Manuale di pubblica felicità

Perché pubblica felicità? Lo sappiamo tutti che la felicità è contagiosa e sappiamo anche che essere felici è un diritto e soprattutto un dovere. Che cosa c’entra la felicità con l’aggettivo pubblica?

L’Autrice, Valentina Rotondi, è molto convinta che l’aggettivo pubblica c’entri parecchio con la felicità; lei è una studiosa che si interessa in particolare di economia dello sviluppo e comportamentale. Ama scrivere per i giovanissimi, lo fa con entusiasmo, mettendo a disposizione con semplicità e leggerezza le sue conoscenze scientifiche, convinta com’è che offrano un riferimento importante per immaginare progetti e sognare il futuro. Questo libro, indirizzato proprio ai giovanissimi, parte da lontano, prendendo per mano proprio loro, i giovanissimi, per spiegare che cosa si intende per pubblica felicità.

Fin dalle prime pagine lettrici e lettori sono invitati ad andare oltre i concetti di una mentalità comune che sembrano acquisiti. Così il primo capitolo del libro parla di economia e a noi viene spontaneo pensare a ciò che ha a che fare con il risparmio, la gestione oculata dei soldi, etc… Invece non è così; infatti il termine economia viene dal greco e si compone di due parole: oikos che significa «casa» e nomos che significa «legge». La traduzione letterale è: «la legge della casa». Ma quale è la legge che regola la casa? qual è la condizione necessaria perché si possa vivere bene in una casa? Per vivere in una casa è necessario che tutti possano vivere "bene" senza che il bene del singolo prevalga sul bene di tutti.

Sempre parlando di economia, nel libro si usano da subito tre parole: relazioni, fiducia, felicità. Anche in questo caso si tratta di parole che di solito non si usano quando si ragiona di economia secondo la mentalità comune; invece - sostiene l’Autrice - sono le basi di ogni sistema economico. A pensarci bene, è vero. La storia dei popoli è storia di relazioni e non di rado si tratta di relazioni economiche: merci di scambio che favoriscono benessere, conoscenze e cultura, rispetto e fiducia reciproca. Riporto quanto l’Autrice scrive a proposito di economia: «Economia è prendersi cura al meglio delle risorse perché tutti possano vivere bene. Chi si occupa di una casa, chi la gestisce ogni giorno, sa che questo non è affatto scontato né tantomeno facile. Significa saper riconoscere i bisogni di ciascun membro, mettere in relazione le persone, cercare di fare il possibile con risorse spesso limitate. Gestire una casa significa anche ridurre gli sprechi, amministrare i beni, soprattutto quelli comuni. Economia è l’insieme della domanda e dell’offerta, dei compratori e dei venditori, ovvero è il “mercato”, ma non solo quello. Economia è anche uomo, donna, ragazzi, ambiente, lavoro, scuola. Economia è la storia di ogni comunità e degli individui che la vivono». A questo punto si comincia a intravedere il senso del termine pubblica felicità, che non vuol dire solo sicurezza, benessere economico…

La nostra società, con tutti i beni di consumo che dovrebbero garantire una qualità di vita buona, in realtà presenta molte crepe. I molti beni di consumo, le molte comodità da sole non garantiscono quel benessere che desideriamo. Perché il benessere significa relazioni buone, positive. Per dirla con le parole dell’Autrice che tutti possiamo condividere, perché vere: «se tutti fossimo amici solo di noi stessi non produrremmo benessere… La misura delle relazioni non sono le cose, è l’infinito. Proprio per questo il loro valore non avrà mai prezzo». Mi sembra significativo citare ancora Valentina Rotondi: «Far vivere, e non solo sopravvivere, … un bene comune significa smettere di pensare come un individuo (io) e iniziare a pensare come una collettività (noi), vuol dire uscire dalla logica del free-rider (colui che sale sull’autobus senza pagare il biglietto o che sceglie di non vaccinarsi) ed entrare in un’ottica di comunità. Quando pensiamo al bene comune non come alla somma delle utilità individuali, ma come a qualcosa che le moltiplica, allora il bene comune diventa la priorità delle nostre azioni». E a sostegno di questa tesi cita studiosi molto noti: Luigino Bruni, Benedetto Gui e Stefano Zamagni.

Il libro documenta anche il cammino di persone e imprese che stanno percorrendo strade alternative, sostenibili e con risultati incoraggianti. Non si tratta di avventure di persone entusiaste ma sprovvedute. Si tratta di realtà giovani che scelgono di far camminare insieme tecnologie avanzate e rispetto dell’ambiente e che fondano la loro esperienza su principi consolidati di economisti di fama internazionale. Queste giovani imprese sono presentate dall’Autrice in modo molto dettagliato con l’obiettivo di suscitare speranza, perché, se non tutti hanno una vocazione imprenditoriale, tutti abbiamo dentro di noi il desiderio di una vita più buona e questo impegno è alla portata di tutti.

Un libro indirizzato ai giovanissimi, ma molto utile per educatori, per formatori e per chiunque desideri informazioni chiare e concrete su alcune dinamiche economiche che aprono la strada alla corresponsabilità, alla solidarietà e condivisione di beni comuni che possono favorire una vita buona, dove l'impegno per il bene comune diventa gratificante e soddisfacente, rendendo evidente il rischio così che la felicità diventi davvero… pubblica.

Leggi un estratto del libro

 


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