L’amicizia: una comunicazione efficace

Comunicando s'impara

Tutti conosciamo il proverbio: "chi trova un amico, trova un tesoro"! L'amicizia è un bene prezioso, un dono inestimabile, ma trovare un tesoro significa ricerca, pazienza, impegno, tenacia, passione, caratteristiche fondamentali anche per una comunicazione efficace.

L'amicizia è una delle forme in cui si manifesta l'amore nella nostra vita; è un legame complesso, che coinvolge chi lo vive, fondato prevalentemente su una sintonia psicologica ed emotiva che tocca diversi aspetti della vita. Se hai il dono di avere un amico vero, sincero, su cui poter contare in ogni momento e particolarmente in quelli più difficili, sicuramente ti sei messo in gioco nella relazione. Avrai imparato a coltivare una comunicazione efficace, che non consiste in una tecnica per tenere l'altro legato a te, ma richiede la capacità di accogliere l'altro con le sue diversità nella libertà di mostrare te stesso come sei, senza finzioni, senza maschere, senza corazze più o meno pesanti. Su questi valori si fonda una relazione che genera gioia, sicurezza, fiducia, comprensione e ti libera dalla solitudine e dalla incomunicabilità.

Coltivare l'amicizia verso se stessi è il primo passo per diventare amici. Non è semplice e non è possibile dal giorno alla notte. Come ogni cosa, richiede lavoro e impegno. Occorre innanzitutto imparare a diventare persone amabili, ossia persone che gli altri trovano degne di amore. Questo richiede una minima conoscenza di noi stessi per accettare i limiti, ma anche per riconoscere i propri pregi e saperci stimare alfine di apprezzare anche gli altri nella loro totalità. Chi pensa "non valgo niente", non ha molto da dare. Ma nessuno è così povero da non avere niente da donare. Ognuno di noi può essere un dono meraviglioso e unico per gli altri. Requisito fondamentale è vedere tutti con simpatia ed avere un atteggiamento positivo e comprensivo nei confronti di se stessi e degli altri. Ma quanto è difficile percepirsi per ciò che si è realmente! A volte rischiamo di avere un'idea sbagliata di noi stessi. O crediamo di essere più buoni, più intelligenti, più furbi di come siamo in realtà oppure pensiamo di essere sempre meno buoni, meno intelligenti, meno furbi di quello che siamo. In entrambi i casi si costruisce inconsapevolmente un'immagine falsa di se stessi che minaccia di diventare un ostacolo nella nostra esperienza relazionale. Solamente con una valutazione realistica del proprio sé riusciremo a instaurare amicizie autentiche, disinteressate, libere da autoinganni e liberanti.

L'amicizia non è una realtà statica, immutabile, ma come tutte le relazioni, si evolve, cambia con noi e ci plasma. L'amicizia non è frutto di automatismi, non si può pretendere ma nasce dal consenso, dall'impegno reciproco e dalla propria robustezza interiore. Non dimentichiamo che amici si diventa! Non saremmo ciò che siamo se non ci fosse stato l'incontro con questi o quegli amici. Noi tutti "impariamo l'amicizia" lungo il tempo e con essa "l'arte del ricominciamento" perché, come ogni relazione, l'amicizia non è esente da fatiche e ambivalenze che richiedono di ricominciare ogni giorno, con infinita pazienza. Impariamo, infatti, che le amicizie nella vita sono tutt'altro che perenni e perfette, relazioni avvolte nell'idealità, in cui non si litiga mai e si è sempre felici. L'amicizia è ambivalente per cui i buoni, attraverso gli amici, diventano migliori mentre i cattivi peggiorano. È qui che può valere il detto: "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". L'amicizia, quindi, condiziona nel bene come nel male.

Nell'era dei Social assistiamo ad un paradosso: per stringere un'amicizia basta un click e sono superate le distanze, le barriere sociali e culturali vengono annullate, tuttavia una chat o un canale social non possono sostituire la relazione amicale fisica. Possono aiutare ad alimentarla, ma per costruire e mantenere un'amicizia occorre tempo trascorso insieme, affetto e fiducia. E allora buona amicizia a tutti!

Diciamolo con... una poesia

Diamo la parola a un poeta, Kahlil Gibran, che interrogato sull'amicizia, con appassionate espressioni, così scrive:

Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
È il vostro campo, che seminate con amore e mietete ringraziando.
Egli è la vostra mensa e la vostra dimora
perché, affamati, vi rifugiate in lui
e lo cercate per la vostra pace.
Se il vostro amico vi confida il suo pensiero
non nascondetegli il vostro.
Quando lui tace
il vostro cuore non smette di ascoltarlo,
perché nell'amicizia
ogni pensiero, desiderio, speranza
nasce in silenzio e si partecipa con gioia.
Se vi separate dall'amico non addoloratevi,
perché la sua assenza vi illumina su ciò che più in lui amate,
come la montagna, per chi sale, è più nitida dal piano.
E non vi sia nell'amicizia altro intento
che scavarsi nello spirito a vicenda.
Perché l'amore che non cerca unicamente
che lo schiudersi del proprio mistero
non è amore, ma una rete che pesca soltanto cose inutili.
La parte migliore di voi sia per l'amico.
Se egli deve conoscere il deflusso della vostra marea,
fate in modo che ne conosca anche il flusso.
Perché cos'è il vostro amico,
se andate in cerca di lui per uccidere il tempo?
Cercatelo invece per avere tempo da vivere.
Perché egli è lì per servire il vostro bisogno,
non per riempire il vostro vuoto.
Condividetevi le gioie
sorridendo nella dolcezza amica,
perché nella rugiada delle piccole cose
il cuore scopre il suo mattino
e si conforta.

(da Il profeta, Paoline Editoriale Libri, Milano, 2001)

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Il profeta

Questa edizione offre, a fronte del testo originale inglese, una nuova traduzione italiana particolarmente curata dal punto di vista filologico da Isabella Farinelli, una delle maggiori esperte del grande poeta libanese.

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