Nella terza tappa dell'itinerario "Beati voi", in preparazione alla GMG di Cracovia, consideriamo la consolazione offerta a coloro che sono nella tristezza.
Leggendo e soffermandomi su questa Beatitudine, mi sono detta più volte che, è davvero un paradosso la proposta di Gesù, insita in essa. Secondo il Vangelo di Matteo, prima del capitolo quinto, in cui Gesù sale sulla montagna e con Lui i suoi discepoli e la folla che lo seguiva, incontriamo un Gesù cercatore di uomini e donne che desiderano essere liberati, e desiderano felicità!
Seguiamo i cinque "step": La parola a Gesù; Vuoi essere felice?; Se la felicità fosse....; Alla ricerca di senso; Connessi con Dio (vedi Introduzione).
«Beati coloro che sono nel pianto, perchè saranno consolati». (Mt 5,4)
«Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano». (Mt 4,23-25)
Non ci è difficile allora, guardare anche noi, con gli occhi di Gesù o per lo meno cercare di metterci dalla sua prospettiva, e farci condurre dal regista, che è Matteo, in questa scelta di inquadratura sulla folla che è una soggettiva del protagonista, cioè di Gesù. Ed eccoci che anche noi vediamo ciò che sta vedendo Gesù, almeno da un punto di vista fisico, e cerchiamo di cogliere anche la prospettiva della folla la quale aveva davanti a sé un maestro del tutto originale! Non aveva bisogno di spiegazioni, nell’ascoltare la beatitudine proposta da Gesù, quella gente che lo seguiva, poiché si sentiva afflitta, inferma, paralizzata e bisognosa di una Parola di Felicità, di una Parola di salvezza come sa fare solo Dio che ci libera e non vuole niente in cambio.
Ecco, finalmente è arrivato Uno che valorizza persino la nostra afflizione, al punto che diviene motivo e spazio della consolazione divina! Ora sono beati, siamo beati anche noi, non perché siamo afflitti o perché soffriamo. Dio non vuole la sofferenza di nessuno, tantomeno dei suoi figli! Ma, se nel momento in cui sperimentiamo l’afflizione, per i motivi più svariati, e se in questa esperienza e del limite umano, facciamo entrare lo sguardo di Dio e permettiamo a Lui di entrarvi e di toccare la nostra afflizione, Lui ci consola! La sua consolazione ha il sapore della liberazione che non è solo una dinamica psicologica, ma un’esperienza che ci rende felici perché ci rende umani, capaci di riconoscere che Lui, il maestro Gesù, ci restituisce davvero la bellezza della vita e della relazione divina! Possiamo così sperimentare la sua salvezza nella nostra vita personale e familiare e “arrenderci” alla gratuità della consolazione divina, che ci rende più somiglianti al Dio di Gesù che libera ed è liberante!
Mentre riflettevo su questo atteggiamento di Gesù e sulla sua proposta di consolazione nell’afflizione, ho rivisto davanti ai miei occhi la folla di uomini, giovani, bambini, mamme e ragazzi scendere dalla nave in uno dei tanti porti del nostro sud Italia e delle nostre coste. Osservando il loro volto ho letto quell’afflizione al limite della disperazione su alcuni e su altri quell’afflizione trasformata in speranza per essere approdati in un porto che ha l’odore del mare buono, l’odore di vita nuova, di consolazione! Di afflizione, di forza e di desiderio concerto di trasformarla in qualcosa di buono, parla il personaggio del film The water diviner, interpretato e diretto da Russell Crowe, tratto dall’omonimo romanzo, scritto da Andrew Anastasios e Meghan Wilson-Anastasios.
Il premio oscar Russell, è il protagonista di questo film che oltre a voler essere e far memoria per tutti i giovani australiani morti in Turchia durante la prima guerra mondiale, è un inno all’amore paterno, alla propria terra e al desiderio di continuare a cercare la vita anche quando tutto sembra perduto. Siamo nell’Australia del 1919 e Joshua Connor, contadino e soprattutto esperto nel trovare l’acqua nel sottosuolo, decidere di lasciare la sua terra per andare a recuperare i resti dei figli morti o dispersi sul campo di Gallipoli, in Turchia. Joshua Connor è il padre che vuole mantenere la promessa di riportare a “casa” una parte della sua famiglia, promessa fatta alla moglie prima che il dolore materno la uccidesse. I tre giovani figli, erano partiti per combattere nell'ANZAC: Australian and New Zealand Army Corps, corpo militare che fece parte della Spedizione nel Mediterraneo (Mediterranean Expeditionary Force) britannico durante la Prima guerra mondiale. Connor, una volta arrivato in Turchia, deve superare, mettendo a repentaglio la sua vita, gli intralci degli ufficiali e della burocrazia dell'esercito britannico, ma trova un leale aiuto nel maggiore turco, Hasan, che nel corso della guerra si trovava a combattere sul fronte opposto e che ha salvato la vita a uno dei figli di Connor, Arthur, il figlio maggiore. “Un uomo si giudica dall'amore che ha per i suoi figli, non da ciò che la vita ha fatto loro”, afferma l’affascinante Ayshe, interpretata da Olga Kurylenko che accoglie Connor nel suo albergo e, con la sua presenza, segnerà positivamente la vita del contadino australiano.
Una storia all’insegna dell’opportunità di trasformare il dolore in vita, di sperare sempre, anche di fronte all’ostilità di molti e di cercare il bene anche dentro un’esperienza di male e di dolore. “La speranza è necessaria dalle mie parti”.
Vedi trailer in fondo alla pagina
Anche tu sei alla ricerca di motivazioni per dare senso a un’esperienza di dolore e di afflizione? Scrivi nella nostra pagina FB Paoline e Giovani l’idea che questa scheda ti ha suggerito per vivere questa beatitudine.
In uno spazio di silenzio, fermati a riflettere su quanto la Parola, il film e la nostra riflessione hanno suscitato in te; poi trasformalo in preghiera:
Vedo un uomo camminare,
vedo un uomo dal volto afflitto,
vedo e sento un uomo con nel cuore il battito dei figli,
vedo un'umanità che cerca acqua, che cerca casa, che cerca una terra!
Signore, vedi anche Tu quello che vedo io? Vedi la nostra afflizione?
Vedi che siamo incapaci di accogliere e di condividere pane, casa e terra?
Vieni in nostro aiuto e cambia la nostra afflizione in gioia e in vita!
Tu sei la nostra Terra, Tu la nostra acqua!
Teresa Beltrano, fsp
scrivi nella pagina Paoline e giovani dove potrai anche scambiarti con altri giovani
e/o nella pagina di Paoline dove potrai trovare altre proposte interessanti