Cosa c'è in comune tra i Giovani e il Sinodo dei Vescovi in corso a Roma, dal 3 al 28 ottobre? Perché il tema del Sinodo è: "Giovani, fede e discernimento"? La parola d'ordine è vicinanza.
La Chiesa riconosce che «le sue comunità sono poco abitabili dai giovani» e ha bisogno di ascoltarli, di avvicinarli, di conoscerli da vicino. Papa Francesco cerca la vicinanza con la gente di oggi, ma soprattutto desidera accorciare le distanze con le nuove generazioni. Non si può parlare dei giovani per sentito dire o in modo teorico, ma è necessario ascoltarli senza giudizi o pregiudizi. E con i lavori del Sinodo il Pontefice desidera che i sogni dei giovani siano materia viva per la Chiesa, vuole mettere a fuoco la genuinità e la novità che proviene dall'universo giovanile.
Francesco sembra dire a tutti i giovani, credenti e non credenti: mi interessi, voglio avere cura di te. Insomma la Chiesa è disposta a metterci la faccia e il cuore, ad ascoltare e interrogarsi, a rimettersi in gioco con il mondo giovanile che sembra aver disertato l'ambito ecclesiale.
La stessa parola "sinodo", che deriva dalle due parole greche syn e odos, significa camminare insieme e indica proprio il percorso da fare con i giovani: conoscere cosa cercano, dare loro un posto nella Chiesa, non lasciarli soli nelle scelte fondamentali della vita perché «l'amore è vicinanza» (Papa Francesco).
Non voglio, però, solo "parlare" dei giovani. Come attuale Responsabile della Pastorale Giovanile e Vocazionale della mia Congregazione, da anni impegnata nella Pastorale Universitaria di Roma Tre, ho la gioia e la responsabilità di frequentare molti di loro. In uno degli ultimi incontri, proprio in vista del Sinodo dei Vescovi sui Giovani, ho posto loro alcune domande:
Cosa chiedono i giovani alla Chiesa?
Carlotta, 17 anni, Roma: «Alcuni giovani si aspettano un Dio sempre buono, che non faccia scatenare guerre, ma non comprendono neanche cosa sia la fede. Comunque, per me, la Chiesa segue troppi dogmi e non è molto aperta a noi giovani. Forse non riesce a mostrare veramente il suo lato "cristiano"... dovrebbe manifestare di più l'amore di Dio, impegnandosi a lasciarci più spazio. Dovrebbe renderci più partecipi della vita della Chiesa, della comunità ecclesiale. Penso che la Chiesa deve essere un ambiente dove si respira comunione non solo tra i giovani ma anche tra le persone adulte e i sacerdoti della parrocchia».
Alessandro, 21 anni, Ostia: «Penso che la Chiesa deve essere anzitutto un aiuto per i giovani. Durante il mio cammino ho avuto difficoltà a frequentare l'ambiente ecclesiale perché vedevo la Chiesa molto lontana dalla mia vita. Poi ho cominciato ad andare in parrocchia. Ho potuto riscontrare che, ad esempio, la Bibbia è molto più attuale di quanto non sembri. La Chiesa deve farci capire che Gesù è tra di noi. È una presenza viva. Il prete dovrebbe essere una figura di aiuto. Siamo abituati a vedere il sacerdote molto "impostato", con certi "canoni" di comportamento... ma se avviciniamo i sacerdoti in modo personale, come ho fatto io con il mio parroco, avremmo tutta un'altra considerazione del nostro sacerdote. La Chiesa deve cercare più occasioni per toccare insieme a noi i nostri tasti dolenti che spesso nascondiamo. Se ci fosse qualcuno che ci dà la giusta attenzione con le giuste parole, ci può aiutare davvero tanto. Questo vale per il sacerdote ma anche per qualsiasi figura presente nella comunità ecclesiale».
Avanti allora, giovani, nel cammino! Siate fuoco vivo e ardente nella Chiesa e per la Chiesa!!