazienza per le posate, basta che mangi», «davvero davvero: non sopporta tutte le verdure», «ha ragione, cosa deve ascoltare, i discorsi dei grandi?».
Le regole, in tutti i contesti, vanno stabilite, enunciate, spiegate (per quanto è possibile) e rispettate fin da piccoli, così diventano naturali e ben accette; la tentazione di trasgredirle sarà sempre in agguato, ma del resto l'esempio degli adulti sarà sempre lì a ricordarle (...o no?).
La sfida da vincere e di cui far appassionare i bambini è diventare principi e principesse a tavola!
Dove? Ovunque! A casa, a scuola, in pizzeria, al fast food.
Io ti suggerisco, se vuoi, il mio testo, Principi e principesse a tavola, con simpatiche illustrazioni e piccoli consigli per bambini intraprendenti.
Paola Ardemagni (autrice)
Insegnante in una scuola primaria.
Mamma di tre bambini, pone la sua creatività anche al servizio della comunità; parrocchiale.
Silvia Ardemagni (illustratrice)
Insegnante in una scuola primaria.
Laureata in architettura, ama produrre illustrazioni per bambini e creare per loro dei percorsi artistici.