Kirikù e la strega Karabà

Cineforum

Ambientato in un'Africa credibile, fedele alla realtà pur nella trasposizione artistica del cartone animato, il film ripropone il sapore di questo continente, evidenziando il posto che hanno la musica, il canto, la danza e la festa.

Il Film

Kirikù, ancora nel grembo di sua mamma, parla già. Si mette al mondo da solo, si lava da solo e corre velocissimo dallo zio che sta andando ad affrontare la malvagia Karabà. La strega ha prosciugato la fonte del villaggio, ha mangiato tutti gli uomini, ha privato le donne del loro oro ed è sempre circondata dai suoi malefici feticci. Kirikù la inganna con il finto cappello magico e per ben due volte le impedisce di rapire i bambini del villaggio. Grazie alle sue piccolissime dimensioni, il bambino s'infila nella fonte prosciugata e uccide il mostro che ne beveva tutta l'acqua. Kirikù non ha paura di Karabà, ma vuole sapere perché è cattiva. Nessuno glielo sa spiegare e la mamma gli suggerisce di andare dal nonno, vecchio e saggio, che vive nella Montagna Proibita.

Per riflettere dopo aver visto il film

Ambientato in un'Africa credibile, fedele alla realtà pur nella trasposizione artistica del cartone animato, il film ripropone il sapore di questo continente, evidenziando il posto che hanno la musica, il canto, la danza e la festa. Si canta e si danza in ogni situazione, persino nelle più drammatiche, come il lamento su Kirikù creduto annegato. I bambini cantano la gloria del loro eroe Kirikù quando li salva. Infine c'è l'esplosione della gioia con i tamburi suonati dagli uomini finalmente non più feticci.

Kirikù è la voce della coscienza libera che "sa quello che vuole", come proclama coraggiosamente di fronte a Karabà che non crede ai suoi occhi. È affascinato dalla strega e si interroga sul perché della sua crudeltà. Sono mille i suoi perché e, come il Piccolo Principe, anche Kirikù non rinuncia mai ad una domanda una volta che l'ha posta. Allo zio che ribatte: «Ci deve essere per forza una ragione?», risponde serio di sì. Non lascia in pace nemmeno il vecchio del villaggio, saccente, pieno di pregiudizi, sempre scorbutico con tutti, che spazientito lo rimprovera: «Oh, mi stai seccando. Sei troppo piccolo per capire. E poi non bisogna fare domande sulle streghe».

Questa figura di anziano è posta in antitesi rispetto al nonno: il vecchio bizzoso siede sotto l'albero al centro del villaggio, dispensando consigli anche a chi non li domanda, e sentenzia: «Io so tutto». Il Saggio della Montagna vive da solo, per riflettere nel silenzio. Risponde con sapienza solo a coloro che interrogano con onestà e quando Kirikù chiede a quest'uomo speciale se sa tutto, risponde ridendo: «Oh, no! Io so solo poche cose!».

Un personaggio importante è la madre di Kirikù che, pur non sapendo rispondere alle domande impazienti del piccolo, lo incoraggia ad andare dal nonno perché «il Saggio della Montagna spiega le cose così come sono, mentre la strega ha bisogno che noi crediamo alle sciocchezze». La solidarietà tra madre e figlio è fondamentale perché il piccolo eroe possa raggiungere il confine della foresta e intrufolarsi oltre il territorio proibito. Il legame che c'è tra loro si manifesta forte nella sequenza finale quando è la madre a riconoscerlo mentre il villaggio lo respinge. Il suo aspetto è decisamente cambiato, ma le mani che lo hanno accarezzato a lungo da piccolo, non hanno dubbi: è l'amore che rivela l'identità della persona. È grande la diversità tra lei e lo zio, sempre incapace di andare oltre l'evidenza. Kirikù, desolato, glielo fa notare: «Zio, piccolo o grande, non hai mai saputo riconoscermi!».

Una possibile lettura

Nel colloquio con il nonno, Kirikù scopre che proprio grazie alle paure della gente Karabà mantiene il potere: in realtà la strega non compie dei veri malefici, ma alimenta le superstizioni. Quando il nipote gli domanda un amuleto per affrontare la strega, il nonno rifiuta. Sull'intelligenza poggia tutta la forza di Kirikù e lui lo sa bene: nelle situazioni più difficili, anche quelle che appaiono impossibili, ricorda a se stesso: «Finora mi sono sempre fatto venire qualche idea: riflettiamo!». Grazie alla saggezza del nonno, il bambino impara ad apprezzare ogni età della vita. Mentre sbuffa e si addolora perché vorrebbe essere grande, il vecchio gli spiega: «Oggi tu sei piccolo e sei potuto entrare dove nessun altro avrebbe potuto: rallegratene. Domani, quando sarai grande, non dimenticare di rallegrarti di essere grande».

Kirikù ha il coraggio di avere paura, non è uno sbruffone. Ha paura mentre striscia dentro la fonte, ha paura ad affrontare il mostro o nella tana della puzzola o quando è inseguito dal facocero. Ha paura che il termitaio rosso possa non aprirsi davanti a lui. Però sa superare i suoi timori, confidando nel buon senso, non disdegnando di farsi aiutare. Si rannicchia sulle ginocchia del nonno e gli confida: «A volte sono un po' stanco di essere sempre solo a battermi, e mi sento un po' piccolo e ho un po' paura». Kirikù di una cosa non ha mai paura: della verità. Sa che la ricerca della verità è la scelta migliore e che non va taciuta. Quando i bambini compongono una canzone per celebrare le imprese del piccolo amico che li ha salvati dalla piroga e dall'albero stregato, lui ammette che hanno ragione a cantare, poiché dicono la verità riguardo a quanto ha fatto. Si stupisce quando invece la gente del villaggio non crede alla sua parola riguardo al cambiamento avvenuto in Karabà: per tutti una strega non può cambiare, mentre lui è convinto di sì. Non rimane bloccato in un pregiudizio, anzi cancellando il passato da strega di Karabà le chiede di sposarlo. Il percorso avventuroso di Kirikù si può leggere allora come un cammino di iniziazione, un'uscita progressiva dall'infanzia acquisendo autonomia di giudizio, libertà di azione, maturità nelle scelte, capacità di amare autenticamente. Kirikù "diventa grande" per tutti questi motivi e prodigiosamente lo vediamo crescere sotto i nostri occhi, trasformandosi da bimbetto in un giovane aitante: è ormai un uomo interiormente, per questo può diventarlo anche fisicamente.

Titolo originale: Kirikou e la Sorcière.
Genere: Film d'animazione
Regia: Michael Ocelot.
Soggetto e Sceneggiatura: Michael Ocelot.
Paese di produzione: Francia, Belgio, Lussemburgo
Anno di uscita: 1999
Animazione: (colore) Inga Riba.
Musica: Youssou N'Dour.
Produzione: Didier Brunner, Jacques Vercruyssen, Paul Thiltges.
Distribuzione: Mikado film
Durata: 75'.
Interpreti/voce italiana: Veronica Pivetti (Karabà), Aroldo Tieri (Saggio della Montagna).
Valutazione del Centro Nazionale Valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana: accettabile/semplice
Tematiche: ragazzi; africa; adolescenza; libertà.


Condividi

kiriku-e-la-strega-karaba.html

Articoli correlati

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato su iniziative e novità editoriali
Figlie di San Paolo © 2024 All Rights Reserved.
Powered by NOVA OPERA