Bisognerebbe risvegliare nell'uomo di oggi quel gusto non tanto per l'introspezione malsana, ma piuttosto per l'interiorità che ci permette di esplorare chi siamo e che cosa vogliamo veramente.
Il grande pensatore del XVII secolo Pascal
stigmatizzava la necessità del divertimento
come misera compensazione
alla nostra condizione debole e mortale
e come l'incapacità di dimorare in noi stessi
traendone piacere.
"Tenersi occupati per non pensare affatto a se stessi":
questa frase ben si adatta ai nostri contemporanei
che vedono nell'attività una fuga dalla durezza dell'esistenza.
In verità, ciò che bisognerebbe risvegliare nell'uomo di oggi
è quel gusto non tanto per l'introspezione malsana
soggetta a trasformarsi in egocentrismo,
ma piuttosto per l'interiorità
che ci permette di esplorare
chi siamo e che cosa vogliamo veramente.
Dopo tutto non è vero che l'uomo ha difficoltà
a restare a riposo in una stanza:
l'attuale entusiasmo per la necessità di ricaricarsi,
soprattutto in ambito monastico,
attesta questo slancio ritrovato
verso l'essenzialità delle origini
e il recupero delle virtù
della solitudine e del silenzio.
Da: François Garagnon, in Terapia per l'anima, Paoline.