LIKE: compromettersi

Like, un semplice clic con il mouse. Ma cosa vogliamo dire con questo semplice gesto? E cosa dice alla nostra vita? Il nostro modo di partecipare in rete non è, come nella vita, neutro ma esige responsabilità.

Le 10 parole 1

1. La parola alla parola

Like è ormai una parola consueta, entrata se non nel linguaggio comune, almeno nella simbologia comune. Le pubblicità, le immagini con il simbolo del famoso "pollice in alto" sono numerose tanto da essere diventato un riferimento culturale chiaro e comune. Anche papa Francesco spesso usa intercettare lo sguardo delle persone e dare un segno di approvazione alzando il pollice.
La parola deriva dalla forma verbale inglese (I) like 'mi piace'. È subito bene fare un'osservazione: essendo un verbo indica un'azione o un modo di essere che comunque mette in moto, che crea e che determina conseguenze. Inoltre è molto importante la persona a cui piace, la soggettività che dichiara i suoi gusti e interessi.
Interessante è notare la prima definizione che il dizionario Treccani dà della parola Like: Pulsante, contrassegnato dalla scritta "like", che consente di condividere un contenuto digitale sul social network Facebook, nella versione inglese, rendendo visibile il numero di condivisioni effettuate. Questo ci mostra quanto sia penetrato nella vita quotidiana questo elemento digitale.


Le 10 parole22. La parola della rete 

Per il social network più famoso mettere "mi piace” sotto un elemento è un modo semplice per far sapere alle persone che quell'elemento è di proprio gusto senza scrivere un commento. Tuttavia, proprio come quando si scrive un commento, il like sarà riportato sotto l'elemento in questione. Questo vuol dire che il proprio interesse avrà delle ripercussioni anche in termini di visibilità infatti il like sarà visualizzato dalle persone che fanno parte del pubblico di quell’elemento; verrà pubblicata sul proprio diario una notizia relativa al fatto che si è messo "mi piace" e la persona che lo ha pubblicato riceverà una notifica relativa al "mi piace". Il like, anche se innocuo, non passa insomma inosservato.

In rete poi è interessante (e anche divertente) cercare di capire i significati specifici che di volta in volta le persone attribuiscono al like. Non tutti i “mi piace” vogliono dire la stessa cosa. Spopolano articoli di vario genere in internet dove si stila la classifica dei 10 o più significati del like (basta digitare su Google: “significati di like”). Sottolineiamo solo alcuni eccessi che si nascondono dietro a questa semplice azione.

A volte ci possono essere “mi piace” automatici o interessati o scambiati: in tutti questi casi non importa cosa viene pubblicato e il contenuto ma chi lo pubblica, per quale motivo e se si desidera ottenere qualche cosa da quella persona oppure scambiare un favore.

Altro caso particolare è la possibilità di mettere un auto-mi piace: per aumentare la visibilità dei propri post, ci si mette i like da soli; non ci si accorge che questo atteggiamento nasce forse da un bisogno un po’ narcisistico e può essere controproducente generando derisione.

 

Le 10 parole 343. La parola e la vita

A volte, navigando su Facebook, si ha La sensazione che nella maggior parte dei casi, alle pubblicazioni dei post, non corrisponda un reale coinvolgimento delle persone della cerchia di amici, ma un vago interesse come di chi sbircia dalla serratura senza prendere reale posizione. Il like attenua leggermente questa sensazione ma rischia di essere un modo sbrigativo e poco “compromettente” per vivere la rete.

Nella rete, come nei rapporti faccia a faccia, possiamo scegliere di non farci scivolare addosso tutto quello che ci passa sotto gli occhi, ma abbiamo la grande opportunità di dire la nostra opinione! Senza addentrarci troppo nei meandri della storia, penso a tutti coloro che hanno lottato e a volte pagato cara la libertà di parola.  Ma dobbiamo fare ancora un ulteriore passo indietro: per avere un’opinione su un qualsiasi argomento occorrono alcuni elementi. Innanzitutto si deve conoscere il tema, approfondirlo nei suoi aspetti oggettivi, rifletterci sopra; poi sarà necessario confrontarlo con i propri valori, le proprie esperienze, le proprie emozioni (e per noi cristiani si tratterà anche di chiedersi: cosa dice il Vangelo?). Solo allora si potrà sostenere il proprio parere, senza paura di confrontarsi con gli altri, sostenendo i propri giudizi anche se diversi da quelli altrui senza denigrarli o offenderli.

Certo questo richiede la fatica di pensare, la fatica di formarsi una coscienza, la fatica di formulare il proprio pensiero, la fatica di esporsi anche alle critiche e opposizioni. Ma questa è la strada che fa diventare persone responsabili e cooperative, che fa esercitare la propria libertà, partecipazione, che fa dire: mi comprometto per il bene di tutti.

Tutto questo ci può essere dietro ad un semplice like dato non con leggerezza o negato allo stesso modo. L’invito però, o l’esercizio che possiamo tentare, se uno degli obiettivi principali dell’essere nei social è il coinvolgimento, è quello di utilizzare di più e in modo più cosciente la funzione “commenta” e lasciare anche che gli altri si esprimano.

 

paoline pgv dieci parole icone24. Una Parola di vita

Cliccare like è dare l’assenso, è dire senza parole: “io ci sto”, anche rischiando di compromettersi per dire la propria. Mi viene in mente un personaggio del Vangelo: il discepolo amato rimane l’unico sotto la croce di Gesù e accoglie in dono la Madre (Giovanni 19, 25 – 27). Il discepolo, pur nel silenzio, dimostra, rimanendo nell’ora più difficile, di aver messo un grande like a Gesù, accettando tutte le conseguenze; dimostra di aver ascoltato le parole del Maestro, di aver condiviso con lui gioie e dolori, di voler condividere ogni aspetto della sua vita.

Diversamente dagli altri discepoli però, il rischio che corre lo apre a un futuro ricco di un legame profondo con Maria. La parola di Gesù al discepolo sotto la croce, infatti, serve a mediare una relazione; Gesù pone un nuovo inizio al momento della fine, trasformando in spazio di generazione e vita l’ora della morte. Dal nuovo rapporto tra la donna e il discepolo impariamo il modo per tenere viva la relazione con Gesù stesso e mettiamo in circolo il dono d’amore. Da questo primo vincolo nasce la comunità “discepolare” e il discepolo diventa testimone e mediatore.

Che i nostri like siano portatori di vita, di amore e di testimonianza!

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Rubrica a cura di Paoline PGV

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