Giovani e... coraggio

La vita ci domanda continuamente atti di coraggio. Ogni esperienza che lo richiede ci conduce ad abbandonare le nostre certezze per affrontare l'imprevisto, e misurarci con l'insicurezza. Senza coraggio non si va avanti e non si cresce. Il coraggio è il passaporto per il cambiamento.

Cercare l'origine delle parole ci aiuta a comprenderne meglio il messaggio. Se andiamo a verificare l'etimologia della parola "coraggio", scopriamo che è un termine composto e ci rimanda al suo significato latino di cor (cuore) habere (avere) o cor agere (agire col cuore). In ambedue i sensi il coraggio è una forza che la stessa origine del termine indica collocata nel cuore, in quello che si riteneva essere il centro vitale della persona. Per essere coraggiosi occorre avere un cuore che "spinge" all'azione, capace di generare gesti e scelte che ci mettono in gioco per raggiungere "un di più" al quale tutti tendiamo. Nelle piccole e grandi scelte che ci troviamo a fare ogni giorno il coraggio qualcuno lo prende a due mani, qualcun altro scopre, come don Abbondio, che il coraggio proprio non ce lo si può dare.

Il coraggio è ciò di cui l'umanità ha sempre avuto bisogno e ancora di più oggi è necessario per la nostra contemporaneità, presa nelle maglie di questo sconosciuto virus che ha generato un allarme planetario senza precedenti.
Cosa significa per noi essere coraggiosi nella nostra quotidianità in un momento in cui la paura sembra essere un virus ingovernabile? In questo momento di emergenza sanitaria, economica e sociale che si estende a livello globale, il neurologo Rosario Sorrentino afferma che questo è il momento del coraggio della paura. Potrebbe apparire come una contraddizione. Infatti il coraggio non è la mancanza della paura, ma è la consapevolezza della paura. La paura è presente laddove c'è serietà di decisione. Non si tratta di annullarla o zittirla. Lasciamola vivere in noi e ci accorgeremo che essa non ha la forza di dire l'ultima parola che rimane invece al coraggio di rischiare, disposti anche a sbagliare. Scriveva il Beato Alberione: «Sbaglia chi fa, ma chi non fa sbaglia due volte».
Con il coraggio la prova del nove non esiste: il margine di incertezza si supera con una consegna di se stessi. Il coraggio cresce in noi nella misura in cui coltiviamo gli ideali di una vita spesa per qualcosa o meglio per Qualcuno.

Strano ma è così: non si può vivere per se stessi in un atteggiamento di falsa prudenza. Il coraggio è un colpo di testa non irrazionale, ma super razionale: dopo aver valutato, riflettuto e sperimentato, non rimane che tirare le somme, e farlo non per evidenza razionale, ma in nome di un osare e sperare.


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