La settima stanza

Ricerca sofferta e tragica quella di Edith Stein. Di origine ebraica, si converte al cattolicesimo dopo anni di studi filosofici, che la portarono verso un manifestato ateismo. La regista Marta Meszaros ne ripercorre gli anni più tormentati: l'instancabile lotta al nazismo.

Il Film

Il racconto ha inizio a Breslavia nel 1922. La filosofa Edith Stein convertita al cattolicesimo e battezzata con il nome di Theresia Hedwig, trova l'opposizione dei familiari che l'accusano di aver rinnegato la religione ebraica. A causa delle persecuzioni naziste, è costretta a rinunciare all'insegnamento e al posto di assistente del famoso filosofo Edmund Husserl. Le consigliano di espatriare insieme alle sorelle Elsa ed Erna che, con le rispettive famiglie, sono in partenza per gli Stati Uniti, ma Edith manifesta la sua decisione di andare in convento. Entra nell'Ordine delle Carmelitane Scalze di Colonia lasciando nello sconcerto tutta la famiglia e in particolare sua madre. Alla fine di un duro periodo di noviziato Edith prende i voti con il nome di Teresa Benedetta della Croce. Si trasferisce in Olanda insieme a sua sorella Rosa, anche lei convertita e monaca carmelitana. Catturate e portate nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, furono uccise nelle camere a gas il 9 agosto 1942.

Per riflettere dopo aver visto il film

Ricerca sofferta e tragica quella di Edith Stein. Una donna sempre coerente con la sua coscienza e con la ricerca della verità individuata nell'unione profonda con Dio. Di origine ebraica, si converte al cattolicesimo dopo anni di studi filosofici che la portarono verso un manifestato ateismo. La ricerca di Dio sarà per lei una conversione graduale della mente e del cuore che contraddistingue tutta la sua esistenza. La regista Marta Meszaros ne ripercorre gli anni più tormentati: l'instancabile lotta al nazismo, la sete di Assoluto, la ricerca di senso e il fine ultimo della vita. I momenti principali di questo cammino sono tratteggiati attraverso una narrazione intensa ed essenziale che lascia emergere con forza le doti umane e spirituali della protagonista. Un percorso tutto al femminile che esplora il cammino verso il divino in una ripetuta quotidianità fatta di rumori ovattati, luce soffusa, porte che si aprono e subito si chiudono. La macchina da presa si muove come attraverso una finestra aperta da cui è possibile scrutare le tappe di una moderna via crucis: la stazione, i treni carichi di deportati, il campo di concentramento, la camera a gas. Luoghi dolorosi dove Edith trova il significato della propria vocazione nel "pieno diritto di autodeterminazione come proprietà inalienabile dell'anima, mistero della libertà personale, davanti al quale Dio stesso si arresta". Sono queste le parole con cui spiega alla madre incredula il suo desiderio di farsi monaca.

Una possibile lettura

La settima stanza. Il titolo richiama le sette stanze o tappe dell'ascesi carmelitana secondo santa Teresa d'Avila. È facile per lo spettatore identificare nella settima stanza del film la camera a gas di Auschwitz, ma anche il gradino finale dell'itinerario che porta al luogo bramato della conoscenza assoluta. Edith dovrà offrire la propria vita per scoprire cosa si trova nella settima stanza. L'ultima scena del film, straordinaria nella sua perfezione linguistica, lacera il buio, lo sguardo è colpito dalla luce attraversata dal corpo nudo di Edith, piegato come un feto. Ad attenderla ci sarà la madre, finalmente ritrovata, che l'accoglie in un ultimo grande abbraccio. Un amore materno e filiale allo stesso tempo che percorre tutto il film. Fin da giovane studente Edith è affascinata dal mistero della vita e della morte. Per approfondire questa ricerca entra nella scuola di pensiero fenomenologico di Edmund Husserl. È toccante la spiegazione che nel film Edith fa di questo termine: «Un pianoforte è di per sé un mobile come tutti gli altri, ma diventa ciò per cui è stato creato solamente nel momento in cui viene suonato da qualcuno rendendolo vivo». Un film interessante e credibile che riesce a trasmettere senza distrazioni il desiderio dell'incontro totale con Dio.

Titolo Originale: Siódmy pokój
Genere: Biografico
Regia: Marta Meszaros
Interpreti: Maia Morgenstern (Edith Stein), Elide Melli (Rosa), Adriana Asti (Auguste), Jan Nowicki (Franz Heller), Jerzy Radziwilowicz (Hans), Ileana Carusio (Erna), Iwona Budner (Elsa), Giovanni Capalbo, Ryszard Lukowski, Anna Polony.
Nazionalità: Italia (1995)
Distribuzione: Morgan Film
Anno di uscita: 1995
Origine: Italia, Francia, Polonia, Ungheria
Soggetto e Sceneggiatura: Márta Mészáros, Eva Pataki, Roberta Mazzoni
Fotografia (Panoramica/a colori): Piotr Sobocinski
Musica: Moni Ovadia
Montaggio: Ugo De Rossi
Durata: 110'
Produzione: Francesco Pamphili per Morgan Film
Tematiche: Donna; Santità; Tematiche religiose
Valutazione del Centro Nazionale Valutazione film della Conferenza Episcopale Italiana: Accettabile/Complesso/Dibattiti

Note:
- Premio OCIC a Venezia 1995
- Premio Speciale per il Centenario "Sergio Trasatti - La Navicella Cinema" 1995

La settima stanza - dvd

La settima stanza

La Settima stanza coincide con la Camera a Gas. Il luogo della morte, della violenza barbarica e dell'assenza di Dio, diviene anche il luogo dell'unione mistica, dove il martire soffre come Cristo rendendolo presente dentro lo scandalo del male.

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