SPAM: fare spazio, liberarsi

Le 10 parole della comunicazione /3

Lo Spam, ossia la spazzatura digitale, è un fenomeno che non guarda in faccia nessuno: sia gli esperti di informatica che gli utenti alle prime armi.

Le 10 parole 1

1. La parola alla parola

L'origine del termine spam è piuttosto curiosa. Per conoscere il significato di spam (e quindi di spamming e spammer) bisogna riferirsi alla lingua inglese. La parola spam è formata dalla contrazione di sp(iced), "spezia" e (h)am, "prosciutto" che indica la carne suina speziata.


Le 10 parole22. La parola della rete 

Tra la posta elettronica chissà quante volte abbiamo ricevuto messaggi a carattere pubblicitario, inviati a migliaia di indirizzi e-mail, spesso raccolti in maniera automatica dalla rete, che però non sono mai stati richiesti direttamente dalle persone.

Sono messaggi indesiderati, di natura commerciale e promozionale, che rischiano di riempire, senza consenso, la nostra casella di posta elettronica. Ma non solo. Il fenomeno riguarda anche la condivisione continua e indiscriminata di messaggi pubblicitari sui nostri profili social, la pubblicazione di post sul nostro blog senza alcuno scopo. È la cosiddetta posta spazzatura con i suoi messaggi privati di "compra", "prova", "contattaci".

Nel linguaggio informatico queste pratiche sono denominate spamming, dette anche fare spam o spammare. Il termine spam, come si accennava prima, è legato a una marca di carne di maiale e prosciutto in scatola, SPAM, prodotta fin dal 1937 da una nota azienda statunitense.

Ma qual è la relazione tra la carne di maiale in scatola e la posta elettronica indesiderata?
Il collegamento nasce negli anni '70 ed è costituito da una scenetta interpretata dal gruppo comico britannico dei Monty Python's Flying Circus. Alcuni clienti, siedono in un ristorante, e ordinano dei piatti «senza» SPAM, ma la cameriera disattende questa richiesta e insistentemente propone piatti solo a base di "spam" ("uova e spam, uova pancetta e spam, salsicce e spam" e così via), malgrado, da parte dei clienti, l'ordinazione dei piatti sia senza SPAM.

Questa storiella non ci spiega ancora il nesso tra il termine spam e l'invio di e-mail spazzatura.
Per questo bisogna risalire al 1994, quando due avvocati di Phoenix (Arizona, USA), Canter & Siegel, hanno attratto l'attenzione dei media americani inviando un messaggio di posta elettronica per pubblicizzare e promuovere un loro servizio di immigrazione da 99 dollari a migliaia di utenti che non ne avevano fatto richiesta.
Questo fu certamente il primo invio di e-mail indesiderate che ha aperto la porta al fenomeno dello spam, tutt'oggi molto presente nel mondo digitale.


Le 10 parole 343. La parola e la vita

Per definizione lo spam viene inviato senza avere il consenso esplicito dei destinatari a ricevere comunicazioni. Sembra che il 50% dei messaggi di mail in Europa sono indesiderati.

Uno spammer, cioè l'autore dei messaggi spam, ha come obiettivo la pubblicità di particolari e innocue offerte commerciali, ma può spingersi fino alla vendita di materiale pornografico o illegale. Una percentuale di messaggi indesiderati ha anche un carattere non commerciale; alcuni comprendono i messaggi di propaganda politica e le cosiddette catene di Sant'Antonio.

Ogni giorno assistiamo a queste pratiche comunicative molto fastidiose e moleste perché la lettura di messaggi e-mail non richiesti ci fa perdere tempo prezioso. Ma come si può limitare l'invasione dello spam? Anzitutto il provider (azienda che fornisce il collegamento a Internet) può mettere in atto sistemi di difesa attraverso programmi che sanno riconoscere le e-mail spazzatura. Poi ogni persona deve avere cura del proprio indirizzo di posta elettronica, sapendo che si tratta di dati sensibili che non devono essere divulgati con superficialità. Un consiglio: quando, per procedere nella navigazione, ci viene richiesto di fornire i nostri dati e soprattutto l'indirizzo di posta elettronica, create un indirizzo fittizio, un indirizzo "civetta" per questi scopi; in tal modo sarà sempre possibile modificarlo in quanto indirizzo inutile.


paoline pgv dieci parole icone24. Una Parola di vita

Mentre riflettevo su quale brano del Vangelo potesse dirci qualcosa circa la necessità di liberarci da ciò che rallenta il cammino, da quello che blocca la crescita interiore, mi sono ritrovata a pensare alla pagina evangelica di Marco in cui Gesù «chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro"» (Mc 7,14-16).
Diversamente dallo spam che viene a intasare dall'esterno la nostra posta elettronica senza chiederci alcun permesso, ciò che invece rovina la nostra esistenza, che ci contamina interiormente non è legato alle condizioni esterne, ma viene da dentro, dall'io stesso dell'essere umano. Infatti dice Gesù che dall'interno, dal nostro cuore «escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Mc 7,21-22).

Quanto spam, non solo digitale, rischia di abitare il nostro quotidiano! Ma come fare pulizia interiore, come liberarci da ciò che è "spazzatura" per fare spazio a un cuore purificato, libero?
Anzitutto occorre riconoscere e accettare i lati oscuri presenti dentro di noi, anche se essi non sono l'ultima parola per la nostra vita.
Posso liberare solo ciò che ho accettato. La consapevolezza del nostro limite, di "ciò che non vorremmo" ci svincola dalla «intima presunzione di essere giusti».
Questo sguardo realista su noi stessi ci consente di capire le motivazioni che stanno al fondo delle nostre decisioni e scelte, ci permette di discernere e comprendere ciò che va mantenuto rispetto a ciò che va lasciato o buttato, perché non conduce al bene, alla verità.
In sostanza diventiamo liberi perché siamo veri.

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Rubrica a cura di Paoline PGV

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