Da sempre la Chiesa, nel suo magistero, ha mostrato molta attenzione alla famiglia, alla formazione dei genitori, alla trasmissione della fede in famiglia e lo ha fatto quasi sempre con discorsi rivolti ai Vescovi, ai parroci e quindi con uno stile che era quello di documenti o di esortazioni che non sempre arrivavano al cuore del popolo di Dio.
Papa Francesco ci ha sorpreso da subito, e ci sorprende ancora, per il suo stile di comunicazione vivace, concreto, di immediata comprensione, che testimonia uno stile pastorale fatto di attenzione ai problemi; uno stile che dice quanto papa Francesco sia un pastore che vuole condividere, capire, prima ancora di dare orientamenti pastorali e indicazioni morali.
I figli secondo Francesco è un libro che testimonia questa attenzione di papa Francesco nei confronti delle problematiche attuali e delicate, quali appunto sono quelle familiari. Il libro è diviso in due parti; nella prima parte Antonio Fatigati ripercorre il magistero di Papa Francesco a partire dall'Esortazione Apostolica Amoris laetitiae sull'amore nella famiglia, mentre nella seconda parte, sono riportati e commentati alcuni stralci dai discorsi che il Papa ha indirizzato a diverse categorie di persone.
Nella prima parte l'Autore presenta i passi salienti dell'Esortazione, affrontando i grandi temi della famiglia: la fecondità e l'accoglienza della vita; l'importanza fondamentale della presenza dei genitori, padre e madre con le loro peculiarità; la fecondità dell'amore al di là dei legami di sangue; la necessità di favorire all'interno della famiglia processi di crescita che facciano sentire una presenza vigile, attenta.
Vale la pena riportare un brano dell'Esortazione a proposito della famiglia come luogo di crescita:
«La famiglia non può rinunciare ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di guida, anche se deve reinventare i suoi metodi e trovare nuove risorse. Ha bisogno di prospettare a che cosa voglia esporre i propri figli. A tale scopo non deve evitare di domandarsi chi sono quelli che si occupano di dare loro divertimento e intrattenimento, quelli che entrano nelle loro abitazioni attraverso gli schermi, quelli a cui li affidano per guidarli nel loro tempo libero. (...) C'è sempre bisogno di vigilanza. L'abbandono non fa mai bene».
Questo stile pacato, sereno e ottimista caratterizza tutta l'Esortazione e credo che ogni genitore possa trovare in queste parole indicazioni condivisibili al di là di convinzioni religiose o di altra natura.
La parte decisamente più accattivante è comunque la seconda, quella in cui l'Autore riprende alcuni passaggio dei discorsi e omelie che Papa Francesco ha tenuto in diverse occasioni.
Un passaggio che segnalo è quello dell'omelia che Papa Francesco ha rivolto domenica 7 gennaio 2018 ad alcuni genitori in occasione del Battesimo dei loro figli:
«Cari genitori, voi portate al Battesimo i vostri figli, e questo è il primo passo per quel compito che voi avete, il compito della trasmissione della fede. [...] Vorrei dirvi una cosa soltanto, che riguarda voi: la trasmissione della fede si può fare soltanto "in dialetto", nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, di nonno e nonna. Poi verranno i catechisti a sviluppare questa prima trasmissione, con idee, con spiegazioni... Ma non dimenticatevi questo: si fa "in dialetto". Il vostro compito è trasmettere la fede ma farlo col dialetto dell'amore della vostra casa, della famiglia».
Il principio pedagogico che esalta la lingua madre, quella cioè che introduce i piccoli alla vita, è ridetto dal Papa con una freschezza sorprendente. Il dialetto, come la lingua madre del resto, non è una questione solo di parole, ovviamente, ma di un sentire semplice, che ha a che fare con l'esperienza più che con la conoscenza e che, proprio per questo, si radica nel cuore e nella mente dei figli e diventa eredità su cui costruiranno la propria esperienza.
Certo, sarà una esperienza personale, unica e irrepetibile, ma che ha bisogno, per svilupparsi, di un punto di partenza, quello appunto dell'ambiente familiare che il Papa non esita ad anteporre a quello che verrà solo dopo: la parrocchia, il catechismo e altri ambienti di crescita.
Nel libro ci sono anche alcuni interventi del Papa durante vari incontri con i giovani che gli pongono domande dure, difficili e scomode e alle quali non si sottrae. In questo senso il libro è molto utile per quei genitori e educatori che tante volte non sanno trovare le parole per rispondere alle domande dei figli, soprattutto in tema di fede.
Una peculiarità del libro è la sintesi, in forma di domande, che conclude ogni capitolo e che diventa un punto di partenza per la riflessione personale e – perché no? – anche per tracce di discussione, soprattutto per incontri-laboratori con genitori e educatori.