Una cosa è la fragilità di un oggetto, altra cosa è la fragilità di una persona. Ci sono fragilità diverse in ognuno di noi e i personaggi biblici, protagonisti della storia della salvezza non ne sono esenti. Essere fragili spesso non è un ostacolo, ma una chance... e Dio nel nostro essere "lucignoli fumiganti" intravede già la fiamma nuova come possibile realtà. Nona tappa del nostro percorso biblico/artistico sulla fragilità, seguendo il libro di Alberto Curioni.
L'obolo della povera vedova, di Raffaele Casnedi, è il dipinto scelto da Alberto Curioni, autore di Il coraggio di essere fragili (Paoline), per approfondire, attraverso l'arte, la meditazione da lui proposta nel capitolo nono del suo libro, Essere nella fedeltà, dove la protagonista è la vedova che getta solo "due monetine" nel tesoro del Tempio. Disprezzata da tutti è però vista e lodata, per il suo gesto, dal Maestro.
Per gli incontri pastorali, ma anche per la fruizione privata, suggeriamo innanzitutto di proiettare o avere in altro modo sotto gli occhi il dipinto (su tablet, smartphone, notebook o stampando/proiettando l'immagine). Dopo una breve introduzione sull'autore, il periodo, il perché della commissione e il luogo dove si trovava il dipinto, consigliamo un lungo momento di silenzio per poterlo guardare e gustare con attenzione. Dopo, si possono leggere e meditare le pagine 104-114 del libro - soffermandosi prima di tutto sulla pericope evangelica - e, in seguito, sulla scheda con le note spirituali/artistiche del dipinto. Per ogni passaggio è importante prendersi il tempo necessario. Canti appropriati e/o brani musicali di sottofondo possono aiutare la preghiera e la contemplazione.
Nato a Runo di Dumenza (oggi Luino, in provincia di Varese) Raffaele Casnedi (1822 – 1892), mostrò fin da subito una precoce attitudine alla pittura tanto che, già nel 1831, affrescò una cappella del cimitero di Cremenaga (Luino), rappresentandovi un Cristo crocifisso. Per la parrocchiale dello stesso paese eseguì poi, nel 1840, una tela ad olio raffigurante l'Annunciazione della Vergine1. La vocazione alla pittura lo indusse a frequentare dal 1840 al 1850 l'Accademia di Brera di Milano, dove divenne anche allievo di Luigi Sabatelli (1772 – 1850).
Conclusi gli studi, vinse nel 1851 il premio Roma, potendo quindi godere del pensionato artistico nella città capitolina fino al 1855. Il 12 febbraio 1856 fu nominato professore aggiunto alla cattedra di disegno di figura presso l'Accademia di Brera mentre, quattro anni più tardi, il 21 novembre del 1860, venne nominato professore ordinario di pittura.
Quella dell'insegnamento fu per il Casnedi una vera e propria vocazione. Vi profuse le sue doti umane e lo scrupoloso mestiere, divenendo, con Giuseppe Bertini (1825 – 1898) e con Francesco Hayez (1791 – 1882), maestro di un'intera generazione di pittori. Testimoniano l'abilità del maestro i nomi di alcuni dei suoi allievi, quali Pietro Bouvier (1839 – 1927) e Francesco Didioni (1839 – 1895) che superata l'esperienza accademica, appartennero alla nascente scapigliatura; e ancora Angelo Morbelli (1854 – 1919) e Giovanni Sottocornola (1855 – 1917), esponenti del divisionismo italiano.
Non accantonò però l'attività di pittore, alla quale si dedicò soprattutto nella decorazione di chiese, specie nella Brianza. Lo animava, nel farlo, uno schietto sentimento religioso che, unito all'abilità nel mestiere, lo resero sempre ben accetto ai committenti.
L'obolo della povera vedova venne dipinto da Casnedi come saggio per il secondo anno di pensionato a Roma. La tela, con la quale l'artista esordisce come pittore ad olio, venne presentata all'Esposizione braidense del 1854 ottenendo larghi consensi da parte della critica.
[Raffaele Casnedi (1822-1892), L'obolo della povera vedova (1854), olio su tela, Milano, Accademia di Belle Arti di Brera]
E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
L'interpretazione che Casnedi dà dell'episodio Evangelico si concentra unicamente sulla vedova che viene qui raffigurata in primo piano con abiti logori e consunti. Il volto emaciato della donna contrasta con quello del figlio che sembra, nonostante le condizioni della madre, il volto di un bambino in salute (forse a voler sottolineare la condotta irreprensibile della vedova stessa come genitore).
La donna, ritratta poco prima di inserire le monete nella cassa, rivolge lo sguardo verso l'alto, quasi in atteggiamento orante, o forse a cercare la figura di Cristo, qui rimasto fuori campo. Losguardo interrogativo del figlio si rivolge invece allo spettatore, inducendo in lui un coinvolgimento emotivo ancora maggiore.
A fare da sfondo alla scena, infine, è il grigiore delle mura del Tempio che, nella loro angosciante neutralità, focalizzano l'attenzione sulle due figure in primo piano.
1. Casnedi, Raffaele (ad vocem) in Treccani.
Il dipinto si presenta come un precoce esempio di scena di genere celata dal pretesto dell'episodio biblico, in cui Casnedi denuncia «una vena di Romanticismo, seppur di maniera, e una sorta di temperato verismo»2.
2. L'obolo della povera vedova. Casnedi, Raffaele (scheda) in LombardiaBeniCulturali.
Storie di personaggi dall'Antico e dal Nuovo Testamento, visti nella loro fragilità creaturale o morale, e la storia meravigliosa della relazione che Dio ha intessuto con loro, prototipo della relazione che Dio vuole stabilire oggi con noi.