Nella quarta tappa dell'itinerario "Beati voi", in preparazione alla GMG di Cracovia, consideriamo la felicità dei miti.
È capitato che un gruppo di adolescenti intendesse beati i MITI come coloro che sono famosi, i miti sportivi, cinematografici... forse non sono proprio questi i miti di cui parla il Vangelo... Ma allora chi sono? Tra tutte le beatitudini questa sembra quella rivolta alle persone meno incisive nella società. Forse per questo motivo può riguardare da vicino tutti noi!
Seguiamo i cinque "step": La parola a Gesù; Vuoi essere felice?; Se la felicità fosse....; Alla ricerca di senso; Connessi con Dio (vedi Introduzione).
«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra». (Mt 5,5)
«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita». (Mt 11,29)
Questa beatitudine si distacca dalle prime due in cui Gesù si rivolge a coloro a cui manca qualcosa (i poveri, i mancanti in spirito; gli afflitti che non hanno consolazione). Il termine MITI infatti richiama una qualità che si possiede o si acquisisce, la capacità di relazionarsi con il prossimo. I miti sono persone che accolgono con serenità l'altro, lasciandogli spazio per crescere, senza sopraffarlo e senza ricorrere alla violenza. Ma non si tratta solo di non essere violenti, molto di più. Possiamo allora fare nostra questa beatitudine perché tutti, siamo chiamati a entrare in contatto con chi ci sta accanto e quello della mitezza può diventare uno stile di vita. Come? Torniamo alla Parola. Leggiamo il Salmo 37: Il Signore ama i miti. Seguiamo Gesù, nostro maestro e modello di mitezza, (Mt 11,29); è un re che si manifesta non nel segno della potenza, ma della mitezza (Mt 21,5). Anche san Paolo invita i cristiani delle prime comunità a coltivare la mitezza (Gal 5,22; 1Tim 6,11).
Spesso capita di pensare a come poter essere felice... Se avessi... Se potessi fare... Forse in tanti spendiamo le energie a difendere i nostri interessi, a volte anche senza rispettare il volto dell'altro. Poi mi accorgo che i momenti in cui sono più felice sono gli incontri con le persone, attività fatte insieme, risate condivise. Felice è sinonimo insieme. Per stare insieme scelgo di guardare l'altro con rispetto, attenzione.
Mi piace pensare al mite come a colui che custodisce, che si prende cura. Mi vengono in mente alcune caratteristiche: il mite è paziente, sa aspettare i tempi delle persone e delle cose; il mite è fedele, supera le tempeste senza scappare ma rimane accanto; il mite è attento e creativo, trova tutti i modi per prendersi cura; il mite è silenzioso, non fa rumore o pubblicità; il mite è sensibile, si lascia toccare dai sentimenti dell'altro, ma anche forte perché resiste con fermezza e temperanza alle difficoltà. I miti sono in grado di custodire i doni di Dio, la terra, le cose e gli esseri umani.È facile a questo punto capire perché la ricompensa per i miti è quella di ereditare la terra: ricevono in dono qualcosa che hanno già custodito, curato, fatto crescere in tutti i suoi vari aspetti.
Si dice che i giovani leggono poco ma voglio proporre un libro per comprendere la beatitudine della mitezza con gli occhi di oggi. Ebbene, se la felicità fosse un libro, in questo caso sarebbe IL PICCOLO PRINCIPE. La trama del libro di Antoine De Saint–Exupery è nota: Un pilota precipita nel deserto e incontra il Piccolo Principe che gli racconta il viaggio che ha compiuto per arrivare sulla Terra, passando per 7 pianeti, su cui ha incontrato strani personaggi, che sottolineano il lato ridicolo degli affanni umani. Alla fine giunge sulla Terra e si mette alla ricerca degli uomini. Si imbatte in una volpe che desidera essere addomesticata, per instaurare un'amicizia con il Piccolo Principe di cui apprezza il modo in cui si prende cura della sua rosa. Insieme al pilota poi va alla ricerca di un pozzo. Qui il Piccolo Principe incontra un serpente e, attraverso il suo morso, si libererà del suo corpo pesante per il viaggio: vuole tronare a casa a prendersi cura della rosa.
Il Piccolo Principe è il ritratto del mite. Innanzitutto una delle caratteristiche che emerge è che la felicità nasce dalla pazienza e non dalla quantità in quanto è, come dice la beatitudine, dono e relazione. Dice la volpe al capitolo XX «Se tu vieni alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore».
Il nostro piccolo modello di mite non ha fretta e sa guardare, gustare il panorama, vedere il mondo e le cose belle con gli occhi pieni di una sana curiosità. Nel capitolo XXII dialoga con un controllore ferroviario: «"Hanno tutti fretta, che cosa cercano?" "Lo stesso macchinista lo ignora", disse il controllore. Un secondo rapido illuminato sfrecciò. "Ritornano di già? Non erano contenti là dove stavano?" domandò il piccolo principe. "Non si è mai contenti dove si sta. Dormono là dentro, o sbadigliano tutt'al più. Solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri. Quelli sì, che sono fortunati" disse il controllore».
Il Piccolo principe è un mite che spesso si commuove e piange perché è in grado di sentire quello che l'altro sente. È colui che è fedele alla sua piccola e amata rosa, con tutti i suoi difetti e che se ne prende cura. Con sa sua testimonianza spinge gli altri a farlo; scrive il pilota al capitolo XXIV: «Ecco ciò che mi commuove di più in questo piccolo principe addormentato: è la sua fedeltà a un fiore, è l'immagine di una rosa che risplende in lui come la fiamma di una lampada, anche quando dorme».
Vi invito a leggere però soprattutto il capitolo XXVI. Racconta il momento difficile per il Piccolo Principe in cui si lascia mordere dal serpente. Mite si lascia sopraffare. Ma non perché codardo, pauroso, rassegnato. Deciso a tornare a custodire la sua rosa, consapevole di dover lasciare qualcosa e di dover soffrire. In silenzio. Non dimenticandosi di donare in ricordo al pilota la risata serena e gioiosa delle stelle.
Vi segnalo, inoltre, il libro Il piccolo principe della misericordia, di Maurizio De Sanctis, che rilegge le opere di misericordia, corporali e spirituali, nella chiave della fiaba di A. de Saint Exupery. In fondo a questa pagina trovate un estratto del libro, in formato sfogliabile.
La mitezza è difficile da vivere ma so che anche tu sei alla ricerca di una radice profonda per fondare la tua vita. Ti faccio una proposta per provare a vivere concretamente oggi questa beatitudine. Il Piccolo Principe ci ha mostrato un modo nuovo di vedere e abitare il nostro mondo: la terra. Viviamo tutti con grande naturalezza e a volte in modo scontato l'ambiente digitale. Proviamo a farci portatori di mitezza in queste nostre relazioni. Abitiamo la rete come la abiterebbe il Piccolo Principe! Come la abiterebbe Gesù! Scrivi nella nostra pagina FB Paoline e Giovani un’idea per vivere questa beatitudine.
In uno spazio di silenzio, rivolgi a Dio la tua preghiera:
Gesù sei nel mio cuore.
Io credo nel tuo amore fedele per me.
Custodiscimi nel tuo cuore, perché io ti appartenga.
Nulla mi separerà dal tuo amore.
Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore mite e umile come il tuo.
Io ti appartengo e tu puoi fare di me qualsiasi cosa ti piaccia, e nulla mi separerà dal tuo amore.
Insegnami come dare la tua mitezza, la tua bontà, il tuo pensiero che sazia,
cosicché tutti possano capire e vedere quella mitezza, quella bontà, quel pensiero che sazia.
Possano accorgersi che io ti appartengo. (Madre Teresa di Calcutta)
Veronica Bernasconi, fsp
scarica il PDF della scheda - scarica un assaggio del libro: Il Piccolo Principe della Misericordia
Articolato in quattordici capitoli, il libro presenta le opere di misericordia corporale e spirituale utilizzando la forma letteraria della fiaba per adulti.
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