Riscoprire i Padri della Chiesa

Nei giorni 21 e 22 novembre 2015, la Libreria e la comunità Paoline di Milano hanno realizzato un seminario di studio e un ritiro spirituale sui temi della collana "Letture cristiane del I Millennio", con la guida di don Giuseppe Laiti, Docente di Antichità cristiane.

Il percorso intrapreso con la presentazione della Collana de "I Libri biblici", ha trovato sviluppo e completamento nella presentazione della Collana "Letture cristiane del I Millennio". Bibbia e Patristica, rappresentano i due polmoni che danno respiro e vita al catalogo dell'Editore, ne esprimono la ricchezza e la forza, traducono con efficacia il carisma e la missione Paolina nella Chiesa.

Ritorno alle origini

Don Giuseppe Laiti, presbitero della Chiesa veronese, docente di Antichità Cristiane, ci ha introdotte nella vita della comunità delle origini, facendo emergere, citando singoli testi e autori, le problematiche con le quali si sono confrontati i Padri: dal rapporto con il giudaismo e quindi l'approfondimento delle Scritture, all'incontro /scontro con il mondo greco romano, fino alla formazione di stili di vita cristiana e al modo di nutrirla. Ritornare ai primi secoli fa emergere i tratti plurali dell'esperienza cristiana: cristianesimo/cristianesimi, i pregi e il prezzo dell'inculturazione, le ragioni dell'ascesa del cristianesimo nella società antica.

I testi editati (53 volumi) coprono l'intera area dell'antichità cristiana, di espressione greca, latina e siriaca, dal finire del I secolo fino e oltre Sant'Agostino. Gli ambiti della vita cristiana spaziano dalla catechesi alla vita interna delle chiese, dalla riflessione teologica al movimento monastico. Per assaporare tutta la forza e la bellezza della letteratura cristiana dei primi secoli, nel ritiro spirituale Don Giuseppe ci ha proposto la riflessione sul tema:

"Come posso essere salvato?"

"Un giorno il santo abba Antonio, mentre dimorava nel deserto, fu preso dall'acedia e da grande tenebra di pensieri. E diceva a Dio: "Signore, voglio essere salvato, ma i pensieri me lo impediscono. Che potrò fare nella mia afflizione? Come posso essere salvato?". Sporgendosi un poco, Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi si alza dal lavoro e prega, poi di nuovo si siede e intreccia la corda, poi di nuovo si alza per pregare. Era un angelo del Signore inviato a correggere Antonio e rassicurarlo. E udì l'angelo che diceva: Fa' così e sarai salvo. Come udì queste parole, fu preso da grande gioia e coraggio e così fece e fu salvato".

da Antonio, Detti, 1 // Alfabetica 1; Sistematica VII, 1//

Meditazione

I detti di Abba Antonio sono stati setacciati diverse volte e le parole rimaste sono senza orpelli nell'essenzialità. I detti annunciano una parola che se è accolta e vissuta risveglia il nostro più profondo desiderio.

Antonio si ritrova nel deserto dominato da accidia e tenebra di pensieri. Nella vita quotidiana facciamo anche noi questa esperienza quando percepiamo che stiamo sprecando la nostra vita, non esprimendo i doni ricevuti. Antonio grida al Signore il suo desiderio di essere salvato da questa angoscia: «si sporge» allora un poco fuori di sé. Oggi questo movimento interno/esterno possiamo chiamarlo processo di disidentificazione perché ci consente di guardare questi contenuti senza farci trascinare nell'afflizione. I nostri perché diventano allora dei "come" dove non sono più le ragioni ideali ad agire ma quelle pratiche. Spostando l'attenzione dal sé Antonio vede un angelo che fa il mestiere di uomo: vede la vita di tutti i giorni con le sue quotidiane semplici incombenze e con l'alternarsi dei ritmi di lavoro e di preghiera. La via di salvezza non è diventare un angelo che vive fuori dagli intoppi quotidiani ma è accettare di ritornare alla condizione creaturale lavorando con le proprie mani mettendo a buon frutto ciò che Dio ci ha reso disponibile.

La parola di questi detti è fatta per essere vissuta in un movimento interno/esterno che ci fa uscire dalla tentazione di rimanere nell'autoreferenzialità. Solo allora la parola accolta, ci viene incontro e ci salva. Un percorso che richiede di essere vigilanti nel praticare la parola ascoltata per impastarla con la nostra umanità. È importante osservare, nominare e accogliere tutti gli stati d'animo, comprendendo il diverso significato che esprimono e il modo in cui diventano invocazioni di salvezza. L'attenzione cosciente ai movimenti interiori presiede poi alle decisioni e rimodella il nostro mondo interiore.

Quando il ritmo preghiera/lavoro si altera entriamo in uno stato di coscienza irreale, idealizzante, pieno di immagini e abitato dalle nostre fantasie. Che fare? Riprendere gradualmente la nostra attività nella giusta relazione preghiera/lavoro e nella dimensione comunitaria, con la pratica della Parola che mai si esaurisce.

A cura di Giusy Carrara e Gualtiero Esposito


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