Il volto dei malati

La pace si può costruire e distruggere non solo nei rapporti tra i popoli e le nazioni, ma anche nel cuore dei singoli e delle loro famiglie, di fronte all'esperienza, del dolore, della malattia, della morte.

La situazione dei malati terminali è una frontiera particolarmente delicata, dove si combatte una guerra quotidiana tra voglia di vivere e paura di morire, tra accettazione responsabile e rifiuto della propria finitudine. Sono molte le fondazioni e le associazioni di volontariato che si impegnano ad alleviare la sofferenza dei pazienti e sostenere i loro familiari, offrendo loro motivi di speranza, anche di fronte a situazioni umanamente insolubili.

Tra queste la Federazione  Cure Palliative Onlus, nata per iniziativa di 22 Organizzazioni Non Profit, che si propone di diffondere una cultura del rispetto, della tutela e della cura della vita fino al suo ultimo istante. Grazie al sostegno di professionisti, medici e volontari, molti malati terminali hanno potuto affrontare con dignità il proprio declino e la prospettiva del distacco dall'esistenza terrena, con la minor sofferenza possibile, trovando la pace interiore. Molti di essi hanno lasciato lettere, preghiere e testimonianze toccanti della loro esperienza.

Chiamatelo letto della vita

Verrà il giorno in cui il mio corpo giacerà su un lenzuolo bianco,
rincalzato con cura sotto i quattro angoli di un materasso di ospedale.
A un certo momento un medico dichiarerà
che il mio cervello ha cessato di funzionare
e che la mia vita si è fermata a tutti gli effetti.

Allora non chiamate quel letto il mio letto di morte,
chiamatelo il letto della vita e lasciate che tutte le parti del mio corpo
vengano utilizzate, perché altri possano vivere meglio.

Date i miei occhi a un uomo che non ha mai visto un'aurora,
il viso di un bambino, e l'amore negli occhi di una donna.
Date il mio cuore a una persona che per esso ha patito infinite sofferenze.
Date i miei reni a chi è legato a una macchina per sopravvivere.
Se dovete seppellire qualcosa, seppellite i miei difetti, le mie
debolezze e tutti i pregiudizi contro i miei simili.
Se volete ricordarvi di me, fatelo con una buona azione,
con una parola di conforto per qualcuno che ha bisogno di voi.
Se farete tutto ciò, vivrò per sempre.

Dal libro di Elena MiglioliLa notte può attendere. Lettere e storie di speranza nelle stanze della malattia terminale, Paoline


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