Un salvataggio eroico ai tempi del nazismo

La fuga silenziosa

C’è una ragazza con una stella di David sul vestito e sullo sfondo la Tour Eiffel. In alto ci sono aerei da caccia in volo. La copertina del libro per ragazzi “La fuga silenziosa” ci dice subito che siamo in Francia, a Parigi, al tempo della Seconda guerra mondiale.

Crescere in mezzo a una guerra

Agnès è una tredicenne che vive in una bella casa a Parigi. In famiglia la chiamano gaté, viziatella, perché è un po’ capricciosa e difficilmente si attiene alle regole.
Nella notte del 16 luglio 1942, nel quartiere del Marais dove lei vive, inizia un’operazione imponente di rastrellamento degli ebrei, che vengono prelevati a forza dalle loro case a opera della polizia e inizialmente portati al Velodrome d’Hiver.
Agnès riesce a nascondersi e a non farsi catturare, ma di colpo perde tutta la sua famiglia e si ritrova, in seguito, in un vecchio castello adibito a orfanotrofio per bambini ebrei.
In quella nuova condizione di clandestinità e disagio, invece di essere grata ai giovani della Resistenza che si occupano di lei e degli altri ragazzi, nascondendoli ai nazisti, Agnés cerca di scappare, creando non pochi problemi. Anche se c’è la guerra, anche se è in pericolo per via della persecuzione degli ebrei, Agnés comunque non si rassegna a quella situazione: è una ragazza che sta crescendo, che si vede strappare via di colpo la sua vita, la sua famiglia, il suo futuro.
In questa storia c’è però un altro personaggio importantissimo, una figura centrale. È Marcel, un giovane non ancora ventenne che decide di dare una mano in orfanotrofio. La sua famiglia da Strasburgo si è dovuta trasferire a Limoges, al sud. Anche loro sono ebrei. Lui viene convinto dal fratello Alain e dal cugino George a entrare nella Resistenza.
Questo personaggio è realmente esistito: si chiamava Marcel Mangel, ma in seguito è diventato famosissimo con il nome di Marcel Marceau.
Non tutti i ragazzi oggi lo conoscono, ma è stato il mimo più grande del mondo.

Realtà e fiction

Marcel Marceau si incaricò di portare in salvo fino in Svizzera, con tre pericolosi viaggi, un po' più di un centinaio di orfani. Un’impresa difficile e coraggiosa, di cui però esistono pochissime notizie, a volte discordanti. Non ci sono ricostruzioni ufficiali o documentazioni, tranne una breve testimonianza dello stesso Marceau, accennata da lui qualche anno prima di morire (nel 2007). Da questi pochissimi elementi, uniti a una ricostruzione personale, è nato il libro La fuga silenziosa, che lega fatti storici e fiction.
Gli eventi realmente accaduti (la partecipazione di Marcel alla Resistenza, il castello adibito a orfanotrofio, il trasferimento dei bambini inscenando una gita di un gruppo di boy-scout) sono intrecciati a situazioni e sviluppi verosimili ma del tutto immaginati, sempre nel contesto storico di una Francia coinvolta nella Seconda guerra mondiale. Lo scenario: nel maggio 1940 l’esercito nazista ha sconfitto il Paese e l’ha divisa in due. A nord, compresa Parigi, l’occupazione dei tedeschi. A sud, con capitale Vichy, un’amministrazione francese collaborazionista, guidata dal generale Petain. E l’11 novembre 1942 Hitler ordina l’occupazione anche della parte nord.

Perché raccontare questa storia?

Il racconto parla di guerra e i drammi della guerra non vanno dimenticati, soprattutto per non ripeterli. È una storia che parla di bambini, di ragazzi, di persecuzione degli ebrei e l’olocausto non va dimenticato. Ma è anche una vicenda con un finale “digeribile” e non per invenzione letteraria. Il giovane Marcel Marceau, all’epoca appena ventenne, riuscì davvero a portare in salvo, in tre diversi viaggi, più di cento orfani.
Un’impresa eccezionale e importante. Pensiamo che nella stessa Francia, più o meno nello stesso periodo, ebbe invece un finale tragico la vicenda degli orfani di Izieu, che furono deportati dal comandante della Gestapo Klaus Barbie e poi uccisi. I nazisti non si impietosivano di fronte a niente, nemmeno ai bambini.
Il salvataggio raccontato nel libro fu un’impresa eroica compiuta da un artista del palcoscenico. Un artista immenso, che ha reso prezioso il linguaggio del silenzio, l’arte del mimo. Si pensa spesso che i personaggi dello spettacolo siano persone egocentriche e concentrate su sé stesse, ma è un luogo comune. Marcel Marceau fu un campione non solo di poesia e bellezza, ma anche di grande impegno civile. E per tutto ciò, per la sua arte e per il suo cuore, merita di essere ricordato e conosciuto.

Leggi un estratto del libro


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