Dentro la sofferenza, da combattenti

#QuaGiò: Quaresima Giovane /6

Il nostro cammino è giunto quasi alla fine: inizia la Settimana Santa. Il profeta Isaia, da cui è tratto il versetto della nostra riflessione, ci aiuta ad entrare nella sofferenza di Gesù. Sofferenza, dolore... esperienze lontane da noi? Per papa Francesco no, spesso il cristiano piange. E se provassimo a vivere il dolore "da combattenti"? Condividi le tue riflessioni sui social con l'hashtag #QuaGiò, dopo aver letto quanto proposto.

#QuaParola1. #QuaParola: leggi il versetto biblico

«Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio... non mi sono tirato indietro» (Is 50,5).

La Parola della liturgia di oggi è davvero abbondante e il lungo Vangelo della Passione di Gesù meriterebbe uno spazio ben più ampio. Ma la storia già la conosciamo, forse abbiamo bisogno di altro, abbiamo bisogno di una password per entrare in quello che il racconto tragico della morte di Gesù svela tra le righe.

Il versetto della prima lettura tratto dal profeta Isaia ci può aiutare perché ci dice l'identità profonda di Cristo e la sua scelta di come vivere la propria situazione. Si tratta di una parte del brano conosciuto come il "terzo canto del servo sofferente". Il profeta, in pratica, attraverso un linguaggio poetico e metaforico, mette in bocca alcune parole al Messia che dovrà venire ed è già significativo che questo Salvatore sia caratterizzato come servo e come sofferente.

È spesso facile per noi riferire le parole che leggiamo nella Bibbia a noi stessi, ma oggi proviamo a fare un esercizio: immaginiamo che sia Gesù stesso a parlare e facciamogli dire anche le parole che seguono il versetto precedente: «Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste». Gesù è colui a cui il Padre parla, colui che sa ascoltare e capire la sua strada, ma soprattutto colui che sa entrare dentro la sofferenza e decide di non sottrarsi, con la convinzione di essere con-Dio!
Anche Paolo, nella lettera ai Filippesi della seconda lettura, riconosce la capacità di Gesù di entrare fino in fondo al dolore in modo consapevole e di trovare in Dio il massimo della gioia: «Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò». Proviamo allora a rileggere la passione tenendo a mente queste caratteristiche di Gesù: servo, consapevole, sofferente, fiducioso.

 

#QuaVita2. #QuaVita: vivi la relazione con Dio nel quotidiano

«E noi dobbiamo dircela la verità: non tutta la vita cristiana è una festa. Non tutta! Si piange, tante volte si piange. Quando tu sei ammalato; quando hai un problema in famiglia... Tanti problemi, tanti che noi abbiamo. Ma Gesù ci dice: "Non avere paura!". Essere coraggioso nella sofferenza e pensare che dopo viene il Signore, dopo viene la gioia, dopo il buio arriva il sole» (Omelia di papa Francesco il 30 maggio 2014).
Ha ragione il papa: la sofferenza è parte della nostra vita. E dobbiamo darci il permesso di provarla. A volte qualcuno rischia di fronte al dolore di dire frasi del tipo: "Tutto sommato c'è chi sta peggio di me", "massì, il Signore risolve tutto"; certamente tutto vero ma prima, in quell'angoscia, bisogna starci dentro, si deve riconoscere e affrontare.
La prima cosa che credo possiamo fare è toglierci i sensi di colpa per quello che sentiamo e avere la libertà di gridare a Dio tutta la nostra rabbia, la nostra fatica. Dopo, solo dopo, possiamo fare una cosa fondamentale: scegliere. Prima di tutto scegliere di ascoltare come questo tormento ci sta parlando, cosa ci vuole dire, quale sguardo di Dio sulla nostra vita illumina. Poi possiamo scegliere come abitarla questa pena. Gesù ha scelto consapevolmente di farsi carico di tutta l'afflizione fino in fondo. Anche noi possiamo guardare in faccia la sofferenza e sfidarla con coraggio perché, se passa per la morte, arriva alla resurrezione: il Padre, siamo sicuri, ci sta accanto e questo non ce lo insegna una teoria ma il suo amore per il Figlio amato, per me, per te, per tutti.

 

#QuaWeb3. #QuaWeb: naviga con la Parola come bussola

Sì, si tratta di sfidare e combattere il dolore senza lasciarci vincere. Non mi è mai piaciuta l'immagine della fede come un combattimento perché mi è sempre sembrata troppo legata alla guerra, allo scontro, al fatto che ci debbano essere vinti e vincitori. Ma c'è una canzone che mi ha fatto un po' cambiare idea; si tratta di Combattente, di Fiorella Mannoia, e il ritornello è molto interessante: «Perché è una regola che vale in tutto l'universo / Chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso / E anche se il mondo può far male / Non ho mai smesso di lottare / È una regola che cambia tutto l'universo / Perché chi lotta per qualcosa non sarà mai perso / E in questa lacrima infinita / C'è tutto il senso della vita».
Se il male non lo affrontiamo, abbiamo già perso. Il fatto di combattere per qualcosa, invece, dice anche la nostra identità, ci rende consapevoli di noi stessi, del bene che abbiamo e che siamo. E questo lottare contro la sofferenza cambia il mondo.
Diceva don Pino Puglisi: «Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto». Queste parole, alla luce del Vangelo, potrebbe averle non solo dette, ma anche vissute Gesù che non ha avuto paura di soffrire fino alla morte per ciascuno di noi con un unico fondamento e scopo: l'amore.
E tu come hai vissuto in passato il dolore? Come ti rapporti con la sofferenza? Che tipo di combattente sei?

 

#QuaGiò4. #QuaGiò: provati e tagga

Quali sofferenze vorresti consegnare a Gesù crocifisso? Prega, rientra in te stesso, scrivile e, se vuoi, condividi qualcosa della tua riflessione sui social con l'hashtag#QuaGiò.

  #QuaGiò: stacca, prega, vivi
 

Il percorso

  1.  Cos'è la felicità - I settimana |   2. Dov'è il tuo Tabor? - II settimana |   3. Stare fermi o camminare - III settimana |   4. L'amore corre incontro - IV settimana  |    5. Rassegnazione o stupore - V settimana | 6. Dentro la sofferenza da combattenti - VI settimana


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