L’attesa di un figlio, le speranze di una madre

Un inno alla vita, dove gioia e dolore si mescolano insieme per esprimere l'essenza del generare e far crescere un figlio. Non solo si può dialogare con un "chicco di grano", ma, come ci insegna Vittoria Longo, questo dialogo va iniziato sin dal concepimento e portato avanti fin quando un figlio diventa adulto.

Dopo sei lunghi anni di attesa, quasi al limite della rassegnazione, Vittoria, l'autrice del libro Come un chicco di grano si scopre incinta. Alla gioia e all'euforia iniziale si sommano le paure con le inevitabili preoccupate domande:

«Sarà sano? Sarò in grado di essere mamma, oltre che madre? E il mondo? Come sarà il mondo in cui nascerai? Come potrò aiutarti a capirlo e a viverlo? Sì, lo dico a te, figlio mio, in un dialogo tra il pensiero e il tocco. Quel tocco, a volte energico, a volte appena percettibile, che io so di capire, come so che tu leggi ogni mio pensiero, ogni mio stato d'animo. Le attese, tra un controllo medico e l'altro, ricchi di momenti di gioia e pianificazione del futuro, ma anche di ansia verso un tempo che è solo divenire, diventano atti di irripetibile intimità tra me e te. Qui, dove il nostro dialogo muto ci porta lontano, in un continuo domandare e rispondere. Fino alla fine, fino alla nascita e oltre. Perché ora sei qui: ti vedo, ti tocco, ti abbraccio, in un "tu sei me e io sono te", un tutt'uno che è soprattutto noi. E il dialogo continua, tra me che vorrei insegnarti tutto e te che hai curiosità di tutto. Ti parlo dei valori e della vita, quella che, a tanti piccoli, è stata negata. Te ne parlo con dolore, ma anche con cristiana comprensione, per chi, a differenza mia, a fatto scelte che non le competevano, fermando una vita che era già futuro».

Si può dialogare con un "chicco di grano"?

«Sì, se questo minuscolo scrigno di vita nuota
all'interno di un "mare di liquido amniotico",
se è il frutto di un amore profondo,
se questo progetto di vita è il coronamento
e il prolungamento della tua stessa vita,
se racchiude tutto l'amore di cui sei capace,
di cui una mamma è capace;
se ti fa gioire, sussultare, trepidare, ridere, piangere di gioia,
fin dal suo primo attimo di vita, se diventa il solo, il più grande,
il più dolce pensiero dei tuoi giorni,
se fremi di impazienza in attesa del momento in cui lo conoscerai,
lo abbraccerai, gli darai il tuo calore, dedicherai a lui tutta te stessa.

Sì, si può dialogare con questo piccolo seme che piano, piano,
nutrendosi del tuo sangue e del tuo amore materno,
cresce e si sviluppa nel grembo
fino a diventare un "cucciolo" d'uomo pronto a vedere la luce
e a iniziare la sua affascinante avventura umana».

Da: Vittoria Longo, Come un chicco di grano, Paoline


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