Vocazione: una meravigliosa esplorazione

In cammino verso il Sinodo con il Convegno Nazionale di Pastorale Vocazionale

«Abbiamo perso il contatto con il cielo» ha detto l'astrofisico Marco Bersanelli e, allo stesso tempo, «dobbiamo recuperare il legame con la terra pura, selvaggia» ha aggiunto il geografo Franco Michieli. È così che ha preso il via il Convengo Nazionale di Pastorale Vocazionale che ogni anno la CEI propone nei primi giorni del mese di gennaio.

Dal titolo: Dammi un cuore che ascolta, questo convegno (Roma, 3-5 gennaio 2018) si immette pienamente dentro il cammino comune della Chiesa verso il prossimo Sinodo "I giovani, la fede, il discernimento vocazionale". Una bella occasione per rileggere la straordinaria avventura vocazionale che riguarda ciascuno di noi, e che riguarda in modo particolare quest'anno i giovani, protagonisti e destinatari, ma anche artefici, del Sinodo stesso.

La vocazione è quella meravigliosa "esplorazione" che si vive tenendo fisso lo sguardo al cielo, da cui tutto viene, e facendo concretissimi passi sulla terra, luogo in cui ci è dato di incarnare la nostra identità.

È questa la consapevolezza che il Sinodo, e prima ancora Papa Francesco, vuole riaccendere, come dice lui stesso nella Lettera di presentazione del Documento preparatorio del Sinodo: «Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo: "Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò" (Gen 12,1). Queste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a "uscire" per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraverso il soffio dello Spirito Santo».

Uscire verso un futuro non conosciuto, esplorare la vastità del mondo con le sue antiche e nuove povertà, riconoscersi piccoli puntini nell'universo ai quali però Dio ha dato un'altissima dignità: citando ancora Bersanelli: «...l'uomo non è affatto messo da parte dalla vastità degli spazi, egli è una particella infinitesima nell'universo, eppure ogni essere umano, l'io di ciascuno di noi, è un punto vertiginoso nel quale l'universo diventa cosciente di sé, fra tutte le creature è quella in grado di ammirare la creazione, di percepire con meraviglia la presenza delle cose, e di cercarne il significato. È impressionante pensare alla piccolezza dell'uomo, e al tempo stesso alla grandezza della sua natura, commensurabile solo con l'infinito. L'uomo è l'autocoscienza del cosmo».

Uscire, esplorare, contemplare la Creazione nel quotidiano, ritrovare il contatto con il cielo stellato e il dialogo con la natura più profonda sono esperienze uniche che ci dicono per cosa siamo creati, perché siamo al mondo, dove stiamo andando. Le domande più profonde del cuore umano. Domande che la Chiesa, grazie al Sinodo e a tutto il cammino di preparazione ad esso, vuole custodire e accompagnare.

Ma, come faceva notare Franco Michieli, geografo ed esploratore, «occorre tornare a osservare, ad ascoltare, a mettere in relazione ogni cosa con le altre, senza mai avere fretta. Occorre imparare ad avere fiducia nel tempo, anche lungo, che scorre fra una domanda e una risposta: la natura non ha i tempi di un computer, ma le risposte sono più profonde. Tutto ciò si acquisisce con l'esercizio, nel corso degli anni». Il cammino del Sinodo è già avviato, in tante maniere in diverse diocesi, e questo è un bel segno di vitalità, ma è un Sinodo che apre una strada, riaccende l'entusiasmo dell'esplorazione, rialza lo sguardo al cielo stellato... e non un Sinodo dalle risposte facili, frettolose, non un Sinodo che si preoccupi di dare risposte alla paura della "scarsità vocazionale".

Esso è una grande opportunità, ma come ogni grande impresa, comporta fatica e lavoro.

Insieme, in cammino

ciarrapica convegno unv 2018Il Servizio di Pastorale Giovanile della CEI individua tre momenti importanti di questa esplorazione: il discernimento pastorale, l'ascolto dei giovani e un'esperienza di cammino che, partendo dal proprio territorio, converga poi in un unico cammino dei giovani verso Roma (agosto 2018). Perché il camminare ha in sé la grandezza simbolica di tutta una vita. Allora, avremo fatto esperienza che «Tutto, ultimamente, viene da Lui: le stelle del cielo, fino alle ultime galassie in fondo all'abisso, l'universo informe e infuocato dei primi istanti. E il nostro piccolo pianeta, le nuvole e le montagne, i fiori. Tutto, ultimamente, viene da Lui: la scienza ci mostra tesori di bellezza altrimenti inaccessibili, ci parla dell'evoluzione e del mutare delle cose, dei nessi nascosti tra i fenomeni, ma non ci dice nulla della radice ultima del loro "esserci", del loro significato, della loro singolarità. Tutto, ultimamente, viene da Lui. Qualunque analisi scientifica è muta di fronte alla singola persona, al dramma del suo dolore, alla sua attesa di felicità. È commovente pensare che il mistero infinito che trae dal nulla l'universo in ogni istante si è preso cura di ciascuno di noi, fino a diventare compagnia umana alla nostra vita» (Marco Bersanelli).

Buona esplorazione a tutti allora, con la consapevolezza che Colui che ha fatto il Cielo, le Stelle e la Terra si è preso cura personalmente di ciascuno.

Sr Carlotta Ciarrapica, Apostolina


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