Una cosa è la fragilità di un oggetto, altra cosa è la fragilità di una persona. Ci sono fragilità diverse in ognuno di noi e i personaggi biblici, protagonisti della storia della salvezza non ne sono esenti. Essere fragili spesso non è un ostacolo, ma una chance... e Dio nel nostro essere "lucignoli fumiganti" intravede già la fiamma nuova come possibile realtà. Undicesima tappa del nostro percorso biblico/artistico sulla fragilità, seguendo il libro di Alberto Curioni.
Storie di Giuseppe Ebreo: Giuseppe venduto, di Francesco Ubertini (detto il Bachiacca), è il dipinto scelto da Alberto Curioni, autore di Il coraggio di essere fragili (Paoline), per approfondire, attraverso l'arte, la meditazione da lui proposta nel capitolo undicesimo del suo libro, Dal dubbio alla fede, dall'odio all'amore, dove i protagonisti sono i fratelli di Giuseppe.
Per gli incontri pastorali, ma anche per la fruizione privata, suggeriamo innanzitutto di proiettare o avere in altro modo sotto gli occhi il dipinto (su tablet, smartphone, notebook o stampando l'immagine). Dopo una breve introduzione sull'autore, il periodo, il perché della commissione e il luogo dove si trovava il dipinto, consigliamo un lungo momento di silenzio per poterlo guardare e gustare con attenzione. Dopo si possono leggere e meditare le pagine 125-135 del libro - soffermandosi prima di tutto sulla pericope evangelica - e, in seguito, sulla scheda con le note spirituali/artistiche del dipinto. Per ogni passaggio è importante prendersi il tempo necessario. Canti appropriati e/o brani musicali di sottofondo possono aiutare la preghiera e la contemplazione.
Francesco Ubertini, detto Bachiacca (1494 -1557) fu un pittore rinascimentale tra i principali protagonisti del manierismo fiorentino. Era figlio dell'orafo Ubertino di Bartolomeo (1446 - 1505) e fratello minore di Bartolomeo, detto Baccio (da qui l'appellativo Bachiacca) anch'egli pittore; il fratello minore invece, Antonio (1499 – 1572), fu uno tra i più ricercati ricamatori di Firenze, tanto che il Duca Cosimo De' Medici gli affidò intorno al sesto decennio del Cinquecento la realizzazione del prezioso "letto reale". L'opera, interamente intessuta di preziosi ricami e perle, servì per le nozze di Francesco de' Medici e Giovanna d'Austria.
La formazione artistica del Bachiacca avvenne inizialmente presso la bottega fiorentina del Perugino, dove probabilmente Francesco fu introdotto dal fratello Bartolomeo e successivamente dal Franciabigio. Questo periodo di apprendistato influenzò in maniera significativa i riferimenti artistici dell'autore i cui lavori risentono fortemente dello stile umbro tardoquattrocentesco interpretato però attraverso un linguaggio fiorentino che già prefigura la maniera di Raffaello.
Terminato il suo apprendistato nel 1511, l'artista eseguì una serie di quadretti di soggetto sacro e profano, mostrando una vivace fantasia nell'accostare figure e colori. In questa fase, pur continuando a prevalere l'influenza del Franciabigio, egli prese in considerazione alcuni elementi della produzione di Mariotto Albertinelli (1474 – 1515), fra Bartolomeo (1473 – 1517), Francesco Granacci (1469 – 1543) e Raffaello (1483 – 1520), rielaborandoli alla sua maniera: la capacità di coniugare stimoli e tendenze tra loro distanti divennero dunque il tratto comune dei dipinti di Francesco.
Tra il 1515 e il 1520 circa, Salvi Borgherini, uno dei più importanti banchieri fiorentini, commissionò ad un gruppo di pittori, proveniente dalle più importanti botteghe allora attive in città, la decorazione della camera nuziale per il figlio Pierfrancesco (1480 – 1558) in occasione delle sue nozze con Margherita Acciaiuoli, avvenute nel 1515. Salvi fece dunque realizzare da Baccio D'Agnolo (1462 – 1543) la boiserie e il mobilio intagliato mentre la testata del letto, i cassoni e le spalliere della camera, vennero decorati con dei pannelli raffiguranti episodi della Storia di Giuseppe ebreo da artisti come il Pontormo (1494 – 1557), Francesco Granacci, Andrea del Sarto (1486 – 1530) e lo stesso Bachiacca che, per l'occasione, realizzò ben cinque tavole tra cui Giuseppe venduto.
[Francesco Ubertini (detto Bachiacca 1494-1557), Storie di Giuseppe ebreo: Giuseppe venduto (1515-1516 ca), olio su tavola, Roma, Galleria Borghese]
Giacobbe si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero, nel paese di Canaan.
Questa è la storia della discendenza di Giacobbe.
Egli era giovane e stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre. Ora Giuseppe riferì al loro padre i pettegolezzi sul loro conto. Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più. Disse dunque loro: «Ascoltate questo sogno che ho fatto. Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio». Gli dissero i suoi fratelli: «Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me». Lo narrò dunque al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?».
I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne in mente la cosa.
Invidiosi della predilezione che il padre Giacobbe dimostra per l'ultimo nato Giuseppe, i fratelli decidono di sbarazzarsi di lui, vendendolo ad un gruppo di mercanti ismaeliti e dicendo al loro padre che era morto1.
La scena, di incerta interpretazione, dovrebbe mostrare Giuseppe condotto al cospetto dei mercanti dal fratello (riconoscibile dalla veste viola che lo contraddistingue anche in altre tavole del ciclo pittorico). Il più piccolo dei figli di Giacobbe però è qui raffigurato in età adulta e non fanciullo come si vede ad esempio nella scena di Giuseppe venduto a Putifarre del Pontormo, che dovrebbe essere cronologicamente successiva. Sullo sfondo compaiono un gruppo di figure vicine a un cavaliere, probabilmente identificabili nei fratelli che si spartiscono il ricavato della vendita.
Pur senza grandi innovazioni, Bachiacca si ispirò in questa scena alle stampe nordiche di Luca di Leida e Albrecht Dürer, come denuncia il chiaroscuro accentuato, la foggia degli abiti e il paesaggio sinistro e incombente sulle figure. I colori usati sono accesi e denotano un'influenza michelangiolesca tipica del manierismo fiorentino.
1. Cfr. Gen 37,28.
Storie di personaggi dall'Antico e dal Nuovo Testamento, visti nella loro fragilità creaturale o morale, e la storia meravigliosa della relazione che Dio ha intessuto con loro, prototipo della relazione che Dio vuole stabilire oggi con noi.