Non vedi che già sorge il nuovo Giorno?

Rivoluzione e Iniziazione

Il titolo del saggio di Marco Guzzi indica molto bene il contenuto del libro, un contenuto che potrebbe riassumersi in un concetto: provocazione. Non si tratta però di una provocazione che prelude al disagio di chi non se ne è ancora accorto. È piuttosto un invito allo stupore perché, sostiene l'Autore, siamo ogni giorno, ogni momento in questa alba del nuovo Giorno.

Il sottotitolo parla di Rivoluzione e di Iniziazione e, fin dalle prime pagine, lettrici e lettori sono invitati a una lettura non superficiale di queste parole che hanno poco a che vedere con qualcosa che - dati alla mano - è immediatamente constatabile. È l'Autore stesso che precisa come sia importante considerare che «questa "rivoluzione" è in realtà un processo millenario, che infatti in molti definiscono di portata "antropologica". Si tratta cioè di un "passaggio globale", verificabile a tutti i livelli dell'esperienza personale e collettiva, da una modalità di essere umani su questa Terra a un'altra». Stiamo quindi diventando noi stessi, stiamo preparando il nuovo Giorno e se facciamo tanta fatica ad accorgercene, se non ne assecondiamo l'impulso creativo, è solo perché siamo imprigionati dentro uno schema che l'Autore definisce egoico, uno schema cioè, che preferisce difendere se stesso e addomesticare il nuovo che avanza proiettando su di esso le proprie sicurezze, le conquiste e il sapere di adesso, anche se, volenti o nolenti, sappiamo che sta già passando. Questo schema riguarda l'ego personale, ma anche quello sociale che si identifica con i diversi assetti politici, economici, culturali sempre in stato di difesa, che fanno fatica a guardare oltre per il timore di perdere qualcosa e che si sforzano di difendere confini territoriali e culturali invocando per essi sovranità e identità nazionali. Eppure la storia è lì a dircelo: tutto quello che abbiamo costruito e che stiamo costruendo non è il frutto di sovrapposizioni, ma di integrazioni, di contaminazioni culturali che suppongono, necessariamente e inevitabilmente, la perdita di qualcosa per nuove visioni prima impossibili.

A riprova di questa verità, semplice ma faticosa da accettare, in questa conversazione con lettrici e lettori l'Autore invita a un ideale tavolo dei relatori i grandi filosofi, poeti, pensatori, teologi che nei secoli hanno dato voce a questo anelito di vita ulteriore in cui intravedevano il nuovo che già avanzava. Le loro visioni - che rileggiamo nelle pagine di questo saggio - ci fanno sentire contemporanei alle loro voci, che sentiamo come profetiche.
Siamo abituati a pensare le profezie come previsione di futuro, e lo sono, ma non in senso fatalistico. La profezia indica sentieri possibili, ma, come tutti i sentieri, bisogna percorrerli per contemplarne la ricchezza di paesaggi e scoprirne le mete. L'Autore cita, a questo proposito, un noto filosofo italiano, Mauro Ceruti, che nel suo libro Evoluzione senza fondamenti scrive: «Dobbiamo imparare l'arte del viandante che con il suo stesso passo genera i cammini sui quali posa i piedi».

L'umanità sta sperimentando dolorosamente la fine di un mondo, quello appunto dell'Ego, che sta consumando un intero universo di relazioni significative.

«Un mondo storico-culturale, infatti, non è altro che una rete di relazioni umane dotate di senso... che sviluppano rapporti significativi... Un mondo muore perciò quando il linguaggio di queste relazioni non parla più, non comunica più un senso vitale..., e si ritorna così nel caos, in una moltiplicazione babelica di lingue, che non uniscono più gli uomini, ma li isolano nella loro reciproca incomprensione».

In questo contesto faticoso e inquieto possiamo alimentare una nostalgia positiva che ci spinge verso una pienezza che - sostiene l'Autore - per i cristiani non è fondata su teorie elaborate e su parole di uomini illuminati, ma «deriva integralmente dalla specifica Rivelazione compiuta dal Cristo... Solo l'evento dell'Incarnazione del Verbo, infatti, coniuga indissolubilmente e per sempre, dentro la carne di un essere umano, il Regno (cioè l'Ordine) di Dio con questa storia terrestre degli uomini». Per intercettare i segnali di questa luce abbiamo bisogno di contrapporre al frenetico moltiplicarsi di voci e di rumori il silenzio, che non è solo assenza di parole, ma ascolto di parole nuove.
In una intervista recente il teologo Carlo Molari così definisce il silenzio: «Il silenzio è creare un ambiente di ascolto delle realtà che non possiamo ancora vivere... ma che riguardano il nostro futuro».
Siamo in un tempo faticoso; la pandemia ci ha obbligato a ridimensionare le nostre sicurezze; le diplomazie internazionali hanno mostrato tutta la loro insufficienza. Dentro questa fatica e questo dolore c'è una luce, quella appunto dell'Ordine del Giorno, che emerge faticosamente e luminosamente dall'Ordine dell'Ego, che manifesta invece i suoi caratteri patologici e nevrotici, in definitiva mortiferi.

Don Paolo Scquizzato, nel volume Ascoltare l'inaudito edito da Paoline, riporta una citazione del teologo, psicoanalista e psicoterapeuta tedesco Eugen Drewermann: «Gesù è colui verso il quale continueremo a camminare per sempre... Lui che ci ha insegnato a sentirci figli di Dio, fratelli e sorelle tra noi... Più andiamo avanti per la strada della nostra vita nel modo in cui lui ci ha preceduto, più ci accorgeremo di essere più belli, forti, felici, ma soprattutto sentiremo crescere in noi il desiderio dell'eternità».
È questo il nuovo Giorno di cui possiamo intravedere già le prime luci, avvolte nel buio, ma è così che arriva l'alba di ogni giorno.

Leggi un estratto del libro

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Non vedi che già sorge il nuovo Giorno?
Rivoluzione e Iniziazione

Nucleo centrale del volume è il concetto di rivoluzione come passaggio antropologico dall'Ordine dell'Ego all'Ordine del Giorno. L'Ordine dell'Ego è il sistema di questo mondo (e personale al tempo stesso) nel suo attuale stato di esaurimento; l'Ordine del Giorno è invece la nuova forma del mio io che si sta rivelando proprio attraverso la consumazione della mia configurazione ego-centrata, ed è al contempo il sistema di mondo che nasce proprio attraverso questo passaggio cruciale...

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